Home Attualità Rogo di Primavalle, una strage rimasta impunita

Rogo di Primavalle, una strage rimasta impunita

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Ricorrono i 50 anni dalla morte dei due fratelli Mattei, figli del segretario Msi di un quartiere di Roma

Roma, via Bernardo da Bibbiena 33, lotto 15, scala D, terzo piano; notte tra il 15 e il 16 aprile 1973, dopo aver sparso di benzina la porta d’ingresso ed averne fatto scorrere il contenuto di una intera tanica al di sotto, viene appiccato il fuoco all’abitazione di Mario Mattei, padre di sei figli, segretario della sezione del M.S.I. (Movimento Sociale Italiano), “Giarabub” di Primavalle, in via Svampa, noto quartiere popolare a nord della Capitale.

Sul posto giungiamo anche noi del Nucleo Investigativo Carabinieri di Roma. Constatiamo che tutti i componenti della famiglia Mattei sono riusciti a mettersi in salvo. Mario, accortosi dell’incendio, si getta giù dal balcone, la moglie Anna edi i due figli piccoli Antonella di 9 anni e Giampaolo di anni 3, riescono a fuggire dalla porta principale quando il fuoco comincia a diffondersi. Lucia di 15 anni, riesce a calarsi nel balconcino del secondo piano e da lì si butta giù, ma viene presa al volo dal padre già in terra nonostante già in parte ustionato e aver riportato anche delle ferite. Silvia, 19enne, si getta dalla veranda della cucina, batte la schiena sul tubo del gas, viene, fortunatamente, trattenuta per qualche istante dai fili del bucato riportando le fratture di due costole e tre vertebre. Gli altri due figli, Virgilio di anni 22 e il fratellino Stefano di 8 anni, invece, non riescono a gettarsi dalla finestra e scampare alle fiamme. Intrappolati riescono soltanto ad affacciarsi e provano a chiedere aiuto. Muoiono bruciati vivi (foto sotto).

Quanto riferitoci, anche se confusamente, dai coniugi Mattei, la signora Anna, in particolare, e gli sfoghi, le parole nervose dei testimoni presenti, serve a rafforzare i nostri sospetti circa la matrice di tale efferato fatto criminoso. Mentre i militari della Sezione Rilievi Tecnici del Nucleo Investigativo Carabinieri proseguono nel sopralluogo, vengono effettuate perquisizioni domiciliari all’interno delle sedi del Collettivo di Potere Operario di Primavalle, che presso le abitazioni di alcuni esponenti di detto movimento.
Nella fattispecie, a casa di Achille Lollo, viene rinvenuto e sequestrata della documentazione interessante, che ci consente di individuare i collegamenti tra detto Collettivo e quelli Universitari facenti capo al Franco Piperno, ad Oreste Scalzone e ad altri.
Sul comodino della camera da letto di Lollo, all’interno di un libro inneggiante all’attività rivoluzionaria e alla guerriglia sud-americana, si trova un foglio toponomastico di Roma che ritrae il quartiere di Primavalle, con una indicazione chiara, riportata a matita, che segna il percorso tra la sede del Collettivo di Potere Operario e l’abitazione dei Mattei, in via Bernardo da Bibbiena.

Le indagini conducono all’incriminazione di Achille Lollo, subito tratto in arresto, ed altri due Marino Clavo e Manlio Grillo, resisi irreperibili espatriando con l’aiuto di Oreste Scalzone. Raggiungeranno Stoccolma e, sebbene, poi,arrestati nel maggio del 1975, non verranno estradati. Lollo al processo del giugno ’75 presso la Corte d’Assise di Roma, va detenuto ma viene assolto per insufficienza si prove unitamente al Marino Clavo e a Manlio Grillo.
Nonostante l’assoluzione, perché consapevole, forse, della propria colpevolezza anche Lollo ripara all’estero, senza fare più ritorno in Italia. In appello, dove ancora una volta, nel dicembre 1986, sono citato a deporre, tutti e tre verranno condannati a diciotto anni di reclusione di cui tre condonati, con una sentenza che lascia esterrefatti e che farà discutere.

Per i giudici della Corte d’ Assise d’Appello, la strage. nella quale avevano trovato orrenda morte i fratelli Virgilio e Stefano Mattei, non verrà ritenuta “atto volontario”. Così, la “qualità” della sentenza confermata in Cassazione, porterà nel 2005 alla prescrizione, consentendo ai responsabili della strage di Primavalle di tornare liberi cittadini. E’ una ennesima testimonianza di come delle indagini difficili, laboriose, complesse, costate impegno e prolungati sacrifici, possano essere vanificate pur con un verdetto di condanna.

