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Anche in Umbria l’inflazione si fa sentire sul carrello della spesa, sempre più leggero

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Cambiano le abitudini dei consumatori, che per fronteggiare il carovita scelgono i prodotti in offerta senza rinunciare alla qualità

Con l’inflazione galoppante cambia il modo di fare la spesa degli italiani.
Le famiglie ci stanno molto più attente nel riempire il carrello quando vanno al supermercato. Il prezzo più basso è la leva che spinge in modo più forte all’acquisto di un prodotto di largo consumo. Anche se a ben vedere la qualità non viene messa in secondo piano. Si cerca, insomma, di spendere meno ma senza scegliere prodotti peggiori.

I consumatori in sostanza si sono fatti sempre più attenti alle logiche del marketing, proprio per evitare di incappare in scontrini di gran lunga meno gestibili dalle finanze familiari.
Risultato: si rivede la lista della spesa, bloccando gli acquisti di alcuni alimenti di base (come pasta, latte fresco, kiwi e mele) ma soprattutto comprando di meno e “sacrificando” i prodotti alimentari più costosi o che sono aumentati di più, come rivela un report Ismea-NielsenIQ.

Anche in Umbria le famiglie tendono a risparmiare su tutto.
Le impennate del carrello in Umbria si sono ripercosse soprattutto sul latte, salito da 80 centesimi a 1,60 euro, sullo zucchero da 70-80 centesimi a 1,70-1,80, al detersivo per il bucato che è lievitato da un costo medio di 3,99 euro a 7 euro, per non parlare del rialzo della farina.
Il carrello della spesa fa registrare meno carne e pesce, più uova e formaggi, con tagli ai cibi costosi, come olio extravergine e prosciutto crudo. 
Di fatto si sacrificano i prodotti alimentari più costosi o con prezzi aumentati. Insomma scontrino più basso e carrello più leggero.
Secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori si calcola un aumento annuale di circa 2-500 euro a famiglia.
Aumenti che ovviamente pesano in misura maggiore per i nuclei familiari meno abbienti.
Ecco perché da vari fronti si lanciano appelli al Governo affinché affronti questa emergenza, mettendo in campo politiche di contrasto alle disuguaglianze e di sostegno ai soggetti con minore capacità di reddito.

In crescita le vendite in Gdo
Dopo un 2022 in crescita, anche in questo 2023 le vendite in Gdo sono aumentate, segnando un +8,7% in quantità rispetto a dodici mesi prima. E questo dimostra come i consumatori riconoscano ai prodotti commercializzati dal circuito della grande distribuzione un alto valore aggiunto in termini di innovazione e di comodità d’uso, continuando a preferirli anche in un contesto che ha messo a dura prova il potere d’acquisto delle famiglie italiane.