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Coronavirus, la vita sospesa, il grido d’allarme dei ristoratori umbri

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“E’ inutile girarci intorno: di fronte al Coronavirus e alla risposta dello Stato si preannunciano fallimenti, licenziamenti e famiglie sul lastrico. Uno scenario apocalittico”. A lanciare l’allarme rispetto all’emergenza da Covid-19 sono circa 300 ristoranti umbri che hanno deciso di fare squadra per fronteggiare quello che definiscono uno “tsunami economico”.
Dopo il fermo dovuto al lockdown a fare da detonatore della rabbia e dell’allarme è stato il decreto “Cura Italia” emanato dal Governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Una manovra che, secondo gli imprenditori, «è assolutamente inadeguata per l’insufficienza delle misure previste: il decreto, infatti, non riconosce né tutela il settore della somministrazione».
Per far fronte a tale situazione hanno deciso di costituire un’associazione che metta insieme gli operatori di attività locali (ristoranti, bar, pizzerie, pub, pasticcerie e tutto il mondo della somministrazione umbra) appartenenti al settore della somministrazione e ristorazione (Horeca) per tutelare la categoria. Una manovra che, secondo gli imprenditori. A tale iniziativa ad oggi hanno aderito circa 300 imprenditori, in rappresentanza di settore. Ma l’associazione resta aperta a tutti i soggetti interessati.

«Le Piccole e medie imprese rappresentano un settore cruciale del tessuto socio-economico dell’Umbria e annoverano un’enorme quantità di addetti – spiegano i rappresentati dell’associazione -, generando un fatturato importante e dando lavoro a persone che oggi rischiano di non avere più un’occupazione. Come parte cruciale del tessuto socio-economico umbro, i piccoli imprenditori richiedono oggi maggiori tutele: una battuta d’arresto del settore rappresenterà un ulteriore colpo all’economia regionale, in crisi attestata ormai da anni. Oggi è inutile girarci intorno: di fronte al Coronavirus e alla risposta dello Stato si preannunziano fallimenti, licenziamenti e famiglie sul lastrico. Uno scenario apocalittico».

A breve l’associazione formalizzerà una serie di richieste che vanno dall’azzeramento di qualsiasi imposta regionale locale per un periodo definito alla possibilità di riaprire le attività disponendo di liquidità, grazie a un sostegno nell’accesso ai prestiti fino alla sospensione o all’annullamento dei canoni per le utenze relative al periodo di inattività; senza tralasciare il riconoscimento di un indennizzo o altra garanzia per gli amministratori.
Seguirà a breve – fanno sapere inoltre – un documento dettagliato delle richieste stilate dall’associazione. A oggi il coordinamento della rappresentanza è in costante contatto con rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali «per monitorare la situazione nella speranza che le prossime evoluzioni portino l’attenzione dovuta al settore, comprendendo le reali necessità e le relative azioni in sostegno di un comparto che è linfa vitale nel tessuto socio-economico del paese e che non può essere vittima dopo il virus anche delle scelte del proprio governo».
Ci sentiamo abbandonati, lamentano i ristoratori.

Promotori Gianni Segoloni (IL BISTROT. di PERUGIA), Luca Pellegrini (LASSA Gì di ELLERA), Luca Gatti (RISTORANTE DEL GOLF PERUGIA), Fabrizio Marcaccioli (BAR PASTICCERIA ETRUSCA PERUGIA), Simone Ragni (REGINA PERUGIA), Giobi Zangara (LA SERRA PERUGIA), Cristiano Minelli (IL POLLASTRO PERUGIA), Samuele Ciccioli (GUS BOTTEGA ALIMENTARE DI FOLIGNO, referente consorzio commercianti horeca di Foligno).