Home Perugia Rapporto Aur sull’economia umbra: segnali positivi da lavoro e turismo

Rapporto Aur sull’economia umbra: segnali positivi da lavoro e turismo

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Immagine di jannoon028 su Freepik

Dopo una crescita sostenuta nel 2022 si è registrato un rallentamento nella seconda parte dell’anno a causa dell’inflazione

Nel 2022 anche l’Umbria si è caratterizzata per una crescita sostenuta, che si stima in sostanziale allineamento a quella nazionale, con un rallentamento nella seconda parte dell’anno, determinato dalle tensioni inflazionistiche – ancora maggiori nella regione rispetto al contesto italiano – e dall’indebolimento della domanda globale.

Secondo le stime AUR, il Pil umbro dopo una buona performance nel 2022 (+3,4 per cento) avrebbe rallentato la sua crescita nel primo trimestre 2023, attestandosi intorno ad un +1,3 per cento tendenziale.

La base imprenditoriale regionale conta alla fine del 2022 poco meno di 80 mila imprese attive, una quota piuttosto stabile nell’ultimo quinquennio, dopo il progressivo calo avvenuto negli anni precedenti.

Dopo la contrazione a causa della crisi pandemica, già nel 2021 il numero delle Piccole e medie imprese è tornato a crescere, in Umbria come in Italia. Nel 2021 si stimano 2.227 Pmi in Umbria, un dato in crescita del 5,1 per cento rispetto all’anno precedente (4,2 per cento in Italia) e che supera del 3,3 per cento anche il livello del 2019.

Le performance delle Pmi umbre continuano a migliorare nel tempo: il 2022 consolida la ripresa del 2021 e fa segnare un incremento del fatturato del 2,1 per cento rispetto all’anno precedente e dell’8,1 per cento rispetto al 2019. Anche il valore aggiunto e il margine operativo lordo delle Pmi umbre registrano nell’ultimo anno incrementi lievemente superiori alla media nazionale, pari rispettivamente all’1,5 e al 4,6 per cento.

La performance esportativa italiana nel 2022 si connota per una crescita molto sostenuta (+9,7 per cento in termini reali) e piuttosto diffusa anche a livello territoriale: l’Umbria, con un +12,7 per cento si colloca tra le regioni che spiccano per un aumento superiore alla media nazionale, sebbene la sua incidenza rispetto al totale delle esportazioni italiane rimanga stabile allo 0,9 per cento.

Al primo trimestre 2023 quasi la metà delle esportazioni umbre si sono dirette, nell’ordine, verso Germania, Stati Uniti, Francia, Spagna. Tra i primi 20 paesi di destinazione, quello che ha guadagnato più posizioni in classifica, ben sette, è stata l’Austria, piazzandosi all’undicesimo posto; mentre la Turchia, passando dal sesto al quindicesimo posto, è stato il paese che ha perso più posizioni.

Il 2022 segna praticamente il ritorno alla normalità dopo gli anni neri del Covid-19. Le presenze turistiche fanno registrare un record rispetto alla serie storica considerata attestandosi a quota 6 milioni e 315 mila: +2,7 per cento rispetto al miglior risultato del 2019. Gli arrivi si riportano su un livello decisamente soddisfacente. La permanenza media si attesta su valori migliori rispetto al periodo pre-pandemia.

Nei primi cinque mesi del 2023, in continuità con quanto avvenuto nella seconda parte del 2022, la regione si conferma turisticamente attrattiva. Le presenze superano nettamente quelle del periodo pre pandemico. In valori assoluti, si va dai +166.135 rispetto al 2019 ai +444.185 rispetto al 2017; in termini di variazioni percentuali si oscilla dal +9,0 per cento rispetto al 2019 al +28,5 per cento rispetto al 2017. I primi cinque mesi 2023 sono positivi anche sul fronte degli arrivi, con performance migliori rispetto ai corrispondenti periodi usati come benchmark. In più, per la prima volta, gennaio 2023 sfonda il muro dei 100 mila arrivi. Questo storicamente è un dato davvero significativo.

