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“Strage di Erba” per i 4 morti ammazzati si torna in aula

“Strage di Erba” per i 4 morti ammazzati si torna in aula

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Si sta per aprire, dopo 17 anni, l’ennesimo capitolo giudiziario

di AMAR
La notizia, riassunta nel titolo e nel sottotitolo, non ha avuto grande rilievo mediatico, però non è di poco conto nell’ambito dell’Amministrazione della giustizia italiana. Questa: Dopo la condanna all’ergastolo comminata e confermata nei tre gradi di giudizio e 17 anni di carcerazione, la Corte d’Appello di Brescia ha ammesso la richiesta di revisione del giudicato a seguito delle ripetute istanze presentate dai coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi. I due ergastolani furono riconosciuti autori della cosiddetta strage di Erba, dove furono uccise – l’11 dicembre 2006 – 4 persone, tra le quali un bambino di due anni.

Quel giorno, i Vigili del fuoco di Erba, un paese della provincia di Como, in Brianza, sono chiamati a spegnere un incendio in un appartamento. Accorrono e, allagando la casa, domano le fiamme. Ed anche ogni traccia del crimine che vi è stato commesso. All’interno, trovano infatti 4 cadaveri che probabilmente l’autore o gli autori degli omicidi hanno tentato di occultare con il fuoco. I morti sono tre abitanti dell’appartamento e una vicina di casa.

Si chiamano Raffaella Castagna, 30 anni, sua madre Paola Galli, 60 anni, suo figlio Youssef Marzouk, 2 anni; c’è anche il corpo di Valeria Cherubini, 55 anni, e, ferito gravemente, Mario Frigerio, 65 anni, marito di Valeria. E’ scampato alla mattanza, grazie ad una malformazione congenita alla gola che ha impedito alla coltellata di recidergli la carotide. Diventerà, più tardi, il testimone oculare di ciò che è accaduto.

All’inizio, le indagini si orientano verso il marito di Raffaella, ma lui è sicuramente innocente, perché il giorno dell’accaduto stava all’estero. Nel palazzo, ci sono un paio di persone che hanno avuto a che fare con i coniugi Frigerio per le solite beghe di condominio. Si tratta di Olindo e Rosa, lui ex netturbino e lei donna di casa, due soggetti non di elevato ingegno e istruzione. Arrestati e sottoposti a interrogatorio, confessano d’essere loro gli autori dell’omicidio plurimo. Salvo poi ritrattare in quanto, costretti – dicono – alle false dichiarazioni dai duri metodi degli inquirenti.

A gennaio 2007, comincia il processo, con una vasta eco mediatica. L’efferatezza del crimine (c’è di mezzo anche un bimbo nato da poco) rende morbosa l’attenzione popolare. La Pubblica accusa sostiene che la coppia sia entrata nel luogo del crimine, armata di coltelli e altri corpi contundenti, uccidendo tutti i presenti con estrema ferocia. Movente: L’odio accumulato nel tempo per le ripetute liti di intollerante convivenza.

Ci vogliono un paio di anni per ottenere il verdetto. Viene riconosciuta per entrambi la piena colpevolezza ed emessa la condanna all’ergastolo. Condanna confermata in Appello e in Cassazione. Verdetti ricusati dalla difesa e da parte, seppure esigua, dell’opinione pubblica, coinvolta pure dalle solite trasmissioni televisive ad elevata emotività. Inizia per i condannati una lunga storia giudiziaria, vissuta in prigioni separate e costellata dalle loro tenaci dichiarazioni di estraneità ai fatti-

E’ possibile dissero gli innocentisti che Olindo e Rosa, persone anonime e di mediocre personalità, possano aver progettato e realizzato un raid di tanta ferocia? Per 17 ani si sono dichiarati, con tenacia, innocenti. Tali li ha ritenuti pure un alto Magistrato, il Sostituto Procuratore Cuno Tarfusser, il quale, dopo aver studiato gli atti di indagine e processuali, ha espresso il convincimento della inefficacia di molte valutazioni accusatorie alla base delle sentenze.

C’è dunque una verità giudiziaria messa in discussione da più parti che ora andrà verificata attraverso il nuovo procedimento fissato per il 1* marzo prossimo. La Corte, nella prima udienza, dovrà decidere se ci sono elementi per effettuare la revisione di quanto già giudicato.E’ trascorso troppo tempo da quel maledetto evento e appare impossibile tornare alla ricerca dei colpevoli della strage di Erba.

Vorrà dire che, un verdetto favorevole a Olindo e Rosa, trasferirà il caso irrisolto nell’elenco dei tanti omicidi commessi, in Italia, da assassini anonimi. Comunque sia, meglio i colpevoli in libertà che gli innocenti sottoposti al pesante fardello del fine pena mai. Tutto sancito oltre ogni ragionevole dubbio, in onore alla giustizia che non ammette riserve.