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Il garante dei detenuti Giuseppe Caforio: “Servono strutture adeguate per i detenuti psichiatrici”

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L’avvocato  nei giorni scorsi è stato ascoltato in Terza Commissione dell’Assemblea legislativa, presieduta da Eleonora Pace, sulla situazione delle carceri umbre

Giuseppe Caforio

L’attivazione in Umbria di strutture dedicate ai detenuti con problemi psichiatrici “è molto urgente”. È quanto afferma il professor Giuseppe Caforio, garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale.
L’avvocato  nei giorni scorsi è stato ascoltato in Terza Commissione dell’Assemblea legislativa, presieduta da Eleonora Pace, sulla situazione delle carceri umbre, e ha sottolineato: “La loro presenza aumenta la tensione tra i detenuti, con conseguenze negative sulla polizia penitenziaria e che sfocia in atti di violenza”.
Nell’occasione sono stati ascoltati anche i direttori della casa circondariale di Terni e delle case di reclusione di Orvieto e Spoleto, nonché le rappresentanze sindacali della polizia penitenziaria.
Il dottor  Caforio, come riporta l’Ansa, ha illustrato la relazione sull’attività svolta nel 2021, attualizzandola agli ultimi mesi, quando “si sono presentate alcune complicazioni”.
“Sul piano organizzativo – ha detto, in base a quanto si legge in una nota di Palazzo Cesaroni – l’Umbria è stata unificata alla Toscana per la gestione carceraria. La Toscana ha 25 carceri, alcuni grandi e molti piccoli e piccolissimi. In alcune grandi strutture sono in corso interventi di ristrutturazione e questo ha comportato lo spostamento in Umbria di decine di carcerati, per lo più con situazione complesse, per circa due anni, con effetti non positivi. Quando, un mese fa, si è verificato l’incendio al carcere di Terni, i cinque autori della sommossa provenivano dalla Toscana proprio a seguito a questi trasferimenti. A questo si unisce la carenza di personale e il problema sanitario.
Abbiamo detenuti con patologie gravissime che riscontrano carenza di cure per mancanza di medici e infermieri. I detenuti con problematiche psicologiche e psichiatriche non hanno strutture adeguate in cui essere collocate.
L’attivazione di strutture dedicate è molto urgente, perché la loro presenza aumenta la tensione tra i detenuti, con conseguenze negative sulla polizia penitenziaria e che sfocia in atti di violenza. Di cui si rendono protagonisti quasi sempre detenuti con seri problemi di natura mentale”.
Per Caforio “altro fenomeno preoccupante riguarda l’autolesionismo dei detenuti, il più delle volte legati a status mentali complessi”. “Essi si tagliano e si feriscono – ha rilevato -, arrivando anche al suicidio. Si registra una forte carenza di psichiatri per i 1.300 detenuti umbri. Questo rende più difficile prevenire gesti estremi e la polizia penitenziaria deve svolgere una sorta di improprio ruolo di supplenza per alleviare queste situazioni. Peraltro il fenomeno dei suicidi riguarda anche i poliziotti, che non riescono a reggere ritmi e contesti di lavoro usuranti. Sarebbe auspicabile un sostegno per la polizia penitenziaria: le carceri sono comunità complesse in cui il benessere dei vari soggetti è strettamente legato. La certezza della pena deve essere garantita come anche la dignità di chi è recluso e di chi ci lavora. Servirebbero maggiore risorse umane, una riduzione del numero dei detenuti in alcune strutture, mentre complessivamente le strutture carcerarie hanno un livello più che buono, con strutture tecnologiche adeguate”.
I direttori degli istituti umbri, Luca Sardella, Terni, Anna Angeletti, Orvieto, Chiara Pellegrini, Spoleto, hanno messo in evidenza – si legge ancora nella nota – la carenza di personale, sia di polizia che sanitario. Due fattori che si sommerebbero quando i detenuti devono essere portati negli ospedali della regione per visite e cure, creando dispendio di risorse e personale e situazioni complesse soprattutto nel caso dei detenuti ad alta sicurezza e al 41 bis.
Per i rappresentanti sindacali, Fabrizio Bonino, Sap, Nicola Grassia, Osap, Giovanni Schiavone, Sinappe, Maurizio Calzoni, Uilpa, e Riccardo Laureti, Cisl, esistono questioni molto rilevanti ed urgenti da affrontare per rendere più sicuro il lavoro della polizia penitenziaria e più efficiente il sistema carcerario umbro. Dovrebbero essere ridotti i detenuti, in sovrannumero rispetto alla capienza delle strutture; incrementato di circa 150 unità il personale in servizio, agevolando l’ingresso di agenti giovani; creata una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) per i carcerati con seri problemi psicologici-psichiatrici; allestiti reparti di medicina protetta negli ospedali, con osservazione sanitaria h24 e adeguate garanzie di sicurezza per medici e polizia penitenziaria; rispettate le previsioni di legge circa l’assistenza sanitaria in carcere, evitando quando possibile trasferimenti di detenuti all’esterno. Andrebbe infine ristabilita una certa autonomia dell’Umbria nella gestione dei detenuti, per evitare un continuo afflusso di carcerati problematici e critici che frequentemente verrebbero inviati dalla Toscana all’Umbria.