Home Economia Regione dell’Umbria, l’Assemblea ha approvato a maggioranza il Defr 2024

Regione dell’Umbria, l’Assemblea ha approvato a maggioranza il Defr 2024

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Lo ha fatto con 12 voti favorevoli, sette contrari e un astenuto

Dopo la discussione e il confronto fra le parti l’Aula di Palazzo Cesaroni, alla fine di un lungo e articolato dibattito, ha approvato il Documento di Economia e Finanza Regionale 2024 dell’Umbria.
Di fatto si darà così corso all’attivazione di tutta una serie di strategie mirate in grado di affrontare le sfide demografiche, economiche e sociali che riguardano tutto il territorio regionale.

Con 12 voti favorevoli della maggioranza (Lega, FdI, FI, Lista Tesei, misto), 7 contrari (Pd, M5S, misto) e un astenuto (Patto Civico), la proposta di risoluzione sul Documento di economia e finanza regionale 2024 della Regione Umbria è dunque passata alla fase operativa.
Prima del voto finale, sono stati votati 13 emendamenti, di cui 12 sono stati bocciati e uno approvato all’unanimità. Si tratta di quello a firma Porzi (misto – prima firmataria), Meloni (Pd), Puletti, Fioroni (Lega), Pace (FdI), Bettarelli, Paparelli (Pd), Fora (Patto civico), Bianconi (misto), De Luca (M5S) che impegna a maggiori stanziamenti per il contrasto alla violenza contro le donne, rafforzando la rete di prevenzione, la presa in carico, l’autonomia delle donne vittime di violenza, promuovendo campagne di sensibilizzazione e garantendo il patrocinio legale gratuito alle donne vittime di violenza e ai familiari delle donne vittime di femminicidio. 

