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Festeggiamenti a Città di Castello in onore del patrono San Florido

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  Si tiene oggi, 13 novembre, il secolare appuntamento in onore del patrono della città tifernate

Oggi pomeriggio alle ore 18 a Città di Castello si terrà la tradizionale commemorazione del 13 novembre con tutto il clero della Diocesi, con il pontificale presieduto dal vescovo Paolucci Bedini, dei santi Fiorenzo, vescovo, del quale il papa san Gregorio Magno attesta la retta dottrina e santità di vita, e Amanzio, suo sacerdote, pieno di carità per gli ammalati e di ogni virtù.

Nome: San Florido di Città di Castello

 

 Titolo: Vescovo

Nascita: 520 circa, Città di Castello

Morte: 599 circa, Pieve de’ Saddi

Ricorrenza: 13 novembre

Martirologio: edizione 2004

Tipologia: Commemorazione

Patrono di:
Città di Castello

Florenzio nacque a Città di Castello, i suoi genitori morirono quando era ancora giovane, studiò lettere e teologia. Intorno al 542 il vescovo lo nominò diacono. Qualche tempo dopo, insieme ai suoi compagni Sant’Amanzio de Tiferno e Donnino, fuggirono a Perugia, perché Città di Castello era assediata dalle truppe di Totila. Qui il vescovo Sant’Ercolano, dopo averlo conosciuto e apprezzato i suoi doni, lo ordinò sacerdote.

Nel 544 a Pantalla, un paese vicino a Todi, curò un demoniaco con le sue preghiere, questo fu il suo primo miracolo.
Dopo sette anni di assedio di Perugia, la città moriva di fame, il vescovo Sant’Ercolano fu assassinato e dopo qualche tempo si intravide un raggio di pace.

Florenzio tornò a Città di Castello che la trovò distrutta. Insieme ai sopravvissuti costruì una fortezza sulle rovine della città. Furono ricostruite case e chiese; la città iniziò una nuova vita. Nel frattempo il vescovo morì e papa Pelagio, su richiesta dei cittadini, nominò Florenzio vescovo di Città di Castello, di cui testimoniò la santità e la dottrina papa san Gregorio Magno; San Amanzio di Tiferno era il suo sacerdote, noto per la sua carità verso i malati. Florenzio era un uomo dedito alla predicazione della Parola di Dio. Amministrò con giustizia e carità. Morì a Pieve de Saddi e fu assistito da tre vescovi.