Nel primo semestre 2023 l’aeroporto internazionale dell’Umbria “San Francesco” parte bene facendo registrare importantissimi tassi di crescita rispetto allo stesso periodo del 2019 (anno pre-Covid). Il merito di certe performance è sicuramente da attribuire ai grossi investimenti voluti dalla Regione in sinergia con la SASE. In particolare, se ci soffermiamo sul solo 2023 emerge che, nei sette mesi compresi tra fine marzo e fine ottobre, lo scalo offre oltre 500 mila posti sui voli operativi da e per l’Umbria.

Sul fronte lavorativo, dopo un 2022 segnato da una lieve caduta dell’occupazione in Umbria (causata dal declino verificatosi a metà dell’anno), alla fine del primo trimestre 2023 la regione conta 369 mila occupati, un valore record rispetto allo stesso periodo a partire dal 2019 (si registrano 18.600 unità aggiuntive). Il tasso di crescita tendenziale (+3,7 per cento) è il più alto rispetto a Italia, Nord, Centro e la performance rimane la più elevata anche se si confronta il dato rispetto al primo trimestre di quattro anni prima (+5,3 per cento).

La consistente ripresa del mercato del lavoro al primo trimestre 2023 si accompagna a un incremento della disoccupazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente che però interessa soltanto la compagine femminile: le donne in cerca di lavoro superano le 15 mila unità (+42,3 per cento) mentre gli uomini si portano sotto quota diecimila (-15,8 per cento), segnando il calo più elevato rispetto a quello delle altre aree. Solo nel Centro Italia si verifica un aumento della disoccupazione femminile, visto che altrove il calo riguarda entrambi i sessi. Per l’Umbria si può supporre che continui il travaso soprattutto di donne, ex forze di lavoro potenziali (componenti le non forze di lavoro), che si (re)immettono sul mercato alla ricerca di un impiego, contribuendo in parte alla ripresa delle forze di lavoro che, nella regione, abbiamo visto essere stata particolarmente sostenuta.

Il 2022 ha assistito a un consolidamento della ripresa dei flussi delle posizioni lavorative in entrata e in uscita, un segnale di accresciuta movimentazione del mercato a confermare la incontrovertibile ripresa delle attività. L’Umbria, quanto a incremento complessivo delle assunzioni attivate dai datori di lavoro privati e delle cessazioni (11 per cento e 16,7 per cento rispettivamente), risulta allineata all’Italia.

Nel primo trimestre 2023, se alle nuove assunzioni si sommano le trasformazioni contrattuali si evince, relativamente alle posizioni a tempo indeterminato, un aumento netto delle stesse pari a 2.498 (a fronte di 1.957 posizioni aggiuntive nel primo trimestre dell’anno precedente). La trasformazione delle situazioni contrattuali a termine in contratti a tempo indeterminato (la componente preponderante) sottende un evidente rafforzamento della situazione economica delle realtà produttive.

Un altro segnale incoraggiante, che va nel senso di un’accresciuta solidità delle imprese, proviene dal calo tendenziale dei licenziamenti di natura economica (-23 per cento in Umbria, -17 per cento in Italia), che si verifica a tassi più elevati tra i contratti a tempo indeterminato (-25,4 e -23,3 per cento rispettivamente). In Umbria al primo trimestre 2023 se ne contano complessivamente 1.257, di cui 896 tra i contratti a tempo indeterminato.

Nel 2022, in Umbria per 42 indicatori di benessere (il 58 per cento di quelli confrontabili) si registra un miglioramento rispetto al livello del 2019; il 36 per cento si trova su un livello peggiore, mentre il 7 per cento si mantiene stabile sui livelli pre-pandemici.

Le misure del BES in Umbria mostrano come il periodo trascorso dalla pandemia abbia accentuato tanto i processi socio-economici che costituiscono i punti di forza tradizionali della regione (longevità, elevata istruzione e solidità dei rapporti all’interno delle cerchie più prossime di famiglia e amici) quanto gli ambiti che, già deboli prima del 2019, ancora non esprimono segni di ripresa significativi (qualità dei servizi di connettività e mobilità; partecipazione culturale; situazione economica delle famiglie) a cui si aggiungono le difficoltà legate all’accentuarsi degli effetti del cambiamento climatico.