RELATORI

Il relatore di maggioranza, Daniele Nicchi (presidente Prima commissione – misto), ha sottolineato come “le azioni indicate nel Defr hanno l’obiettivo di continuare ad investire per realizzare un modello di regione in grado di attrarre e di far permanere lavoratori, famiglie e imprese. Per il quarto anno consecutivo la Giunta non alza la pressione fiscale. In ambito sociale vi sono temi rilevanti da affrontare, in primis la demografia. Questo allarme sul futuro demografico determina uno squilibrio generazionale che, nel breve periodo, può essere compensato solo con politiche di attrattività residenziale. Nonostante il contesto difficile, dal 2020 l’economia umbra è riuscita a consolidare una buona posizione, migliorando in diversi aspetti. Nel triennio 2020-2023 il Pil è cresciuto del 2%, meglio della media italiana. Anche i consumi delle famiglie e gli investimenti hanno mostrato una significativa crescita, così come le esportazioni. Nel 2022 il tasso di occupazione ha superato la media nazionale di circa 5 punti raggiungendo il 64,9%. Sul fronte demografico la decrescita e l’invecchiamento della popolazione hanno evidenti effetti sul sistema economico e sociale umbro. Al primo gennaio 2023, i residenti in Umbria sono lo 0,5% in meno rispetto al 2022. Le politiche per la natalità richiedono anni per dare risultati. Nonostante ciò nell’ultimo anno si registrano 2 mila residenti in più, attratti anche dalle politiche regionali di sostegno alle famiglie. L’export umbro nel primo semestre 2023 ha registrato una diminuzione del 3,7% rispetto al 2022, esportando beni e servizi pari a 2,8 miliardi. Il saldo commerciale regionale si mantiene comunque positivo e supera i 581 milioni di euro. Nel mercato del lavoro, nel primo semestre 2023 c’è una sostenuta ripresa delle forze lavoro, +2,8% rispetto al semestre precedente. Nei primi nove mesi del 2023 l’Umbria si conferma turisticamente molto attrattiva, con +6,3% di presenze e +10,6% di arrivi rispetto al 2019. L’aeroporto San Francesco si avvia verso il traguardo di 500 mila passeggeri. Il Defr prosegue lo sviluppo dell’aeroporto con il nuovo piano industriale 2024-2027 che permetterà l’aumento delle rotte e l’ampliamento della struttura. Tra gli obiettivi ci sono il completamento in tre anni della ricostruzione post sisma 2016; l’implementazione dei flussi turistici proseguendo con la strategia sul brand Umbria, sui grandi eventi e sulla attrattività per gli investimenti stranieri; piano rifiuti; piano energetico ambientale. Sono poi previste politiche sociali, con uno stanziamento di risorse per circa 29 milioni di euro l’anno a favore di interventi specifici per le famiglie. Questo stanziamento verrà confermato anche per il 2024. Lato sanità, sono previsti il ridimensionamento delle liste di attesa, la prosecuzione dei lavori del nuovo ospedale di Norcia, la realizzazione dei primi step del crono programma del terzo polo ospedaliero umbro Foligno-Spoleto, e lo snellimento della macchina amministrativa a vantaggio della produttività dei medici ed operatori sanitari. Una strategia di così ampia portata potrà essere attuata solo attraverso un’efficace utilizzo della nuova programmazione comunitaria e del Pnrr. L’attuazione del Pnrr è entrata nel vivo nel corso del 2023: a settembre 2023 in Umbria risultano finanziati 22 progetti per un totale di oltre 230 milioni di euro, e per la salute risultano stanziati 106 milioni. Gli interventi della Regione Umbria ammessi a finanziamento ad oggi sono oltre 336 milioni di euro. Con il Piano nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr l’Umbria può contare su 360 milioni. Anche la nuova programmazione comunitaria 2021-2027 è in pieno avvio e permetterà all’Umbria di divenire una regione innovativa, sostenibile ed attrattiva. Nel complesso, le risorse per il prossimo periodo di programmazione ammontano ad oltre 813 milioni di euro, di cui circa 523 milioni di euro relative al Fesr e circa 289 milioni di euro relative al Fse. Per il 2021-2027 la Regione avrà anche le risorse nazionali del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (Fsc). Un primo stralcio di 27,7 milioni di euro è stato già assegnato dalla Giunta alla realizzazione di tredici interventi in ricerca e innovazione, competitività imprese, ambiente e risorse naturali, cultura. Il Defr indica le linee della manovra di bilancio 2024: invarianza della pressione fiscale e mantenimento delle agevolazioni fiscali esistenti; garanzia della salvaguardia degli equilibri del bilancio; massima prudenza riguardo le previsioni di spesa; rafforzamento del sostegno alle famiglie e alle persone a basso reddito; incremento delle spese per investimenti diretti; finanziamento di azioni e interventi per favorire gli investimenti”.

Il relatore di minoranza Donatella Porzi (vicepresidente Prima commissione – misto) ha sottolineato che “il dato economico umbro è in calo, il dato sociale è preoccupante: auspico che le cose possano migliorare per la nostra regione perché vogliamo che il sistema umbro tenga. Diverse ricerche mostrano come l’economia dell’Umbria sia in calo: un dato che risente di situazioni strutturali anche della nostra impresa, ancora molto piccola. La nostra è una popolazione vecchia, che soffre e ha difficoltà. I bandi fatti in questa legislatura fanno fatica ad essere un moltiplicatore. Il dato sociale è quello che mi preoccupa maggiormente, visto che ci vede arrivare ai livelli del mezzogiorno. Questo ci  dice che abbiamo fatto poco, non abbiamo fatto a sufficienza. In sanità ci troviamo in una condizione di estrema difficoltà: dovete fermare l’emorragia di personale che sta abbandonando la nostra regione. Vanno bene gli investimenti sulle strutture ma il personale è il grande problema. Forse è il caso di fare qualche concorso ed eliminare i facenti funzioni che ricoprono incarichi da troppo tempo. A fronte di un aeroporto che vola registriamo un taglio sui trasporti intorno ai 4 milioni, che significa mettere in difficoltà le aree più periferiche della regione. I dati della Banca d’Italia indicano che nel 2023 prosegue la fase di progressivo indebolimento dell’economia umbra in atto dallo scorso anno. Anche la ricerca Svimez mostra un pil con percentuali inferiori anche alla media del centro Italia. L’effetto superbonus si sta attenuando, stanno partendo i finanziamenti del Pnrr. Dobbiamo uscire dalla gestione delle politiche straordinarie del governo nazionale e dobbiamo assumere sulle nostre spalle il compito di gestire situazioni economiche perché i dati ci dicono che la nostra crescita si sta avvicinando ai dati delle regioni del sud. Anche sulle politiche attive sul lavoro ci sono dati positivi ma non ci possiamo ritenere soddisfatti, anche perché le imprese fanno fatica a trovare dipendenti. Poco convincenti anche i dati sugli studenti fuori regione. Cresce l’occupazione ma meno della media, con un calo importante delle imprese giovanili. Tutti dati estremamente preoccupanti. Anche sulle politiche di genere dobbiamo fare qualcosa di più”.