Terrorizza, e fa ancora discutere, il fatto che l’atto che aveva determinato la strage sia stato ritenuto “non volontario”- Gli interrogativi rimangono ancora privi di plausibile risposta. Ma perché tale assurdità, tale nonsenso? Lollo, in più occasioni, ebbe ad affermare che quella di Primavalle non era stata una strage ma una “vicenda politica”. Ebbene, nell’analizzare le modalità della sua fuga dall’Italia e le vicissitudini giudiziarie attraverso l’esame degli atti del procedimento, compresa la documentazione prodotta dalla difesa della famiglia Mattei, avvocato Randazzo, è possibile riscontrare che Lollo abbia usufruito di protezioni influenti e di appoggi di varia natura. Riparato in Svizzera con l’aiuto della nipote di Giangiacomo Feltrinelli, Antonella De Stefani, raggiunge la Svezia, ove spinge collegamenti con i guerriglieri sud-americani e africani, dell’Angola in particolare. Ripara in seguito in Francia, in Angola appunto, e infine in Brasile, dove viene arrestato., Un’attività che non sfugge ai nostri Servizi Segreti, ai quali è più che nota quale sia la rete di favoreggiamenti di molti terroristi rossi italiani, in gran parte ricercati, come Lollo. Non si può. Quindi escludere a priori che Lollo sia stato addirittura una “pedina” dei Servizi Segreti stessi e che abbia potuto usufruire non solo di protezione, ma anche di un forte sostegno economico.

A reato prescritto, Lollo confessa le sue responsabilità in una intervista al Corriere della Sera, riproponendole nella trasmissione “Porta a Porta” di Vespa e coinvolge alcuni compagni di Potere Operaio: Paola Gaeta. Elisabetta Lecco e Diana Perrone. Molta violenza, tanti veleni e non mancarono all’epoca i depistaggi atti a influenzare le coscienze dei disattenti, dei disorientati.
Per prassi consolidata si trovò agevole praticare la menzogna con metodo perché si accreditasse la tesi di evento tragico quello di via Bernando da Bibbiena, causato da beghe interne tra i fascisti, gli uni contro gli altri armati. Così, Lotta Continua: “La provocazione fascista oltre ogni limite arriva al punto di uccidere i suoi stessi figli”; mentre Il Manifesto: “È un delitto nazista”.
Per il Messaggero di Perrone, fu messa in campo una campagna innocentista: “Assolti! La vergognosa montatura fascista è crollata”.
Anche alcuni intellettuali di sinistra (circa 800 già firmatari per l’assassinio del Commissario Luigi Calabresi del 17 maggio 1972), si mobilitano.
Albero Moravia. Quando Clavo e Grillo furono arrestati in Svezia, lanciò un appello perché fossero accolti come esuli politici e non venissero estradati.
Cioè, avrebbe dovuto prevalere la disinformazione, che con i suoi veleni ideologici, accompagnati da molotov e ‘P38’, negli anni successivi portò le Br a “colpire al cuore lo Stato” con l’assassinio dei cinque militari della sua scorta ed al sequestro ed uccisione di Aldo Moro.

Per i coniugi Mattei l’unica consolazione resterà quella di vedere intitolare ai due figli Virgilio e Stefano un parco, dopo un lungo oblio, da perdersene memoria fino al 2003, quando il XIX Municipio di Roma, decide di inaugurarlo.
E dal 2003 ogni anno una cerimonia riproporrà quella strage, a perenne monito, per ricordare l’odio criminale comunista, la vergognosa impunità e latitanza coperta degli assassini, il sacrificio di Stefano e Virgilio martiri di Primavalle, affinché una violenza così cieca non possa mai più insanguinare il nostro Paese. Di buon auspicio uno di quella generazione degli anni perduti, Lanfranco Pace, di Potere Operaio, che trent’anni dopo dirà: “Fummo costretti ad assumerne le difese nonostante la loro colpevolezza e così montammo una controinchiesta. Perché? Perché non c’erano alternative”.
E ancora: “Non ricordo tanta comprensione né tanta solidale vicinanza come quella volta che predicammo il falso”.

Antonio Cornacchiagenerale ………. in quiescenza dell’Arma dei Carabinieri