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Il settore del commercio in Umbria è in sofferenza, sparite 4000 aziende in un anno

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Giorgio Mencaroni

Secondo i dati di Movimprese si registrano più chiusure che aperture

Per la prima volta dal 2009, le cessazioni delle aziende al Registro imprese della Camera di Commercio dell’Umbria superano le iscrizioni. Significa che nel 2023, per la prima volta, le aziende che abbassano le saracinesche superano quelle che aprono i battenti.
Lo riporta Il Messaggero che riferisce anche come “La flessione a livello numerico è di 139 imprese, frutto – rispetto al 2022 – di un calo delle iscrizioni (da 4mila 077 a 3mila 975) e di un improvviso aumento delle cessazioni (da 3mila 877 del 2022 a 4mila 114 del 2023).
In termini percentuali il calo umbro delle imprese nel 2023, rispetto al 2022 – dicono i numeri di Movimprese – è dello 0,15%, secondo peggior risultato d’Italia (peggio fa il Molise -0,55%), mentre le altre regioni che presentano un saldo iscrizioni-cessazioni negativo, benché leggerissimo, sono Marche (-0,07%) e Liguria (-0,02%). Tutte le altre regioni registrano invece un saldo positivo.

Il calo del numero delle aziende è dovuto esclusivamente alla flessione in provincia di Perugia, dove le iscrizioni sono scese a 2mila 957 (-1,4%, erano state 2mila 999 nel 2022) e le cessazioni cresciute a 3mila 131 (+8,7%, erano state 2mila 870 nel 2022), per un saldo di -174 imprese (nel 2022 il saldo era stato +129).
In provincia di Terni, invece, le iscrizioni sono scese da 1.078 a 1.018 (-60, -5,5% sul 2022) e le cessazioni sono invece scese da 1.007 a 983 (-24, -2,4%), per un saldo positivo di 35 imprese.

A soffrire di più sono le imprese delle costruzioni, del turismo e delle attività professionali.
Per il commercio, il 2023 si è chiuso con una riduzione di 8mila 653 attività ma, approfondendo l’analisi dei dati, si rileva come il processo di selezione in questo settore abbia riguardato essenzialmente il commercio al dettaglio, che nel 2023 ha perso quasi 7mila 700 unità.
Nell’agricoltura, il bilancio di fine anno evidenzia una riduzione di 7mila 546 imprese (-1,05%) mentre la manifattura presenta una perdita complessiva di 2mila 962 imprese (-0,56%). Una performance che tocca tutti comparti con la sola eccezione delle imprese di riparazione, manutenzione e installazione di macchine ed apparecchiature, accompagnata da una stabilità delle industrie di cantieristica navale, aerospaziale e ferro-tramviaria (+56), delle bevande (+37)”.