INTERVENTI

Donatella Tesei (presidente Regione Umbria): “Questo è l’ultimo Defr della legislatura. Un Defr che guarda al futuro, che mette in evidenza la costruzione dell’Umbria di oggi e di domani. Un documento che cerca di mettere in campo tutti gli strumenti per lo sviluppo della Regione. L’obiettivo è continuare l’impegno per rendere l’Umbria attrattiva per studiare, per lavorare, per venirci a investire, accompagnando le imprese nello sviluppo, in modo che le famiglie possano risiedere in questa regione e cercando finalmente di invertire il trend negativo della denatalità. Questo Defr è uno strumento agile e snello che traccia un’analisi dello stato della situazione, dei risultati di questi anni e gli obiettivi da perseguire nel 2024. Oggi abbiamo un incremento del pil del 2% mentre nel decennio precedente era sceso dell’1,2%, l’occupazione è arrivata al 65%, +5 rispetto alla media. Nonostante un saldo naturale della popolazione in calo, abbiamo un aumento dei residenti frutto delle politiche di sostegno alle famiglie con 30 milioni di euro che diventano strutturali. Le imprese umbre sono state messe al centro delle nostre politiche. Le imprese umbre più rilevanti sono cresciute molto rispetto al 2019 su tutti i principali indicatori. Ma anche le imprese più piccole stanno crescendo. Siamo riusciti a cofinanziare la programmazione comunitaria 21-27 che porterà in Umbria 1,6 miliardi di euro, risorse come mai in passato. 150 milioni di opere pubbliche strategiche sono state già approvate in Giunta. Nonostante l’ulteriore partecipazione ai saldi di finanza pubblica, per il quarto anno consecutivo non abbiamo alzato la pressione fiscale su famiglie e imprese. Vengono mantenute tutte le misure espansive e di sovvenzione usate in questi anni: uno sforzo enorme fatto di spending review e capacità di gestione del bilancio, per il quale ringrazio l’assessore Agabiti. Il Defr individua gli obiettivi del 2024, iniziando dal cercare di non entrare in recessione. Sarebbe un risultato straordinario perché non ci dobbiamo scordare da dove partiva l’Umbria nel 2019. Nel 2024 continueremo ad investire nell’aeroporto, una infrastruttura strategica per la regione, come dimostrano i numeri. Costruito con 60 milioni di risorse pubbliche, rischiava di chiudere quando siamo arrivati. Con un’azione chiara l’abbiamo trasformato, e contiamo di chiudere il 2023 con 527mila passeggeri. E vogliamo proseguire, dobbiamo guardare avanti, non si può tornare indietro. La nostra prospettiva è di un milione di passeggeri. Per la E45 continuano i lavori che finiranno in tutta la rete stradale regionale nel 2025. Nel 2024 contiamo di far partire gli appalti Fsc, con la nuova Umbriafiere e l’inizio del cantiere della nuova Monteluce. Ma anche opere infrastrutturali, come l’ex Fcu, il nodino di Perugia, la Tre Valli, la E78. Inoltre nel 2024 si avvierà l’accordo di programma Ast Arvedi con investimenti mai visti che renderanno l’acciaieria compatibile con l’ambiente. infine contiamo di avviare la ricostruzione di Castelluccio, con l’obiettivo di chiudere l’intera ricostruzione in 3 anni, a 10 anni dal sisma nonostante il ritardo di 3 anni inizialmente accumulati. L’anno prossimo proseguirà la strategia del brand Umbria, con i grandi eventi facendo crescere ancora di più il turismo. il Pnrr sarà la nostra arma anticiclica, visto che porterà 3,5 miliardi di risorse, alle quali aggiungere 1,3 miliardi di cofinanziamento. Una somma importante che dovrebbe rappresentare per l’Umbria un aumento del pil di oltre l’1 per cento per 4 anni con ipotizzabili 5300 occupati l’anno. Sulla sanità abbiamo ereditato una situazione difficile, con enormi liste d’attesa e conti difficili. La gestione del covid di questa Regione è stata considerata una delle migliori d’Italia, ma l’impatto covid sulla nostra sanita non sfugge a nessuno, con le difficoltà per far ripartire la macchina. Solo da aprile 22 abbiamo potuto lavorare strutturalmente al necessario rifacimento del sistema sanitario. Abbiamo tenuto i conti in ordine con l’aiuto del governo. Abbiamo sanato cose assurde, come l’istituto clinico Tiberino. Le liste d’attesa sono state abbattute in parte, ma siamo lontani dall’obiettivo delle 30mila che mette in equilibrio il sistema”. 

