Home Cronaca Concorsopoli, la difesa di Bocci: “intercettazioni e tabulati non sono utilizzabili”

Concorsopoli, la difesa di Bocci: “intercettazioni e tabulati non sono utilizzabili”

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Nell’udienza di ieri hanno preso la parola gli avvocati che hanno esposto le ragioni per le quali i loro assistiti devono essere assolti. Si torna in aula il 14 maggio

“Gianpiero Bocci è innocente e deve essere assolto”.
Lo ha ribadito il suo legale difensore, Alessandro Diddi, nella requisitoria del processo sui presunti concorsi truccati nella sanità pubblica che conta oltre trenta imputati. Secondo l’avvocato romano, le intercettazioni captate dalla Guardia di Finanza durante le indagini non sono utilizzabili perché in contrasto con la tutela della vita privata garantita dalle direttive europee.

Nei confronti dell’ex sottosegretario all’Interno e dell’ex presidente di Regione, Catiuscia Marini, i pubblici ministeri hanno chiesto, al termine della requisitoria, l’assoluzione per il reato di associazione per delinquere. 

Non avrebbero fatto parte della presunta cupola in grado di condizionare – secondo l’accusa – nomine e concorsi nella sanità umbra.

L’avvocato difensore chiede ora l’assoluzione anche dalle altre contestazioni: “Bocci – afferma, non ha mai istigato un pubblico ufficiale a commettere reati per favorire i presunti candidati protetti. Il riferimento è alla consegna, in anticipo, di domande per le selezioni concorsuali finite sotto la lente degli investigatori. Si trattò, secondo Diddi, di semplici raccomandazioni, moralmente riprovevoli, ma che non hanno alterato l’andamento dei concorsi e che dunque non costituiscono reato”. Non ci sono prove, secondo l’avvocato, dell’avvenuta consegna delle tracce da parte dell’ex direttore dell’ospedale, Emilio Duca, a Gianpiero Bocci. E nemmeno che i due, l’11 maggio del 2018, si siano effettivamente incontrati. Fatta eccezione per la cella telefonica agganciata, quel giorno, dai telefoni dei due imputati. Qualche mese dopo, nell’aprile del 2019, sarebbero scattate le misure cautelari per alcuni indagati nell’indagine che ha travolto i vertici della politica regionale. Dopo cinque anni si avvicina la conclusione del processo di primo grado: la sentenza dovrebbe arrivare a giugno.