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Terni: il traffico esagerato e i prigionieri delle “scatole di latta”

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Immagine di Freepik

Il rapporto motori – cittadini è scompensato, quindi crea disagio e inquinamento

di AMAR

La recente diffusione dei dati riguardanti “circolazione e smog”, a Terni, non ci ha fatto saltare di gioia. I motori a scoppio continuano ad assediare la città e contribuiscono a rendere malefica l’aria che si respira (con i polmoni). Il numero dei cosiddetti “sforamenti” certifica il rischio: Gli ossidi di vario tipo e le polveri sottili sono i principali “invasori”. Occorre dunque dare priorità assoluta, nell’attività amministrativa – Signor Sindaco nuovo, achtung! – all’esame della situazione traffico – inquinamento ed all’adozione urgente (capito, urgente!) di provvedimenti organici (chi parla il politichese forbito li chiama strutturali), in grado di normalizzare la situazione che appare fortemente scompensata a danno della salute nostra e della voglia altrui di “bazzicare” turisticamente da queste parti.

Nel 2022, giravano per Terni oltre 73.000 motori di antico stampo a 4 ruote, più quelli a due ruote e il numero degli elettrici è rimasto fermo a 164. Significa che i ternani non sono convinti dei vantaggi procurati dalla elettrificazione e si prosegue nel praticare la cattiva abitudine del traffico inutile, superfluo, evitabile.Il prezzo dei carburanti è alle stelle e continua ad essere parimenti alle stelle la presenza esagerata dei veicoli. Che inoltre, scoppiando a dismisura (Dio ci salvi dai motociclisti), esaspera pure la diffusione dei rumori molesti, già largamente presenti, per altre fonti, nell’atmosfera locale. C’è in aggiunta la superficie stradale non proprio simile al piano del bigliardo. Il molte zone è rimasta la stessa di diversi lustri orsono e conserva le difficoltà pregresse.

La somma dunque mostra una coppia di “addendi principali” (traffico eccessivo, inquinamento elevato) fuori controllo e motiva la richiesta di interventi efficaci, però largamente condivisi con la cittadinanza chiamata ad assumere comportamenti di maggiore salvaguardia sociale e di revisione delle abitudini individuali: in 4 parole, la nuova cultura del traffico. Senza il confronto con gli utenti (comprese le rappresentanze di categoria), appare difficile trovare le giuste soluzioni. Investire il problema con il solo strumento delle “disposizioni normative” non è la strada giusta.

La “catena” è costituita da una pluralità di “anelli”: Diminuzione del traffico privato, migliore organizzazione del trasporto pubblico, riordino del sistema circolatorio, revisione della segnaletica (ad esempio, gli attraversamenti pedonali), limite di velocità nelle aree urbane, tutela della sicurezza (diverso impiego della vigilanza urbana), manutenzione ordinaria (non soltanto limitata all’abbattimento degli alberi). A Terni, in talune zone, l’agglomerato dei nuovi servizi commerciali e degli impianti sportivi (leggi ancora ad esempio, Viale dello stadio) ha lasciata inalterata la rete stradale, con tutti i pericoli connessi.

C’è dunque per l’Amministrazione municipale un banco di prova difficile, però inevitabile, che darà, come a scuola, il voto di giudizio alla capacità di soluzione di una questione pregiudiziale per la qualità della vita urbana. C’è ampio spazio di responsabilità anche per i cittadini che, per metà dell’esistenza, si muovono con le ruote quasi fossero carriole.

Qualcuno, in modo quasi profetico, ha detto: “La civiltà delle macchine circolanti deve porsi un limite per non ledere il rispetto delle persone”. Ecco appunto, il limite. Innanzitutto dev’essere posto dalla coscienza delle persone. Volontariamente, facendo appello all’intelligenza. Perché le città sono luoghi dove ciascuno trascorre la propria esistenza ed è scelta di civiltà preservarle dalle negatività che le hanno assalite.

Concludo con una soltanto delle numerose altre osservazioni rimaste sulla punta della mia penna: L’ammodernamento e la razionalizzazione del trasporto collettivo. E’ un provvedimento essenziale al fine di sostenere l’opera di convincimento a lasciare in garage oppure nel parcheggio sotto casa, il personale motore a scoppio. Spesso fragoroso e, con a bordo l’unico soggetto accovacciato dietro il volante. Necessita rimuovere la scarsa propensione all’utilizzo dell’autobus e dei mezzi alternativi. Eppure l’autobus sarebbe un valido alleato nell’azione di bonifica dell’ambiente.

Prendetevi il gusto di fare, seppure senza pretesa di rigore statistico, una verifica del volume passeggeri presenti sui mezzi pubblici. Io l’ho fatta la verifica, in un punto qualsiasi della città, in un giorno feriale qualunque, tempo mezz’ora o poco più. Mi sono transitati dinnanzi numerosi pullman ad elevato ingombro stradale. Risultato: Passeggeri, se dico una trentina in totale, credo di esagerare. Alcuni con il conducente e basta, il meschino, solo e abbandonato.

Forse c’è un difetto di dinamicità nel meccanismo del viaggiare insieme. Organizzato con metodi meglio programmati, forse darebbe un supporto strategico alla ordinata circolazione veicolare. Rimuovendo quello che, in altre occasioni, ho definito il “freno psicologico dell’inconscio”. E cioè, l’idea che l’autobus fosse restato, per noi ternani, il veicolo di quando – negli anni della guerra e del primo dopoguerra – fummo poveri (i più vecchi ricorderanno di certo le corse operaie). E il bigliettaio, oggi figura estinta, visto il perenne affollamento dei trasportati e nell’intento di parlare elegante, ripeteva in continuo: “Signori, vaghino avanti!”