Home Perugia A Perugia è fuga dal centro storico: restano 8.000 residenti

A Perugia è fuga dal centro storico: restano 8.000 residenti

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Le cause sono da addebitare al degrado e al depauperamento dei servizi ai cittadini

di Francesco Castellini – Perugia sempre più desertificata, con un centro storico sempre più spopolato e con il suo cuore pulsante che batte sempre meno con la giusta e vitale energia.

I perugini che vivono all’interno delle mura urbiche sono ridotti a meno di 8.000, quando fino a una ventina di anni fa nel centro storico se ne contavano più di 30mila.

E questo dato, per molti versi da record, deve preoccupare e indurre a riflettere, perché non è direttamente legato a un calo della popolazione, ma piuttosto ai disservizi non compensati dalle maggiori comodità che offrono la periferia e le frazioni limitrofe. Il tutto perlopiù condizionato in particolare dai parcheggi che non ci sono e che se si vogliono utilizzare debbono essere pagati profumatamente, ma anche da un’offerta commerciale che “fuori” è addirittura superiore, almeno in quantità, a quello del centro cittadino.

Che dire poi del fatto che il cuore di Perugia sia diventato ultimamente un piccolo Bronx, una zona di “frontiera”, dove si assiste alla moltiplicazione degli scippi, ad aggressioni ad anziani e a ragazze, rapine nei negozi, spaccate; il tutto condito da presenze inquietanti di spacciatori, da “visite” nelle abitazioni, e ora dall’aggravante del Covid, che ultimamente ha visto trasgredire le ristrettezze imposte dalla pandemia con una serie infinita di episodi di movide violente e risse sanguinose e barbare.

Ed è evidente che tutto questo ha fatto sì che la “sicurezza percepita” dalla popolazione residente sia andata via via deteriorandosi fino a determinare una “fuga” senza ritorno. Perché si sa che i reati predatori, come le cavallette, come le zanzare, sono da sempre i più fastidiosi, sono le offese più difficili da digerire, quelle che producono maggiore allarme sociale, paura e tensione.

Dunque, pur riconoscendo alle forze dell’ordine un lavoro e un impegno straordinario, non si può davvero pensare che il problema possa essere risolto solo affidandoci alle cosiddette “maniere forti”. I sociologi lo sanno bene che i mali che affliggono una città hanno radici profonde e precise.
Ci si guarda intorno e sembra di assistere ad una rappresentazione scenica. Quartieri privi di anima: le finestre delle abitazioni chiuse, luci spente di notte, molte saracinesche inesorabilmente abbassate. Una scenografia che intristisce e che non lascia immaginare nulla di buono per il futuro.

Tutto è stato delocalizzato senza opporre resistenza alcuna, senza una progettualità alternativa. E così quello che significa “tessuto vivo” di una città, è stato transumato in periferia, che evidentemente ha più forza attrattiva.

Questo senza tentare di creare politiche di contrasto, anzi in qualche modo favorendo la nascita di buchi urbanistici e dunque sociali, che di fatto hanno rappresentato l’abbattimento di tutte le naturali barriere culturali e sociali contro il degrado.

Sì, grazie alle iniziative di operose e volenterose associazioni e di privati cittadini, si è assistito a tutto un fiorire di eventi, manifestazioni, concerti, fare night! Sono stati riaperti dei cinema, e si è dato vita a tutta una serie di ristorantini e pub che a tratti fanno pensare più alla rive gauche di Parigi che alle bidonville di Perugia, ma ora c’è da chiedersi se tutto ciò basta, se questo davvero può compensare i vuoti enormi che si sono venuti a creare nel frattempo.

La verità è che non c’è una via di mezzo, non si conoscono alternative: Perugia tornerà a vivere e pulsare solo quando la massa di perugini tornerà in maniera attiva e viva a riappropriarsi del suo territorio e dei propri naturali spazi.