Home Politica Il cambiamento della politica organizzato dall’associazione politico-culturale “L’Officina”

Il cambiamento della politica organizzato dall’associazione politico-culturale “L’Officina”

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Il tema del dibattito “Il popolo ha abbandonato la politica, o è la politica che ha abbandonato il popolo”

Il cambiamento del contesto politico e della considerazioni dei cittadini, sono stati oggetto di un riflessiva analisi sulla disaffezione alla politica al convegno svoltosi al Resort Valle di Assisi. Ad aprire i lavori è stato il giornalista Giuseppe Castellini che ha letto i dati attinenti alle elezioni dell’ultimo ventennio che mostrano sia per le nazionali, che per le regionali e per le comunali avvenute in diverse Regioini ed in Europa, come la politica si cambiata e con essa il fenomeno crescente fenomeno della disaffezione ai partiti.

A seguire il politologo Prof. Alessandro Campi ed il sociologo Roberto Segatori hanno commentato il fenomeno.

In sintesi è emerso che il popolo ha smesso di capire la politica fidandosi meno dei partiti, ma con una componente di assenteismo strutturale a cui ci si deve abituare. L’immagine convenzionale dei partiti è cambiata e, di conseguenza,occorre abbandonare il pensiero dei i partiti di massa con una nuova forma che possa aggregare gruppi di interessi.


In particolare Alessandro Campi ha spiegato che “c’è da vincere la sfida della sfiducia crescente e della comprensione mancata”, perché assistiamo ad un livello “decrescente” delle prestazioni della politica dove “quello che viene promesso non viene poi dato e quello che è stato dato viene tolto”. Campi ha aggiunto “Incrociando però tutti i dati delle partecipazioni al voto dei paesi democratici la curva della partecipazione è comunque decrescente dal 1945 in poi” Da questo commento è emerso “Il desiderio di cambiamento politico è una spinta ad andare al voto ma non sempre e quindi non è sufficiente per capire l’astensionismo perché di contro subentra anche la delusione dell’altra controparte. Così come componenti del non voto sono anche l’insoddisfazione e la sfiducia negli attori politici, compresa la diffusione dell’idea che ormai a decidere per noi è una governance mondiale e non più i parlamenti nazionali, ma anche la soddisfazione dello status quo è anche motivo per non andare a votare”.
Il politologo ha detto “si è finalmente capito che si può fare politica anche fuori del canale classico del partito politico. La crisi dei partiti in termini di militanza e mobilitazione in parte è stata compensata e non è detto che sia un male. Si sono creati canali di partecipazione alternativi e questa non è antipolitica come a volte troppo facilmente viene definita”.

In questo modo ha concluso il suo intervento “Il partito ideologico di massa nasce da una congiuntura storica e quindi oggi dobbiamo abituarci a forme di partito più flessibili ma che sappiano ripartire dai territori”.

Il sociologo Roberto Segatori ha affrontato l’argomento “Dalla società dei partiti di massa ad una massa senza partiti”. “La stagione dei partiti di massa – ha commentato – è durata un secolo, fino agli anni ’80 del ‘900, e dai milioni di iscritti siamo passati ora a poche centinaia di migliaia” ha commentato Segatori per il quale sono tre le cause della trasformazione: “Sono cambiati i luoghi di aggregazione delle persone, soprattutto quelli del lavoro, c’è stata una rivoluzione della comunicazione politica, con protagonista Berlusconi, ed infine si assiste al ritorno della Plutocrazia, con un esempio come Bandecchi”.

In sintesi secondo il sociologo “per evitare l’eccessiva concentrazione dei poteri l’unica ricetta è moltiplicarli, favorendo una ulteriore forma di partito nuova che metta insieme associazioni e gruppi di interessi comuni”.

A seguire si è svolta una discussione basata su “Riforme istituzionali e nuova legge elettorale, servono ancora al paese?” con il deputato e portavoce nazionale di Forza Italia Raffaele Nevi e il senatore del Partito Democratico Walter Verini.

Il secondo panel si è basato su un tema politico e sociale di grande attiualità “Legge elettorale della Regione Umbria, serve cambiarla?”, ha visto la partecipazione dei capogruppo e consiglieri dei partiti presenti nell’Assemblea legislativa regionale.

Roberto Morroni, vicepresidente della Giunta regionale e presidente dell’associazione culturale l’Officina ha concluso l’interessante dibattito affermando “Abbiamo voluto creare questo momento di riflessione e di analisi dato che il tema è di grande attualità e perché la vitalità di un sistema democratico è anche direttamente connessa al livello di partecipazione. Anche il recente passaggio elettorale ha confermato una tendenza consolidata che fa registrare dati di astensionismo alle urne piuttosto patologici e che accomunano sì un po’ tutte le democrazie avanzate ma con livelli inferiori, comunque, a quelli che si manifestano invece nel sistema politico italiano che sta svettando da questo punto di vista. Oltre che comprendere il fenomeno – ha aggiunto Morroni – quello che è importante è anche andare a esplorare quali possono essere le possibili soluzioni e cioè se si può rivitalizzare un sistema democratico anche attraverso riforme istituzionali e leggi elettorali e oggi i contributi autorevoli che abbiamo ascoltato hanno portato indicazioni importanti anche in questo senso”.