Thomas De Luca (M5S): “Sembra un documento riferito ad un’altra Regione, in cui non ci sono problemi, il livello di qualità della vita è ai massimi livelli, la performance aumenta costantemente, il Pil è stellare, l’occupazione aumenta così come il benessere delle famiglie. Chi vive in Umbria vede invece una situazione molto diversa. Bankitalia attesta invece che nel primo semestre 2023 l’Umbria è in linea con il dato italiano ma in forte rallentamento. Molti indicatori mostrano debolezza della domanda, riduzione degli investimenti e dei consumi. I dati sulla sicurezza sono decisamente poco positivi, così come quelli sul clima e l’innalzamento delle temperature. Una questione che non viene affrontata nel Defr, dove non viene citato l’adattamento climatico. Su 15mila persone prese in carico relative al reddito di cittadinanza solo 44 hanno trovato un’occupazione. La povertà è aumentata del 20% e riguarda in gran parte persone che pure hanno un lavoro. Il problema delle liste di attesa non è stato risolto ed anzi è stato affiancato dalla semplice non prenotabilità delle visite”.

Simona Meloni (Pd): “Siamo consapevoli delle difficoltà da affrontare. Bisognava puntare su sostenibilità sociale, ambientale ed economica. Ci troviamo di fronte ad un Defr pieno di vedremo e faremo. Le performance peggiori sono su salute e benessere, dove ricadono solo il 3,3% di progetti Pnrr. I dati sul Pil sono meno precisi e più ottimistici di quelli di Bankitalia. L’Umbria è in caduta libera dal 2017, con a perdita di circa 30 mila abitanti. Non bastano i bonus e le misure spot. Bisognava sostenere i servizi per le famiglie e i sistemi di conciliazione vita-lavoro. Registriamo primati negativi legati alle imprese, alla povertà, alla denatalità, alla fuga dei cervelli, al consumo di psicofarmaci, agli incidenti sul lavoro, sulla diseguaglianza, sulle nuove povertà. Servivano politiche attive ed efficaci per il lavoro oltre ad una verifica dei risultati conseguiti da Arpal. La sanità regionale ha rinunciato alla programmazione, con continui cambi nelle apicalità. Il Pnrr ha messo in moto somme ingenti e sarebbe stato necessario prevedere un board dedicato al supporto ai Comuni per la progettazione e la rendicontazione. In tema di sicurezza siamo al 72esimo posto, con Perugia che vive gli stessi problemi di 10 anni fa, Fontivegge su tutti”.

