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Crisi lavoro, in Umbria record di “inattivi”: nel II trimestre 2017 se ne contano 165mila

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Un esercito di “invisibili” che non fa parte della forza lavoro e che allo stesso tempo non si sforza nemmeno di cercare un qualsivoglia impiego

di Gerardo De Santis – Aumentano gli “inattivi”, vale a dire coloro che non fanno parte della forza lavoro e che allo stesso tempo non si sforzano nemmeno di cercare un qualsivoglia impiego.
Un fenomeno sociale anormale, strano, tanto che i sociologi li hanno definiti in vari modi.
C’è chi parlando dei più giovani ha usato il termine “generazione Neet” (intendendo né lavoro né studio), chi li ha catalogati col semplice termine “scoraggiati”, mentre per l’Istat sono quelli che non si danno da fare in nessun modo per entrare in gioco. Insomma disoccupati o mai occupati che hanno smesso di cercare lavoro e che poi per qualche strano criterio metodologico non vengono neppure conteggiati tra i senza impiego, tanto da essere inseriti direttamente in una categoria a parte, marginale quanto passiva e inerte. Secondo le ultime rilevazioni le persone in cerca di lavoro in Italia sono 2,8 milioni, ma il dato che si sta rivelando inquietante, sottolineato persino dalla Banca d’Italia, è quello che riguarda il numero crescente di “scoraggiati”, riferito appunto a questo invisibile esercito che se fosse correttamente conteggiato (assieme all’equivalente delle ore di Cassa Integrazione) porterebbe il tasso di disoccupazione di molto al di sopra dell’12 per cento, facendo diventare i disoccupati effettivi 3,6 milioni.

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