Home Attualità Ecco perché il Mes è una trappola (e perché il Pd lo...

Ecco perché il Mes è una trappola (e perché il Pd lo vuole a tutti i costi)

0

Ormai sono mesi che si discute in Italia sul MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) e soprattutto sul cosiddetto “MES sanitario”, ovvero quella linea del MES che dovrebbe permettere di finanziare le spese per affrontare l’emergenza Covid 19.
Secondo il PD, LEU e la sinistra in genere, oltre che FI, e molti commentatori dei principali quotidiani, il MES sarebbe un affarone, almeno 35 miliardi di euro di prestito a tasso 0 e restituibili con comodo in 5 anni, molto più conveniente dell’emissione di BTP decennali, che stanno attualmente al 1,2% di interessi.
Secondo la Lega, Fd’I e il M5S il MES è una trappola, per niente conveniente, che condannerebbe l’Italia a subire le direttive della Troika (l’organismo di controllo sulle politiche economiche formato da FMI, Commissione europea e BCE) con i risultati disastrosi già visti in Grecia.

Chi ha ragione?
Per capirlo bisogna comprendere cosa è il MES e a cosa serve.
Il MES è un fondo formato dai versamenti dei singoli Stati appartenenti alla UEM (l’Italia ha già versato 14 miliardi negli anni passati) che ha lo scopo di finanziare quei Paesi che, per qualsiasi ragione, hanno perso l’accesso ai mercati finanziari, ovvero, in altre parole, che non trovano chi voglia acquistare i loro titoli di Stato, se non a tassi altissimi. Il Fondo, e questo è bene saperlo, non aiuta lo Stato in difficoltà per ragioni di solidarietà, bensì solamente e in quanto il suo default possa portare a una instabilità dell’euro, a un suo ribasso nei mercati valutari.
Come ha dimostrato la Grecia, ma anche in misura minora la Spagna, l’Irlanda, Cipro e il Portogallo che sono stati “aiutati” dal MES, le conseguenze sociali ed economiche, quasi sempre disastrose, derivanti dalle misure imposte dalla Troika non sono rilevanti; ciò che conta è che il Paese finanziato possa ritornare a essere “affidabile” per i mercati, cioè che possa pagare gli interessi sui titoli e far fronte ai propri debiti, compreso la restituzione del prestito MES. Questo è il finanziamento “classico”.
Il MES “sanitario”, linea di credito istituita per far fronte alla pandemia, è invece finalizzato a finanziare quelle spese urgenti, direttamente o indirettamente collegate con il contrasto al Covid 19, quindi ha un vincolo di destinazione.
Non può essere utilizzato per altri scopi, ad esempio il taglio delle tasse, né per spese in ambito sanitario che non dipendano dall’emergenza, come la costruzione di ospedali o l’assunzione di medici in generale o l’acquisto di strumenti diagnostici diversi da tamponi e reagenti per il Coronavirus. Quello che però è importante capire è che il funzionamento di questa linea di credito è esattamente uguale a quella “classica”.
Nonostante infatti la lettera dei commissari Gentiloni e Dombrovskis che ipotizzavano un finanziamento senza condizioni, quindi senza controllo da parte del board del MES e della Troika, a oggi nessuna modifica è stata fatta nel trattato MES, nel suo regolamento attuativo e nel Trattato UE.
Anzi la risoluzione che ha istituito la linea sanitaria espressamente richiama le norme che prevedono il controllo ex post, ovvero già dopo la prima rata del finanziamento (che non viene erogato tutto assieme, ma in 5 tranches) da parte del consiglio del MES e il cosiddetto “early warning”, ossia la possibilità al primo peggioramento dei parametri macro-economici del Paese finanziato di imporre norme di comportamento e riforme economiche considerate necessarie per garantire la restituzione del prestito.
Anche il tasso di interesse del MES sanitario non è quello che viene propagandato: per capirlo bisogna esaminare come funziona il finanziamento.
Il prestito MES non avviene infatti direttamente con le risorse raccolte dai Paesi aderenti.
Quelle risorse infatti sono solo la garanzia che serve al Fondo per emettere dei titoli, delle obbligazioni, che vengono piazzate sul mercato finanziario e che servono a raccogliere il denaro che verrà conseguentemente prestato.
La ragione è in sé valida: il Fondo emette titoli che risultano molto affidabili, visto i garanti, e che permettono di ottenere un interesse molto basso, interesse che il singolo Paese non potrebbe mai permettersi di offrire.
Naturalmente il MES ha dei costi di gestione e remunerazione, quindi quello che dovrà restituire il Paese aiutato ha un tasso superiore a quanto collocato dal Fondo, ma sempre inferiore a quando avrebbe spuntato con titoli propri.
Già questo fa capire che il tasso di finanziamento non è quello dei titoli emessi dal MES, ed infatti a quello 0% del quale si riempiono la bocca i sostenitori del MES vanno aggiunte commissioni varie che già portano il tasso finale attualmente allo 0,76%. Perché dico attualmente? Perché il tasso del MES è un tasso variabile e dipende dalle condizioni di mercato che il Fondo trova al momento del collocamento delle sue obbligazioni.
Non solo: il Fondo finanzia globalmente tutti i suoi interventi con una serie di emissioni di durata diversa e con una logica di diversificazione che nulla a che a vedere con il singolo Paese, quindi non esiste un finanziamento dedicato all’emergenza Covid 19, ma un unico “pool” come si dice in gergo, dove confluisce il finanziamento di tutti i fondi erogati, quindi il costo di quanto emesso per finanziare la Grecia, la Spagna, ecc. e la logica e la scelta di come finanziarsi è prerogativa dell’organo direttivo del Fondo.
Questo può portare a una variazione dei tassi come sperimentata dalla Spagna che ha visto il proprio tasso base (escluse commissioni) passare da 0,50% a 1,12% dal 2012 al 2017. Non vi è quindi alcuna sicurezza che i tassi rimangano come sono attualmente, considerato anche che i mercati reagiranno negativamente alla crisi economica globale che la pandemia ha provocato attualmente.
Ma il MES ha anche un altro effetto indesiderato: essendo un credito privilegiato, quindi con priorità nel rimborso, i titoli di Stato tradizionali emessi dall’Italia diverrebbero subordinati e quindi le nuove emissioni sconterebbero con un aumento del tasso da offrire agli investitori la loro minore garanzia di rimborso. Quindi il risparmio che l’Italia potrebbe avere finanziando alcune spese con il MES, verrebbe ridotto dal maggior onere per il collocamento degli altri titoli.

