Home Attualità Ici, in Umbria la Chiesa dovrebbe versare 45 milioni di euro

Ici, in Umbria la Chiesa dovrebbe versare 45 milioni di euro

0

«Ma per ora – si fa notare dal Comune di Perugia – un gettito in tale direzione non è neanche ipotizzabile»

Lo Stato italiano deve recuperare l’Ici non pagata dalla Chiesa: è quanto hanno stabilito i giudici della Corte di giustizia dell’Unione europea, annullando la decisione della Commissione del 2012 e la sentenza del Tribunale Ue del 2016 che avevano sancito «l’impossibilità di recupero dell’aiuto a causa di difficoltà organizzative» nei confronti degli enti non commerciali, come scuole, cliniche e alberghi. I giudici hanno ritenuto che tali circostanze costituiscano mere «difficoltà interne» all’Italia.
Respinto invece il ricorso sull’Imu.
Il ricorso accolto dalla Corte di giustizia è stato promosso dalla scuola elementare Montessori di Roma contro la sentenza del Tribunale Ue del 15 settembre 2016 che in primo grado aveva ritenuto legittima la decisione di non recupero della Commissione europea nei confronti di tutti gli enti non commerciali, sia religiosi sia no profit, di una cifra che, secondo stime dell’Anci, si aggira intorno ai 4-5 miliardi.
Per l’Umbria, considerando le ottimistiche previsioni Anci elaborate nel 2012, l’importo potrebbe aggirarsi intorno ai 45 milioni di euro. «Ma per ora – si fa notare dal Comune di Perugia – un gettito in tale direzione non è neanche ipotizzabile». Servirà dunque tempo e più di un passaggio a livello centrale prima che tali fondi possano materializzarsi. Step nei quali Governo e Parlamento definiscano, le modalità d’imposizione e di riscossione della vecchia Ici. «A livello di singolo ente in questa fase non è possibile fare una stima – si osserva dal Comune di Perugia – né si possono ipotizzare all’interno degli stanziamenti di bilancio delle somme che tutto sono, tranne che certe». Parola d’ordine, dunque, prudenza. La Cei ha comunque riconosciuto che «le attività potenzialmente coinvolte sono numerose e spaziano da quelle assistenziali e sanitarie a quelle culturali e formative».