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Inflazione al 12%, nuovo boom sopra ogni attesa

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Generi alimentari in aumento fino al 25%, ecco per quali prodotti

 

Lo avevamo anticipato in un recente articolo, in relazione all’inflazione avevamo affermato che il tasso d’inflazione sarebbe salito, ed il balzo è avvenuto, in pochissimi mesi siamo passati al al 12%, su base annua (fonte Istat).

La Grande distribuzione (supermercati) propone i prodotti con rincari pesantissimi tra i beni alimentari con aumenti che in alcuni casi superano oltre il 25%.

L’Istituto nazionale di statistica a seguito della recente indagine sui consumi ha evidenziato che lo storico traguardo dell’inflazione al 12% risale al 1984. Gli aumenti sono legati al caro energia, che causa rincari di prezzi del più 73,2% rispetto a un anno fa.

Gli italiani sono alle prese con il carrello della spesa che evidenzia negli scaffali aumenti del 25 % e previsioni peggiori entro l’anno.

Ecco quali sono i beni più colpiti

Gli aumenti dei beni alimentari vanno dal 6,5% in più per la frutta al 25,1% per le verdure, cibo e bevande; questo vuol dire che una famiglia italiana media pagherà circa 761 euro in più su base annua.

La crisi è profonda anche nel settore ortofrutticolo, infatti “cresce la forbice dei prezzi tra produzione al consumo con aumenti da 3 o 5 volte dal campo alla tavolagli italiani sono costretti a tagliare gli acquisti, mentre le aziende agricole non riescono neanche a coprire i costi”. In questa situazione – secondo coldiretti – i volumi acquistati di frutta e verdura quest’anno sono calati del 9% rispetto al 2021, ai minimi da inizio secolo.

Preoccupante infine la decisone della Bce che ha inialzatio i tassi di interese al 2%.

Secondo la Confesecenti molte imprese potrebbero trovarsi a pagare fino a 9 miliardi di euro in più nei prossimi dodici mesi sui prestiti esistenti. Da questi l’appello al governo Meloni  che dovrebbe “accelerare sui tempi e prorogare subito, e rinforzare ampiamente e con determinazione, i provvedimenti a sostegno di famiglie e imprese”. Concordano i sindacati.

Secondo il segretario nazionale della Cisl, Luigi Sbarra, l’esecutivo deve intervenire “per fermare la corsa dei prezzi di energia e beni alimentari e serve un grande accordo per una nuova politica dei redditi che salvaguardi salari e pensioni dall’impennata inflattiva”

Da un’indagine Acri-Ipsos, in occasione della giornata del risparmio, emergono seri problemi sul risparmio degli italiani, costretti ad un dietrofront rispetto agli ultimi anni, infatti il carovita esploso nel 2022 sta facendo aumentare quelli che devono attingere alle riserve accumulate negli scorsi anni o ricorrono a prestiti.. E si riducono le famiglie in grado di far fronte con mezzi propri alle difficoltà impreviste. Tutto questo porterà ad un sensibile aumento della povertà in Italia.

L’ultimo istituto in ordine di tempo a lanciare l’allarme, riportato dal sole 24 ore, è stato Eurostat che ha confermato che cresce il rischio di povertà in Italia, soprattutto per i bambini e per i lavoratori e la situazione rischia di complicarsi nel 2022. Secondo le tabelle su povertà e disuguaglianza appena pubblicate,  nel 2021 le persone a rischio di povertà, ovvero quelle con un reddito inferiore al 60% di quello medio disponibile, erano 11,84 milioni con una percentuale del 20,1% della popolazione, in crescita dal 20% del 2020. Se si guarda anche all’esclusione sociale, ovvero non solo alle famiglie con un reddito inferiore al 60% di quello medio ma anche a quelle che hanno difficoltà ad avere beni e servizi come ad esempio una casa adeguatamente riscaldata e un pasto proteico ogni due giorni, e all’intensità lavorativa, le persone in difficoltà superano i 14,83 milioni pari al 25,2% della popolazione.

La situazione peggiora soprattutto per i bambini: i minori in età prescolare (under 6) a rischio di povertà sono il 26,7% del totale, in aumento dal 23,8% del 2020 con un dato che è il peggiore dal 1995. Si tratta di 667 mila bambini, solo in lieve aumento dai 660mila del 2020 ma il dato risente anche del fatto che si è ridotta la popolazione in questa fascia di età. Se si allarga la platea anche alle famiglie a rischio di esclusione sociale, la percentuale per gli under 6 in situazione di difficoltà sale al 31,6% dal 27% del 2020.