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Terni, il resoconto di fine anno e l’elenco dei “prodotti scaduti”

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Nella città dell’acciaio è immutato il numero delle opere incompiute. Tutto è tanto antico che è difficile che qualcosa cambi per la fine del 2016

terni-resoconto_inventariodi Adriano Marinensi – Vogliamo rifarlo l’inventario dei “prodotti scaduti” in questa nostra città trabordante di super e ipermercati da sembrare la Venezia dei Dogi? Cioè, la Repubblica del commercio e dei commerci. Fuor di metafora, significa riproporre l’elenco delle opere incompiute e dei problemi amministrativi aperti e in cerca di definitiva “chiusura del cantiere”. L’operazione “Do you remember?” sarà utile al signor Sindaco, seppure con un po’ d’anticipo, come pro memoria per il consuntivo di fine anno, quando è d’uso dar conto del governo della città. Tanto, tutto è tanto antico, che, nei pochi mesi mancanti, di sicuro, niente cambierà.

Seppure il replicare sia noioso scriverlo e ancor più leggerlo, non posso esimermi dal porre al primo posto del catalogo la solita Civitavecchia – Terni – Rieti, non fosse altro per diritto di anzianità. Mezzo secolo fa si disse solennemente che sarebbe stata una tratta della superstrada dei Due Mari. Ad oggi, non porta né al porto (laziale), né al capoluogo della Sabina. Medaglia d’argento meritatissima al “Tulipano”, che non è un fiore, ma quell’inutile manufatto, secco secco, alto alto, eternamente “impalcato” a Ponte le Cave, iniziato a costruire negli anni ’80 dell’altro secolo. E’ l’archetipo classico della insipienza edilizia municipalizzata. Il bronzo, in questa bizzarra gara, lo dobbiamo assegnare alla (presuntuosa) “Metropolitana di superficie” che, da Terni a Cesi, avrebbe dovuto sostituire, in larga parte, il pestifero traffico individuale su gomma, con l’ecologico trasporto collettivo su rotaia. Siamo ancora al proemio dell’opera. Sin qui, il podio e l’assegnazione delle medaglie di maggior valore.

Girando per Terni, si incontrano, e quindi si possono inserire in graduatoria, altri “travagli” infiniti, quali la rimessa in funzione della Fontana dello Zodiaco, “incartata” e testimone di uno stucchevole processo di restauro. A due passi dal Municipio, sarebbe cosa buona e giusta ultimare quello che il Sindaco precedente definì “il grandioso progetto di Corso del Popolo” e porre fine allo scaricabarile delle responsabilità. In altro sito centrale, i turisti possono ancora ammirare, immutata nel tempo, la grossa mole dell’ex Mercato coperto, nero e sporco quanto Calimero, decrepito, per vecchiaia, al pari di Matusalemme. Al cospetto della Stazione ferroviaria, a fare da pessimo biglietto da visita, sta la dismessa Caserma della Polizia stradale, ridotta uno squallore ed in sempiterna attesa di nuova destinazione d’uso.

Terni, a dire il vero, non è città che vanti una ricca tradizione teatrale. Il fatto è che non abbiamo le “locations” (mamma, che schifo di termine!) adeguate per allestire cartelloni di alto livello. Il “Politeama” è diventato multisala cinematografica, il “Fiamma” lo abbiamo perso per strada. Altro non esiste oltre il Teatro Verdi, inagibile dal 2011, perché al centro di una diatriba tra Comune e Fondazione Carit. Del Centro ricerche sulle staminali, ho scritto di recente. Ora c’è da registrare una novità. Il Direttore dell’Ospedale – per quanto riguarda l’edificio dell’ex Milizia – ha detto di aver pronto il “piano B” qualora non decolli (par di capire in tempi brevi) il progetto del Centro. Capito che bella situazione? E la bretella di scorrimento, lì di fronte quando la completiamo?

E il tanto decantato Polo Universitario? Sta rischiando il naufragio. Vengono così a svanire le speranze di farne uno strumento promozionale dopo aver costruito un Ateneo di prestigio, svincolato da “frenatori” e tutele. Naufragio al pari dell’altro progetto, considerato strategico per lo sviluppo culturale e non solo, incentrato sul “trittico” Bibliomediateca, Centro Multimediale, Cittadella del cinema a Papigno: s’è “spiaggiato” come le balene alla deriva. Intorno al Servizio di raccolta e smaltimento dei RSU, porta a porta, proseguono le defaticanti polemiche che non conducono da nessuna parte.

Un altro problema legato ai miei vetusti ricordi di Consigliere comunale, è la riorganizzazione del traffico. Passi avanti pochi o punto. Neanche per quanto riguarda la vigilanza urbana (non pervenuta). E siccome siamo in argomento, l’ennesimo richiamo vorrei farlo a riguardo delle cosiddette zebre pallide: il loro scoloramento e la mancata manutenzione creano enormi pericoli a coloro i quali conservano ancora l’abitudine (pessima, è vero gentili motorizzati?) di circolare a piedi e attraversare le strade. Permangono le condizioni ambientali negative che il traffico abnorme alimenta e che le centraline di rilevamento segnalano, nel segreto quasi assoluto, ogni giorno. Nel contempo circolano, inascoltate, voci di un preoccupante tasso di mortalità che, a Terni, trova nell’inquinamento atmosferico una delle concause. Fra poco, con l’innovativo sistema di rilevamento Air selfie ne sapremo di più su che brutta aria tira nella conca. E chissà che i ternani non aderiscano in massa al “movimento dei forconi”.

Recenti statistiche ci hanno fatto sapere che, a Perugia, ogni cittadino usa l’autobus, in media, 104 volte l’anno; a Terni, 39. Qualcosa, in riferimento al sistema di pubblico trasporto, vorrà pur significare. La circolazione veicolare, oltre a far rima con smog, inonda la città di rumore. E il rumore è un altro agguerrito nemico del benessere e della salute. Allora, un richiamo al rispetto della legislazione nazionale e regionale da parte dell’Ente locale, sulla lotta all’inquinamento acustico non mi pare peregrino.

Abbiamo, sempre a Terni, un cane ogni 4 abitanti. Considerazione nient’affatto marginale: ci sono, in Italia, provenienti dalle zone dell’emigrazione, migliaia di bambini non accompagnati. Invece di spendere tanti soldi per le esigenze canine, non sarebbe più umano impiegarli per “adottare a distanza” qualcuna di quelle povere creature? Altra osservazione, d’altra natura: la telenovela del “Briccialdi” ha proprio l’aria d’essere un segno di involuzione politica, così come la “guerra degli alberi” tra l’Assessore e gli ecologisti.

Di nuovo il Consiglio comunale. Nel novembre 2012, ha affrontato il tema assai delicato del dormitorio pubblico (più correttamente “centro di accoglienza notturna”), approvando un atto di indirizzo che affidava alla Giunta la soluzione della controversa questione. Otto stagioni sono passate e più non leggemmo avanti. E dire che dell’accoglienza ai meno fortunati, Terni si fa vanto. Si è molto parlato, in questi giorni, della esigenza di mettere in sicurezza gli edifici per scongiurare gli effetti tragici del terremoto. Si sa che Terni si trova in zona sismica. Mi viene da osservare: se non siamo capaci di mettere in sicurezza un albero pericolante (al taglialegna ne abbiamo affidati a centinaia), figurarsi un palazzo! Per motivi di spazio, avrò omesso qualcosa (per esempio le vicende avverse al turismo sul lago di Piediluco) e di tali mie “negligenze” chiedo umilmente scusa.