Ricapitolando per avere a rate un finanziamento di circa 36 miliardi l’Italia si troverebbe a:

  1. Dover avere il consenso all’utilizzo da parte del direttivo del MES, che potrebbe vietare alcune spese non ritenute direttamente o indirettamente collegate all’emergenza Covid 19.
  2. Essere messa sotto sorveglianza e in caso di peggioramento del quadro macro-economico essere sottoposta a un programma di aggiustamento per garantire il rimborso.
  3. Subire le scelte di finanziamento del Fondo e il relativo costo, senza avere voce in capitolo.
  4. Mandare un segnale di debolezza ai mercati e rendere meno sicuri i propri titoli che diverrebbero “junior” rispetto al debito MES.

Siamo sicuri che convenga?
Il punto 2 spiega perché la sinistra e soprattutto il PD voglia il MES: ben sapendo che appena si andrà a elezioni perderanno il governo, se il MES sarà accettato il prossimo governo si troverà a far fronte a un controllo esterno sulle politiche economiche e legato mani e piedi alle indicazioni della Commissione europea e della BCE, che impediranno qualsiasi deviazione dai diktat europei e soprattutto si troverà costretto a fare austerità, tagli e riforme impopolari per restituire il prestito, scontando politicamente le colpe degli altri.
Dire no al MES è quindi un dovere, politico e sociale.
    Luigi Pecchioli