Vincenzo Bianconi (Misto): “Le fragilità dell’Umbria non sono venute meno ed anzi si sono rafforzate. Subiamo lo spopolamento, l’incapacità di attrarre lavoratori e nuovi cittadini, la crisi demografica che ci rende una delle regioni più anziane. Tutte criticità a cui non sono state date risposte. Il turismo cresce ma non in tutte le aree della regione”.

Andrea Fora (Patto civico per l’Umbria): “Il Defr dovrebbe provare a disporre misure più strutturate e immediate per i problemi principali dell’Umbria, contenere indicazioni progettuali chiare, definite e con un cronoprogramma quanto più puntuale possibile. Il Defr 2024 è molto centrato sulla dimensione del prossimo anno, con un occhio rivolto al 2026, anno di conclusione e rendicontazione delle misure ed opere del Pnrr. In esso il nodino di Perugia viene citato una sola volta ed in maniera ancillare. Rispetto al nuovo centro fieristico regionale e al progetto Monteluce ho apprezzato l’impegno della Giunta regionale. Il confronto fra Umbria e Italia sui 17 punti di Agenda 2030 è un dato molto interessante e positivo. Dei 17 obiettivi di Agenda 2030, di cui 15 significativi per la regione, devono essere finalizzati a un modello di sviluppo che coniughi gli aspetti economici con quelli sociali e ambientali, in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità di soddisfare quelli delle generazioni future. L’Umbria rispetto al contesto Italia ha una performance migliore sulla media nazionale in 7 Goal su 15, una performance in linea rispetto alla media nazionale in 5 Goal sui residui 8, e peggiore in 3. Un dato complessivamente positivo, che non è frutto solo del governo regionale di questi 4 anni, ma anche del governo nazionale. Il contesto economico, sociale e demografico indicato nel documento è realistico e condiviso da gran parte delle organizzazioni e associazioni di categoria. La volontà di non procedere all’incremento delle tasse regionali è stata ovviamente apprezzata così come apprezzate sono le strategie per procedere ulteriormente verso la spending review riferita della spesa pubblica. Molto apprezzato è stato il lavoro sulle partecipate regionali. Si può certamente far di più, ma certamente è stato fatto moltissimo. Complessivamente il quadro generale indica elementi positivi e situazioni strutturali negative, quali l’inverno demografico che affligge l’Italia e da diversi anni anche la nostra regione. L’allarme demografico è così grave che oggi non è rilevante soltanto a fini sociali e culturali, ma mina alle basi la possibilità di sviluppo economico e di tenuta del sistema regionale. La risposta alla natalità non può essere data soltanto dalla Regione, ma in un ridisegno complessivo dei servizi per la famiglia, potenziando le formule di conciliazione previste dalla contrattazione collettiva e dalla bilateralità e combinando più fattori tra loro e strumenti. Ho molto apprezzato che l’appello che ho rivolto alla Giunta in sede di assestamento di bilancio nel luglio scorso, sia stato raccolto in questo documento: l’approvazione della nuova legge regionale per la famiglia e la natalità. Molte risorse sono state investite in questi anni, ma occorre dare certezza rendendo strutturali le tante misure attuate in questi anni. Il Pnrr e la realizzazione di tutti i progetti, anche come rimodulati, sono un’occasione imperdibile per la nostra regione. Rispetto ad alcune opere, ad esempio il raddoppio della Orte Falcone la Regione deve incalzare il governo. La rimodulazione del Pnrr ha anche determinato risorse ‘libere’ per il sistema delle imprese, circa 12 miliardi di euro. Occorre velocemente confrontarsi con il governo per facilitare l’immissione nel sistema economico ed imprenditoriale di queste risorse. Bene l’adozione del nuovo piano regionale dei rifiuti, ma sarà necessario varare nel 2024 anche il nuovo piano energetico ambientale. Economia, energia, sociale, ambiente e sviluppo economico ed occupazione, ormai sono fattori fra loro intrinsecamente connessi. Sulla sanità non mi dilungo molto, in futuro è auspicabile distinguere l’emergenza pandemica dei due anni 20-22 dalla questione sanità in generale. Prendo per buono quanto scritto nel Defr e cioè che nel 2023 è iniziata la vera riorganizzazione aggredendo le questioni nodali che rappresentano anche gli obiettivi di fine 2024: ovvero il ridimensionamento strutturale delle liste d’attesa, ereditate da passata gestione e dal Covid entro il limite delle 30mila (da quasi 80mila). Il Defr dello scorso anno individuava 10 macro obiettivi strategici per una crescita strutturale nel triennio 2023-2025: nuove infrastrutture e lotta all’isolamento, crescita dell’aeroporto internazionale dell’Umbria, ricostruzione delle aree colpite dal sisma 2016, ulteriore incremento del turismo, transizione energetica/ambientale/digitale, sviluppo dell’agricoltura, sostegno sociale, riorganizzazione della sanità, lavoro e formazione, consolidamento del rilancio delle aziende partecipate regionali. Fra tutti certamente l’obiettivo raggiunto è quello dell’aeroporto e della promozione dell’Umbria e del sistema turistico in generale. Questo Defr va messo alla prova, e ci sono 7 mesi per attuarlo e integrarlo anche come richiesto dalle associazioni di categoria su vari fronti, dalla formazione professionale al commercio, dal credito alle imprese, agli apprezzamenti per le misure remix, dall’implementazione delle filiere nel comparto agroalimentare alle rimodulazioni dei fondi della programmazione. Governare bene richiede capacità di elaborazione, progettazione e realizzazione, ma l’ascolto è fondamentale. Il mio sarà un voto di astensione, in linea con quanto fatto anche nella variazione di assestamento di bilancio di luglio scorso, dove indicai tre priorità e vedo con soddisfazione che una di queste è diventata parte di questo documento”.

