Home Musica Due concerti per commemorare Antonio Bartolini. AGiMus all’Università per Stranieri

Due concerti per commemorare Antonio Bartolini. AGiMus all’Università per Stranieri

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Più avanti sarà anche il tempo di Guglielmo Miliocchi

Stefano Ragni – Se oggi l’Umbria ha un suo epos popolare lo deve certamente ad Antonio Bartolini, il benemerito musicista di cui l’AGiMus perugina ha voluto farsi parte in causa in due giornate celebrative e commemorative. Di questa eminente figura di studioso e di cultore della musica corale molto si sapeva, ma poco si ricordava. Eppure ogni formazione corale regionale ha nel suo repertorio almeno qualcuno dei suoi canti popolari umbri e ne diffonde ancora ilfragrante aroma, prima che la globalizzazione dilagante cancelli tutto. Di noi, Antiquissima gens Italiae, poco si sa, e raccogliere tracce sparse nella storiografia maggiore, operazione condotta amorevolmente dal professor Ancillotti, contribuisce a dare una immagine che rischia comunque di risultare sfocata dal contatto con Etruschi e Romani. Per quanto riguarda il canto popolare, poi, Il professore Seppilli e i suoi discepoli molto hanno fatto in tempi di etnomusicologia, ma i risultati, al pari delle campagne di ascolto di Leydi, sono in archivi scientifici e non hanno taglio divulgativo.

I precedenti storici sono piuttosto corposi, ma non hanno nessuna redazione musicale, limitandosi, come si faceva prima dell’invenzione del fonografo, alla pura trascrizione letteraria. In tal senso si ricordano la pubblicazioni di Nazareno Sebastiani, per la rivista La rondinella, del 1844, le raccolte di Marcoaldi del 1855, il testo di canti popolari umbri di Giuseppe Mazzatinti, del 1883. Fino alla asserzione del grande Fausto Torrefranca, essere l’Umbria “nido del canto italiano”, per la marcata affermazione della lauda francescana. Eppure, già dal 1836, Mazzini si era espresso chiaramente nella sua Filosofia della musica: il canto popolare è identitario di una comunità e di una nazione. Concetto ribadito, in tempi recenti da uno studioso come Robert Michels e ripreso dal nostro Leonardo Varasano nel suo volume sulla Nazione pop. Ora, come ha fatto anche Antonello Lamanna, responsabile di Voxteca, il centro di documentazione con cui l’Università per Stranieri si pone in relazione alla musica popolare, riflettere sulla importanza di figure come quella di Bartolini, contribuisce a rendere omaggio a chi, in tempi non forniti della tecnologia che abbiamo oggi, si è speso per una causa che investe i fondamenti della ideanti umbra. Nella sua operosa vita Bartolini ha raccolto le tradizioni vocali del territorio e le ha insegnate alle sue discepole del Pieralli, ragazze destinate ad essere maestre elementari e quindi in grado di diffondere una eredità sonora.

Quando poi, dopo la intensa operatività dei Cantori di Assisi di padre Evangelista Nicolini, i Cantori di Perugia di Renato Sabatini, hanno preso in mano il testimone, incidendo in disco i canti, l’importanza di Bartolini è risultata in tutta la sua pregnanza. Di questo ha voluto farsi carico l’AGiMus perugina, che ha risposto al pressante appello lanciato dal presidente Silivestro alla famiglia del maestro. Che ha generosamente messo a disposizione degli studiosi il suo archivio. Qui ha potuto fare ricerche Vladimiro Vagnetti, attuale direttore dei Cantori, che ha avuto la capacità di focalizzare modi e tempi della redazione dei canti, offrendone ricostruzioni e cristallizzandone le fasi di stesura, un lavoro molto importante il suo, di cui abbiamo avuto modo di godere nei due concerti che l’AGiMus ha dedicato alla musica di Bartolini. Nel primo svoltosi il 7 marzo, i Solisti del Liber Cantus, Bonaca, Puletti, Calabria e Iles, hanno offerto una prima redazione, mentre il coro del Pieralli, diretto da Francesco Corrias, ha presentato un inno scritto proprio per l’Istituto. Claudia Carreras Bartolini, lo stesso Vagnetti, Sandro Allegrini e Gabriele Goretti, discepolo del maestro, hanno offerto una preziosa testimonianza.

Il secondo concerto, rimandato per il terremoto, si è svolto giovedì scorso sempre nell’aula magna del Gallenga, introdotto dalla professoressa Dianella Gambini in rappresentanza del rettore de Cesaris, e corredato dalla testimonianza di una ex-allieva del Pieralli, Luana Gigliarelli. Con encomiabile competenza, Vagnetti ha diretto di Cantori di Perugia, non senza dimenticare che nella stessa sede si udirono questi canti nel 1963, con una introduzione di un altro personaggio storico, Averardo Montesperelli. Il rettore Vischia, in quella circostanza, espresse un encomio per la attività di Bartolini e l’archivio della Stranieri ne conserva la redazione. Con le voci dei Cantori, tra cui si notano ancor figure care di una lunga tradizione, i canti popolari di Bartolini sono riecheggiati in tutta la loro pregnanza, dalla Pasquarella, all’Uccellin del preto, al commovente Passatore, all’Invito.

Sono stati momenti preziosi di una filigrana di immagini di un’Umbria rurale, arcaicamente legata ai suoi miti e alle sue tradizioni, quasi un bozzetto elegiaco come potrebbe scaturire dalla letture delle poesie di Properzio.
Vagnetti, introducendo i singoli brani, ha saputo anche sottolineare didascalicamente la positività. Interessante anche la ricostruzione operata da Vagnetti di frammenti come la Danza paesana, che rivela tracce di redazioni sovrapposte. Quel che il maestro dei Cantori tendeva a dimostrare, comunque, era che la forte preparazione accademica di Bartolini, maturata nelle aule del Conservatorio Martini di Bologna, aveva disposto per i canti armonizzazioni preziose e raffinate, che, nel corso di successive rivisitazioni, sono state semplificate per rendere più agevole l’esecuzione, destinata a cori non professionali.

Con questo dittico bartoliniano, che Silivestro ha intitolato “Per non dimenticare. Memorie eccellenti perugine”, l’AGiMus consolida il suo rapporto con il Gallenga convogliando nell’aula magna quanti saranno interessati ad ascoltare le rievocazioni del Perugino e di Pompeo Pellini, previste in imminenza. Più avanti sarà anche il tempo di Guglielmo Miliocchi.