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Paziente morto dopo l’intervento all’ospedale di Terni: tre medici condannati a pagare 629 mila euro

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La Corte dei Conti ha deciso che dovranno versare la somma alla Regione Umbria, a titolo di risarcimento di danno erariale

È di 629 mila euro la somma che dovranno versare alla Regione Umbria, a titolo di danno erariale, tre medici, in servizio nel 2013 all’ospedale Santa Maria di Terni, presso il reparto di chirurgia generale. Condannati al risarcimento dalla Corte dei Conti dell’Umbria, presieduta da Piero Carlo Floreani, in relazione alla morte di un paziente avvenuta nel 2013.
L’uomo, affetto da diabete e ipertensione, era stato ricoverato per un intervento di colecistectomia laparoscopica, dopo di che le sue condizioni erano gradualmente ma irreversibilmente peggiorate, fino al decesso.
Il paziente perse la vita dopo essere stato operato, a più riprese, all’ospedale di Terni.
A seguito dell’accaduto, i familiari dell’uomo avevano intentato una causa nei confronti dell’ospedale di Terni, paventando molteplici carenze connesse al decesso del congiunto, giungendo ad inizio 2017 ad un accordo sulla base di un risarcimento di 740 mila euro, versati agli eredi del deceduto dall’azienda ospedaliera ‘Santa Maria’ e quindi rimborsati a quest’ultima dalla Regione Umbria.

Gli atti sono poi finiti all’attenzione della procura presso la Corte dei Conti dell’Umbria che ha avviato il procedimento per ottenere dai convenuti – il primario, i due medici ma anche due specializzandi che erano intervenuti sul paziente – il risarcimento del danno erariale stimato, ovvero la somma liquidata ai familiari del deceduto.
Alla luce del procedimento, la Corte dei Conti umbra ha emesso in questi giorni la sentenza che vede la condanna del medico intervenuto per primo (60enne di Terni) con la colecistectomia laparoscopica, al pagamento di 296 mila euro; del medico che ha operato in seconda battuta (65enne di Terni), con un intervento laparotomico il 26 settembre del 2013, al pagamento di 148 mila euro; dell’ex primario (68enne originario di Roma) al pagamento di 185 mila euro.
Ora per tutti la prospettiva è quella del giudizio d’appello di fronte ad una delle sezioni giurisdizionali centrali della Corte dei Conti.