Eleonora Pace (FdI): “Non si può dire che non siano stati raggiunti obiettivi durante questa legislatura e che nel Defr ci siano solo impegni sul futuro. Sui trasporti, sul Pil, sull’occupazione sono stati centrati traguardi mai raggiunti. Sulla gestione della pandemia abbiamo avuto riconoscimenti nazionali su contenimento dei contagi e vaccinazioni. In sanità è stato fatto molto per la rete ospedaliera e per superare le incompiute che abbiamo trovato, come l’ospedale di Narni-Amelia e quello di Terni. Non c’è stata alcuna privatizzazione da parte di questa Giunta, come dimostra l’intervento sull’Istituto tiberino, che è stata consegnato al controllo pubblico”.

Stefano Pastorelli (Lega): “Fin dall’inizio della legislatura la presidente Tesei ha dimostrato la differenza con le giunte precedenti. Sulle infrastrutture ci sono stati investimenti per l’aeroporto. Sul turismo, con un riscontro sul numero degli arrivi. Sulla famiglia, con una legge regionale apposita. Sulla sanità, sono state affrontate quelle difficoltà che tutte le Regioni vivono. Contiamo che la Presidente continui così anche nell’ultimo anno”.

Fabio Paparelli (Pd-Portavoce opposizione): “Siamo in realtà chiamati a votare sulla risoluzione al Defr. Sul documento esprimo un giudizio negativo e faccio fatica a chiamarlo Defr, per come sono stato abituato a concepire un documento di economia e finanza regionale. Lo trovo incompleto nella parte di delineazione degli obiettivi strategici. Nella parte analitica del documento manca il confronto con il resto del Centro Italia e del Paese. I dati hanno una loro rilevanza economica se confrontati con quanto accade intorno a noi. Questo porta ad una distorsione dei dati o alle stime. I dati sul pil regionale sono delle stime poiché, quelli veritieri, arrivano sempre con due anni di ritardo. Il dato inequivocabile è che nel 2020, a causa del covid, l’Italia ha fatto registrare un meno 9,1 per cento sul pil, l’Umbria ha toccato meno 10,1 per cento. Nel 2021 e 2022, sia in Italia che in Umbria c’è stato un rimbalzo rispetto all’anno precedente, ma sappiamo bene che se il pil, fatto 100, cala di dieci, per ritornare a 100 non deve di nuovo aumentare del 10, ma di circa il 12 per cento. Quindi è errato dire che il biennio fa registrare un saldo positivo. Anche nel pil pro capite l’Umbria, come è scritto, cresce nel 2022, ma mentre in Italia siamo al 26,9, in Umbria siamo al 25,8. Se guardiamo al dato più eclatante che segna uno dei punti critici di questa regione, ancora irrisolto, è quello dei consumi: è scritto nel Defr che nel 2022 l’Umbria ha registrato +4,9, ma in Italia si è registrato +8,7 sui consumi, un dato che ha coperto la perdita del potere di acquisto, mentre l’Umbria è stata nelle cronache per l’aumento dei prezzi alti, per il caro vita che ha inciso sulle famiglie. In questo documento non leggo alcun tipo di politica da mettere in atto per contrastare il caro vita nella nostra regione. Curioso anche il dato sul calo demografico, continuiamo con l’ 0,5 per cento, ma leggo che questo impatto verrebbe compensato da saldi migratori positivi, omettendo però di dire che questi saldi migratori positivi non sono dovuti da persone che si trasferiscono da altre regioni, ma dovuti ad un ulteriore ingresso di stranieri in Umbria. Il caso più eclatante: tra le varie stime, rispetto al 2023, 9 Istituti ci dicono che l’Umbria crescerà dello 0,59 per cento, ma voi prendete quello di Prometeia che indica l’1,1 per cento. La realtà è che non siete stati in grado di incidere sui nodi strutturali dell’economia umbra che consentissero