Home Economia La pandemia ha determinato in Umbria una crisi economica senza precedenti

La pandemia ha determinato in Umbria una crisi economica senza precedenti

0

Dopo oltre venti anni il Pil pro capite dell’Umbria è ancora al di sotto dei livelli del 1995

Pil Italia, nel terzo trimestre del 2021 l’Istat stima che il prodotto interno lordo, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia aumentato del 2,6% rispetto al trimestre precedente e del 3,8% in termini tendenziali. Lo comunica l’Istituto di statistica, precisando come i tre mesi in esame abbiano avuto tre giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al terzo trimestre del 2020. La variazione acquisita per il 2021 è stimata pari a +6,1%.

Secondo l’Istat, la variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e di un aumento sia in quello dell’industria, sia in quello dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta.

Secondo lo studio pubblicato da Aur () la pandemia da coronavirus ha determinato una crisi economica senza precedenti, per l’Italia e ancor più per l’Umbria. L’emergenza continua a incidere pesantemente sulla capacità produttiva del sistema regionale, con effetti settoriali molto differenziati. Lo shock ha colpito in prima battuta l’offerta aggregata e componenti rilevanti della domanda (trasporti, turismo, commercio) e si è immediatamente esteso al resto del sistema produttivo, con pesanti effetti sull’occupazione e mettendo a rischio la sopravvivenza di molte imprese. Dopo la forte contrazione del primo semestre, nel terzo trimestre abbiamo assistito a un tentativo di recupero, che però ha solo parzialmente attenuato quanto perso in precedenza. Il riacutizzarsi della pandemia dopo l’estate fa presagire il rischio di una ulteriore caduta delle principali componenti della domanda aggregata, con inevitabili ripercussioni sul reddito prodotto. La perdurante incertezza del contesto ha avuto pesanti ripercussioni sulle decisioni di investimento delle imprese, già deboli e rivisti ulteriormente al ribasso, e sul risparmio delle famiglie, che è lievitato per un atteggiamento cautelativo. Lo dimostrano i recenti dati diffusi da Banca d’Italia sulla robusta crescita dei depositi bancari sia dei residenti che delle imprese in Umbria.
Nell’industria, in un quadro di diffusa flessione delle vendite fa eccezione il settore alimentare. I contraccolpi subiti dal settore delle costruzioni, particolarmente importante per l’Umbria, potrebbero essere alleviati dai recenti incentivi fiscali introdotti per sostenere l’edilizia. I flussi turistici, dopo il crollo della prima parte dell’anno, hanno registrato, almeno per la componente nazionale, una consistente ripresa soprattutto in agosto, in cui si sono superati i numeri dell’anno precedente. Ciò non toglie che il settore, con il suo consistente indotto, continui a rimanere tra quelli in maggiore difficoltà. Nonostante il blocco dei licenziamenti l’occupazione nel primo semestre è calata, ma si è contratto ancora di più il numero di ore lavorate, considerando il massiccio ricorso alla cassa integrazione. Il contemporaneo calo dei disoccupati è controbilanciato dal 6 forte aumento degli inattivi: molte persone in cerca di un impiego, per la contingenza legata al lockdown non hanno potuto concretamente attivare le azioni di ricerca.
Stime economiche a livello nazionale La quantificazione degli impatti della pandemia sull’economia presenta un estremo grado di aleatorietà, che rende di fatto poco utilizzabili i modelli previsionali tradizionali, basati invece sulla regolarità dei comportamenti e sulla stabilità delle relazioni tra le variabili economiche. Stiamo vivendo una situazione senza precedenti, nella quale si sono prodotti repentini e profondi mutamenti, su scala nazionale e globale, nelle possibilità di produzione, nelle scelte di consumo e di investimento, nei flussi degli scambi internazionali, nei meccanismi del mercato del lavoro. A livello nazionale, secondo le ultime stime preliminari di Istat, dopo la forte contrazione registrata nella prima metà del 2020 (-5,5% nel primo trimestre e -13,0% nel secondo in termini congiunturali), nel terzo trimestre il Prodotto interno lordo (espresso in valori concatenati con riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato) sarebbe aumentato del 16,1% rispetto al trimestre precedente, riportando la contrazione in termini tendenziali al -4,7%.