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I vescovi aprono ai preti sposati, il Papa ha un anno per decidere

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Papa Bergoglio e il Cardinale Ruini
Papa Bergoglio e il Cardinale Ruini

La proposta, che rappresenta da sempre il grande incubo dei circoli ultra conservatori, ha scatenato la reazione della galassia più tradizionalista della Chiesa cattolica

Papa Bergoglio e il Cardinale Ruini
Papa Bergoglio e il Cardinale Ruini

di Francesco Castellini – Un fatto epocale per la Chiesa cattolica. I vescovi hanno aperto alla possibilità di ordinare preti sposati. Richiedendo inoltre un ministero di “donna dirigente di comunità”. E quindi hanno domandato a Papa Francesco di riconvocare la commissione sul diaconato femminile.

Sono questi i principali temi affrontati nelle tre settimane di Sinodo per l’Amazzonia, voluto dal Pontefice in Vaticano e terminato con la votazione che ha sancito il via libera dei 185 prelati ai 120 punti del “Documento finale”: tutti gli articoli hanno superato i necessari 2/3 dei consensi.

Mai un Sinodo dei vescovi si era spinto così in avanti. Ed anche se lo spinoso punto 111 (41 non placet, contro i 128 placet), del documento finale, è soltanto una proposta, resta significativa l’esplicita richiesta da parte dei presuli. Un altro articolo che ha il sapore della vittoria per i promotori del Sinodo è il 103, è quello in cui viene sottolineato “il ruolo fondamentale delle religiose e delle laiche nella Chiesa amazzonica e nelle sue comunità”. Tanto da sollecitare “il diaconato permanente per le donne”. Anche questa proposta è stata subito accolta da Bergoglio, che ha già preannunciato la riconvocazione.

Del resto il Sinodo dei vescovi è un organo consultivo che ha il compito di consigliare il Papa. Così come è fuor di dubbio che il superamento del quorum di tutti i punti, anche i più discussi, indica che la Chiesa sta concretamente riflettendo sui cambiamenti in atto dentro e attorno il proprio “recinto”.

E dunque se la proposta verrà giudicata positivamente da Francesco – l’uscita di un suo testo è prevista entro un anno – in futuro potranno esserci anche nella Chiesa cattolica i sacerdoti sposati, così come già avviene per alcune comunità di rito latino e per i sacerdoti anglicani convertiti al cattolicesimo. Questo anche per contrastare il calo, che sembra irreversibile, delle vocazioni e per dare peso al ruolo della donna ancora troppo marginale. Proposte che, manco a dirlo, rappresentano da sempre il grande incubo dei circoli cattolici ultra conservatori.

Al punto che in queste settimane la galassia tradizionalista si è schierata apertamente contro questo Sinodo, scendendo in campo con lettere pubbliche, interviste e dichiarazioni. Con moniti e avvisaglie di scissione nel caso si mettessero in discussione aspetti della dottrina ritenuti irriformabili.

Tra i protagonisti della “crociata” i cardinali Raymond Leo Burke, Gerhard Ludwig Mueller e Walter Brandmüller, e il vescovo Athanasius Schneider. E non sono mancati neanche colpi di scena pittoreschi, come il furto di statuette raffiguranti una donna incinta dai tratti indigeni (la “Pachamama”) e il loro lancio nel Tevere. Le sculture in legno sono state additate da blog e siti conservatori, in aperta campagna mediatica contro Bergoglio, come “simboli pagani”: da qui, esultanze e approvazioni per il blitz (“giustizia è fatta”).

Ma una testimonianza significativa è senzaltro quella del cardinale Camillo Ruini, che esprime tanta perplessità sull’eventualità di far diventare preti anche i diaconi sposati: “A mio parere è una scelta sbagliata. Prego che il Papa non la confermi”. I motivi dietro la presa di posizione di Ruini sono due: “Il celibato dei sacerdoti è un segno di dedizione totale a Dio” e “il matrimonio oggi è in crisi”, quindi “i sacerdoti sposati sarebbero esposti agli effetti di tale crisi”.