di superare le stesse criticità di sempre. Nel 2019, da vice presidente della Giunta ed assessore allo sviluppo economico proposi un grande patto sociale con i datori di lavoro e le associazioni di categoria per costruire insieme politiche e risorse per incidere sul nodo strutturale nel sistema economico umbro e quindi sulla produttività. Su questo non è stato fatto nulla. Il resto del Defr è composto dall’illustrazione dei progetti del Pnrr, che non sono frutto di un disegno strutturale e del pil dei fondi relativi al prossimo settennato 2021-2027. Siamo quasi nel 2024 e non c’è neanche un bando emanato. Per la prima volta è stata persa una grande occasione: mai come in questo caso la Regione si è trovata difronte ad una mole di risorse combinate tra Pnrr, settennale e fondi di bilancio che doveva consentire di fare un grande progetto di sviluppo che traguardasse il 2030 con un grande patto sociale concertativo che ne fosse alla base. Nel 2019 individuammo due linee di sviluppo con le parole chiave: innovazione e sostenibilità, riprese ancora oggi da Confindustria. Manca dunque un disegno dell’Umbria. Sulle infrastrutture stendo un velo pietoso, manca tra l’altro una seria programmazione dei lavori. Fallimento sulla ‘Orte-Falconara’ che rappresentava la chiave per l’alta velocità in Umbria. Anche rispetto all’aeroporto sul quale i successi sono innegabili, ma abbiamo votato in questo Consiglio regionale un contributo di 12 milioni di euro. È stata una scelta politica, quell’importo si poteva mettere per combattere la povertà, in aumento del 20 per cento, oppure per portare qualche migliaia di passeggeri in più sull’aeroporto. Ma il fallimento più grande è segnato dagli atti di programmazione, tutti assenti. Rilevo che a dieci mesi dalla fine della legislatura non c’è un piano sanitario regionale, ci sono 4mila firme raccolte contro il piano dell’offerta scolastica, non c’è un piano sociale, e per la prima volta non c’è un piano di promozione turistica triennale (masterplan) che avrebbe potuto dare un ulteriore valore aggiunto al turismo. È stato approvato solo il piano rifiuti. Siamo di fronte ad una assenza totale di politiche di welfare. Tutto quanto ho delineato avviene in un contesto di grave crisi che deriva da due fattori: una cattiva gestione della pandemia nel periodo 2020-2022 che ha depauperato pericolosamente la sanità pubblica, allungato notevolmente le liste di attesa. Ricordo, a tal proposito, che è contro la legge chiudere agende di prenotazione. Abbiamo avuto zero assunzioni in sanità, perdite di professionalità. Oggi non è possibile prenotare esami diagnostici o visite specialistiche in tempi adeguati. In questi anni abbiamo avuto un drastico calo, persino più della Lombardia o del Veneto rispetto ai tassi di ospedalizzazione, ma non perché ha funzionato di più la medicina di territorio, dove anche qui non è stato fatto nulla. Le prestazioni ambulatoriali sono calate di circa il 25 per cento, ma tutto questo è avvenuto mentre le risorse a disposizione della sanità pubblica sono notevolmente aumentate. Anche oggi presenteremo emendamenti volti a ricoprire i primariati. In questo documento non si fa riferimento alla rete ospedaliera e alla sua riorganizzazione. Abbiamo lasciato in eredità un piano sociale preadottato che prevedeva l’innovazione dei servizi, l’integrazione ospedale di territorio, un piano che puntava all’abbattimento delle liste di attesa, tutti problemi rimasti irrisolti ed anzi aumentati. Invito quindi la Giunta a meno trionfalismi e prendere atto della situazione attuale dell’Umbria”.   

