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Terni, è doveroso concedere onore al merito di Enrico Micheli

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L’idea dell’Italia e della politica nella sua visione riformista

di Adriano Marinensi

C’è stato, a Terni, un cittadino di elevato prestigio del quale, purtroppo, si sta perdendo la giusta memoria. Eppure ha lasciato tracce importanti di ingegno, di lavoro e di popolarità. Sto scrivendo di Enrico Micheli, ternano di nascita (in Via delle Portelle, specificava spesso). Con la sua opera di Manager (Direttore generale dell’I.R.I., quando l’I.R.I. era la più complessa azienda italiana), Deputato al Parlamento, eletto dagli umbri, Ministro dei LL.PP., Segretario del Consiglio dei Ministri in cinque Governi, narratore apprezzato (10 romanzi), ha ricoperto un ruolo protagonista in Umbria e nel Paese. Perdere la rimembranza di concittadini di tanta personalità ed autorevolezza, rappresenta, oltre ad una caduta di stile, anche una carenza politico – culturale.

Fu una giornata importante quel 21 gennaio 2012, quando – ad un anno dalla scomparsa – si parlò di lui nel corso di un Convegno, che richiamò, a Terni, un gran numero di rappresentanti delle Istituzioni nazionali d’ogni parte politica, amministratori regionali e comunali, lavoratori delle fabbriche. Una occasione di rilievo, andata oltre l’aspetto celebrativo, che assunse significati di stima nelle espressioni di quanti lo avevano conosciuto, lavorando insieme, governando insieme.

Parlarono di lui come di un intellettuale di alto profilo, uomo d’industria illuminato, politico che sapeva indagare la storia per ricavarne la cultura del domani, governante di grande equilibrio, saggezza e rigore morale.
Lo definirono animo coraggioso e riformista, democratico intransigente. Venne ricordato il sodalizio con Romano Prodi e l’azione internazionale per far entrare l’Italia nell’Euro e restare gli italiani nell’Unione. Si disse non praticava l’improvvisazione e la superficialità e criticava il potere quando si discostava dalla difesa del bene comune. Riconobbero che, con la sua morte, Terni e l’Umbria avevano perso un valido difensore.

Sul grande schermo della Sala Gazzoli scorsero le immagini dell’attività pubblica di Enrico. Micheli. Tra l’altro gli incontri con il Pontefice, la Regina d’Inghilterra, il Re di Spagna, il Presidente Napolitano, Arafat e Fidel Castro. Il suo leale senso dell’amicizia fraterna e del profilo sociale ho potuto sperimentare personalmente nel corso del rapporto di collaborazione durato tutti gli anni della sua permanenza nel Governo.

Egregio Stefano Bandecchi, Sindaco nuovo di Terni, dodici anni fa, durante il funerale, i lavoratori di Terni esposero uno striscione con sopra scritto GRAZIE ENRICO. Facciamogli ora dire grazie da tutta la città e dalle Istituzioni. Ma non con la targa in un giardinetto. Invece, intitolandogli qualcosa di importante: per esempio, il costruendo Palazzetto dello sport. Così che la figura di questo illustre figlio di Terni rimanga evidente nella locale storia democratica, civile e culturale. D’essere “immortalato”, lui ha il diritto, noi il dovere. Egregio Signor Sindaco, ho tratto motivo per la presente richiesta dai miei 15 anni, ormai lontani, trascorsi nel Consiglio comunale di Terni. La affido alla Sua attenzione e della Giunta. Con viva cordialità.