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Levi Strauss cita in giudizio Brunello Cucinelli per “plagio” dell’etichetta rettangolare sui jeans

Levi Strauss cita in giudizio Brunello Cucinelli per "plagio" dell’etichetta rettangolare sui jeans

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Il re del cashmere ribatte alle accuse dell’azienda americana: «Mai voluto violare brand o idee altrui»

L’azienda americana Levi Strauss, secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, martedì 23 gennaio ha depositato presso la corte federale di San Francisco una denuncia nella quale accusa l’imprenditore umbro Brunello Cucinelli di aver violato il brevetto della tipica linguetta sul taschino con il marchio Levi’s, linguetta che si trova cucita a lato della tasca posteriore dei jeans.
A prova di tutto questo Levi Strauss avrebbe anche fornito 14 foto di capi di abbigliamento “Brunello Cucinelli” contenenti copie “quasi identiche” della sua linguetta.

A fronte di queste accuse l’imprenditore di Solomeo ha spiegato a wwd.com (come riporta la testata online www.fashionmagazine.it) il suo punto di vista, dicendosi convinto che «non esistono rischi di confusione per nessun consumatore al mondo. La decorazione che utilizziamo è differente nel disegno e nello scopo, essendo non un logo ma un ornamento. Delle nostre collezioni fanno parte circa 4mila modelli uomo e donna l’anno, mentre come dicevo gli elementi decorativi in questione sono relativi a un numero trascurabile di pezzi in denim stagionali della linea femminile». «Voglio chiarire – dice il re del cashmere – che si tratta di elementi decorativi presenti su un numero molto limitato di nostri prodotti, ornamenti unici e creati esclusivamente con finalità estetiche. Il loro elemento distintivo è avere diverse forme, lunghezze e posizioni sui capi, senza mai incorporare il logo del nostro brand».

Cucinelli ribadisce che «non è stata e non sarà mai nostra intenzione sfruttare o violare i brand o le idee di altri, in quanto rispettiamo l’unicità di ogni marchio presente sul mercato».
Si dice inoltre convinto che «non esistono rischi di confusione per nessun consumatore al mondo. La decorazione che utilizziamo è differente nel disegno e nello scopo, essendo non un logo ma un ornamento. Delle nostre collezioni fanno parte circa 4mila modelli uomo e donna l’anno, mentre come dicevo gli elementi decorativi in questione sono relativi a un numero trascurabile di pezzi in denim stagionali della linea femminile».

Va inoltre ricordato che non è la prima volta che l’azienda americana dei blue jeans cita in giudizio – con formule molto simili – un brand di moda per la violazione del suo marchio di fabbrica, etichetta rettangolare registrata nel 1938. Nel 2018 era infatti toccato a Kenzo e nel 2019 a Saint Laurent. Le due aziende francesi erano stata denunciate per la stessa ragione, ma secondo Reuters entrambi i procedimenti si sono risolti in un accordo.