EMENDAMENTI RESPINTI

Dei 12 emendamenti respinti 3 sono stati presentati da Simona Meloni (prima firmataria), Fabio Paparelli, Michele Bettarelli, Tommaso Bori (Pd), Vincenzo Bianconi (misto). Il primo riguardava infortuni e morti sul lavoro, lavoro, sicurezza stradale, dispersione scolastica, imprese giovanili, famiglia, politiche sanitarie, neuropsichiatria infantile, dipendenze patologiche, sport come prevenzione e palestre della salute, Pnrr, riqualificazione e rigenerazione urbana e sicurezza, rischio idrogeologico, trasporti, politiche abitative. Il secondo chiedeva un piano sociale, con un nuovo modello di welfare e azioni di contrasto della povertà; il terzo chiedeva di mettere al centro la figura della donna, con misure trasversali per sostenere le imprese femminili. Il quarto emendamento a firma Thomas De Luca (M5S) e Vincenzo Bianconi (misto) chiedeva di attivare attività di sorveglianza epidemiologica e screening nella Conca ternana, Alto Tevere e Alto Chiascio, Assisi. Gli altri emendamenti a firma Thomas De Luca (M5S) chiedevano di istituire il tavolo di coordinamento sul Fiume Nera redigendo il piano di manutenzione delle sponde per la prevenzione del rischio idraulico; di ampliare la copertura oraria della postazione 118 di Ferentillo; un monitoraggio sul payback sanitario; la delocalizzazione delle ex fonderie Tacconi di Santa Maria degli Angeli; un sistema di monitoraggio delle liste d’attesa; il potenziamento dell’ospedale di Assisi con un pronto soccorso h24; l’istituzione di una stazione ferroviaria a Bastia Umbra per l’aeroporto San Francesco; di fare il concorso per il nuovo direttore della struttura complessa di cardiochirurgia dell’ospedale di Terni.