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Lotta contro la pedofilia nella Chiesa, da Assisi il monito del Cardinale Zuppi: “Nessuna prescrizione”

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Il presidente della Cei: «Chiunque denuncia anche a distanza di anni viene ascoltato»

I vescovi italiani hanno concluso ieri ad Assisi la 79ª assemblea generale straordinaria con l’appello lanciato dal Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, che ha affrontato vari temi, tra cui la pace, la situazione in Italia, la formazione dei nuovi sacerdoti, sino alla questione delicata della tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, con la presentazione della IIª Rilevazione sulla rete territoriale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili.
Sul tema sono intervenuti Emanuela Vinai, coordinatrice del Servizio nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili della CEI e don Gianluca Marchetti, sottosegretario della Conferenza episcopale italiana (Cei).
Nel 2022, sono state segnalate 54 vittime di presunti abusi, di cui 35 minorenni. I presunti autori degli abusi sono 32. Tra questi, un terzo sono chierici, un terzo religiosi e il resto laici.
«Nella Chiesa non c’è prescrizione – spiega il cardinale Zuppi – chiunque denuncia anche a distanza di anni viene ascoltato, e comunque noi facciamo un procedimento interno. In molti casi non c’è un rimando al penale perché prescritto, ma per noi no. Ci sono casi di persone che denunciano solo all’autorità ecclesiastica e non hanno alcuna intenzione di denunciare alle autorità civili, mentre la nostra richiesta è di rivolgersi anche alle autorità civili».
Quanto a presunti episodi d’insabbiamento dei casi di abusi da parte dei vescovi, il presidente della Cei ha risposto: «È difficile che oggi un vescovo insabbi. È quasi più pericolosa una valutazione non oggettiva. Semmai il rischio è quasi il contrario: che per prudenza si avviino procedimenti giuridici anche soltanto per verificare i fatti».
“I preti pedofili non siano abbandonati a se stessi”. È l’appello dei vescovi italiani al termine dell’assemblea generale della Cei che si è tenuta ad Assisi. Nel comunicato finale i presuli scrivono che “se nella buona come nella cattiva sorte il presbiterio è la famiglia del sacerdote, si avverte l’importanza che anche quanti si sono resi colpevoli di delitti possano non sentirsi abbandonati a se stessi”. Una posizione da leggere alla luce della politica della tolleranza zero che sta attuando Papa Francesco nel contrasto dei sacerdoti e dei vescovi che si sono macchiati del reato della pedofilia. Bergoglio ha più volte dichiarato di considerare gli abusi del clero sui minori come un “culto sacrilego” e come una “messa nera“.
È stato anche ricordato che per combattere la pedofilia e gli abusi da parte di membri della Chiesa, sono stati realizzati 108 centri di ascolto su 160 Diocesi.