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È morto Sergio Marchionne

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È  morto all’ospedale di Zurigo Sergio Marchionne, 66 anni compiuti a giugno. L’ex ad della Fca era ricoverato in Svizzera dal 27 giugno, per un intervento alla spalla destra.
John Elkann, il presidente della holding Exor e della stessa Fca, ha affidato a poche righe il suo pensiero: “E’ accaduto, purtroppo, quello che temevamo. Sergio, l’uomo e l’amico, se n’è andato. Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore. Io e la mia famiglia gli saremo per sempre riconoscenti per quello che ha fatto e siamo vicini a Manuela e ai figli Alessio e Tyler. Rinnovo l’invito a rispettare la privacy della famiglia di Sergio”.
Le condizioni di Marchionne erano da giorni disperate. Negli ultimi giorni aveva perso conoscenza e i medici parlavano di prognosi irreversibile.
Al suo capezzale i due figli, Alessio Giacomo e Johnatan Tyler, e la compagna Manuela. Già sabato, vista la situazione, i consigli di amministrazione avevano nominato i successori. In quel giorno, quando si è capito che le sue condizioni di salute erano ormai disperate, è stato sostituito negli incarichi da Mike Manley che proprio oggi debutta davanti ai mercati come nuovo amministratore delegato, presentando i risultati semestrali del gruppo Fca. Gli ultimi raggiunti sotto la guida di Marchionne.
Con la morte di Marchionne se ne va la storia di un filoso traghettato nell ‘industria che in un decennio ha salvato dal fallimento certo la Fiat.

In Fiat era arrivato nel 2003 prima in qualità di consifgliere di amministrazione e in solo anno era divenuto AD. All’epoca disse “Perdiamo due milioni di euro al giorno, la situazione non è semplice”, aveva constatato. La rinascita di Fca dopo la rottura del patto con Gm e la restituzione dei debiti alle banche, è stato il suo primo successo. L’azienda è solida ma il vento della crisi mondiale mette di nuovo tutto in difficoltà. Nel 2009 Marchionne cerca la salvezza nel salvataggio di Chrysler e nella fusione di Fiat con la casa americana. Con Fca nasce un colosso da 4,5 milioni di auto all’anno, il settimo costruttore mondiale. Nel 2010 lo scontro con la Cgil. Marchionne chiede la rinuncia allo sciopero, come aveva ottenuto in America. I sindacati si dividono. Il piano Fabbrica italia, travolto dalla crisi globale, non viene realizzato. Nel 2014 Marchionne fissa un nuovo obiettivo: entro fine 2018 azzeramento dei debiti e della cassa integrazione. Il primo viene centrato, la cassa riguarda ancora il 7 per cento dei dipendenti. Era il 27, quattro anni fa. Negli ultimi anni Marchionne tenta un nuovo accordo con Gm per creare il primo produttore mondiale e risparmiare sugli investimenti. Da Washington arriva un “no”. Nel 2017 annuncia la sua uscita di escena da Fca. Dopo aprile 2019 sarebbe rimasto presidente di Ferrari.

Per Marchionne un minuto di silenzio alla Camera.