La mobilità nazionale costringerà moltissimi degli assunti nel 2015 con la Buona scuola a trasferirsi a centinaia di chilometri di distanza. Delusione e malcontento sui social, proteste nelle sedi sindacali da parte di maestri convinti di errori grossolani
Di Cinzia Dell’Orto – Ha convocato tutta la famiglia, il marito e i due figli, alla fine ha deciso: accetterà la cattedra e si trasferirà in Umbria. E’ questo l’unico modo per poter continuare a svolgere la “missione” di insegnate. A 59 anni compiuti si è ritrovata malgrado tutto nelle scomode vesti di migrante. E dunque lascerà la sua amata Napoli con la valigia in mano e un po’ di rammarico nel cuore. La maestra Giorgia M., precaria da 25 anni alla primaria, è una delle tantissime assunte dalla Buona Scuola lo scorso anno. E ora dopo 12 mesi di servizio “provvisorio”, a settembre dovrà trasferirsi in uno dei paesini della provincia umbra, a mille e più chilometri di distanza dalla città dove pensava di andare in pensione. Ma come Giorgia sono tantissimi i docenti assunti nel 2015 che sono scoppiati in lacrime alla vista della e-mail inviata dal cervellone ministeriale con la sede definitiva assegnata per l’anno scolastico 2016/2017. Quasi tutte donne.
Tantissimi i malumori. Il primo sfogo è stato affidato ai social, presi letteralmente d’assalto per dare voce alla delusione e per protestare contro un meccanismo definito “ingiusto”.
E le sedi sindacali sono state prese di mira dai docenti convinti che nei trasferimenti ci fossero “errori” grossolani. Ma intanto l’anno scolastico 2015/16 è finito e ora le migliaia di insegnanti ex precari a settembre e a novembre, con due convocazioni distinte del ministero, dovranno attraversare l’Italia. Una faticosa transumanza, dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Campania all’Umbria e via salendo.
