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Perugia, Romizi risponde alle critiche della Ferdinandi: «Non è vero che la città è depressa»

Perugia, Romizi risponde alle critiche della Ferdinandi: «Non è vero che la città è depressa»

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Scambio di battute fra la candidata a sindaco per il centrosinistra e il primo cittadino uscente

Vittoria Ferdinandi, candidata a sindaco di Perugia per il centrosinistra, ha espresso biasimo nei confronti del primo cittadino uscente, affermando: “Adesso è il tempo del coraggio. Romizi ha depresso la nostra città, l’ha resa spaventata. Il capoluogo ormai è una realtà frammentata e immobile e quindi vi dico, con ‘emozione altissima’, Perugia: da oggi ci siamo”.
L’annuncio è arrivato in piazza Italia, nell’annunciare la candidatura per il centrosinistra, acclamata in piazza da tante persone, davanti ai palazzi della Regione e della Provincia, dopo una riunione con la coalizione formata da Pd, 5Stelle, Verdi-Sinistra, Demos, Civici Umbri, Rifondazione e la Lista per la sanità pubblica.

Ferdinandi è apparsa sorridente, felice in certi momenti e molto emozionata. Si è sistemata, ha aperto il sorriso e ha parlato sei minuti consecutivi citando Don Milani e Paolo Vinti, per poi rispondere a un paio di domande dei giornalisti e infine andarsene giù per la scala mobile. Ferdinandi ha parlato di una “città sofferente e depressa”, del “grande lavoro che hanno fatto le associazioni”, della volontà di “metterci in ascolto di queste fratture e queste ferite che riguardano i diritti, generazionali, urbanistiche, con il centro sempre più staccato dalle periferie ormai figlie di un Dio minore”. E poi i giovani “che vorrebbero restare ma sono costretti ad andarsene perché Perugia non offre sbocchi”. Senza scordare il tema della sanità: “Il diritto alla salute pubblica è stato smantellato e c’è chi in questi anni ha pensato che potesse scrollarsi questo problema dalle spalle, nascondendosi dietro l’argomentazione molto blanda che al Comune la questione non dovesse riguardare”.

Andrea Romizi

A tali accuse Romizi ha replicato (senza mai nominare la Ferdinandi) pubblicando un lungo post su Facebook: «Questa è la “gentile” dedica che mi hanno voluto rivolgere nella giornata di ieri.
Sento allora la necessità e il desiderio di domandare a tutti voi: vi ho reso spaventati? In questi anni vi siete sentiti dal Sindaco abbandonati?
Onestamente non credo di meritare questo pensiero, né credo lo meriti la città.
Perché se c’è un elemento che mi è stato trasversalmente riconosciuto è quello di aver riavvicinato l’amministrazione ai cittadini e con loro di aver riattivato processi virtuosi condivisi e nuove e rinnovate sinergie, con le quali in tante aree stiamo non solo curando antiche ferite ma valorizzandone potenzialità.

Come non credo che questo giudizio se lo meritino le tante donne e i tanti uomini di buona volontà che in questi anni hanno lavorato con me raggiungendo risultati che sono sotto gli occhi di tutti e risultano essere misurabili con indicatori reali e in maniera oggettiva.
Si pensi semplicemente al bilancio che si restituisce ai perugini completamente risanato.
Si pensi agli investimenti che, come riportato dal programma triennale delle opere pubbliche, in questi anni siamo riusciti a decuplicare da 20 a 200 milioni, e al riguardo non può essere in maniera sbrigativa disconosciuta la capacità che questa amministrazione ha avuto di intercettare risorse come poche altre città in questi anni, vedasi la classifica del Sole 24 ore che, in valori assoluti, colloca Perugia al pari di regioni e città metropolitane.

Si pensi alla spesa sociale che è passata da circa 9milioni di € nel 2014 a oltre 18milioni nel 2023, a cui si aggiungono oltre 3milioni di fondi PNRR già “in cantiere”.
Si pensi alla capacità di recuperare la nostra storia e la nostra bellezza tramite il programma Art bonus e d’altro verso si pensi anche alla visione straordinaria che si è riusciti a coltivare nella tecnologia in primis con l’infrastrutturazione della fibra fino ad arrivare al gemello digitale della città, primo in Italia.

Si pensi al turismo sempre più destagionalizzato con l’aeroporto che supera la soglia dei 500mila passeggeri. Si pensi alla città piena di visitatori in ogni periodo dell’anno, capace di attrarre turisti da tutto il mondo e attenzioni dai principali media internazionali.
Le persone che in questi anni hanno lavorato con me sanno bene che quello che vediamo prendere forma è solo una parte di tutto quello che abbiamo seminato e che nei prossimi anni verrà alla luce.

Penso al PINQUA a Ponte San Giovanni, al BRT fino a Castel del Piano, agli ulteriori interventi in stazione, al cantiere di Monteluce che a breve ripartirà, ad Agenda Urbana a San Sisto, al Piano di rigenerazione dell’asta del Tevere, alla cittadella giudiziaria, al Mercato Coperto, al Turreno, al Teatro Pavone, per citarne solo alcuni. Se si dovessero andare a sommare tutti questi interventi avremmo ancora più chiara la potenza delle azioni attivate con risorse che questa città non ha mai visto.

Ed in queste opere e in questi numeri c’è un unico filo conduttore: la persona nella sua interezza. In ogni piano di rigenerazione, in ogni progetto è lei il punto di partenza e a lei sono dedicate gran parte delle iniziative, proprio con il fine di creare una città a misura d’uomo, contro ogni marginalizzazione, affinché nessuno rimanga solo.
Una città perfetta? No. Ma una città che ha saputo rialzarsi e accompagnare questi processi che hanno portato scelte importanti e lavoro costante: certamente questo ha comportato fatica ma anche frutti nuovi e concreti che presto raccoglieremo.

In questi anni posso aver commesso degli errori, ma sono stato costantemente mosso dall’idea di una comunità unita, coesa e matura.
Capisco che in campagna elettorale tutto (o quasi) sia concesso, ma reputo che sia fondamentale non perdere mai di vista il confine fra propaganda e realtà.
Pertanto quello che a me eventualmente spaventa è che si affronti questa campagna elettorale non tanto parlando della nostra città con le sue potenzialità e fragilità, ma tornando ai tempi in cui la priorità alla fine era semplicemente quella di delineare nel volto dell’altro il demone da combattere.
Questa non sarà mai la mia politica».