Home Attualità Covid in Umbria, tre mesi per smaltire il nuovo picco determinato dalla...

Covid in Umbria, tre mesi per smaltire il nuovo picco determinato dalla variante Omicron

0

Ne è convinto il fisico dell’ateneo perugino, Luca Gammaitoni

Anche in Umbria imperversa la variante Omicron. A sancirlo sono stati i risultati dei campioni inviati all’Istituto superiore di Sanità per il sequenziamento su base nazionale. Su 20 campioni spediti a Roma per la flash survey, Omicron è stata isolata in tutti e venti.
E chi il virus lo isola nei laboratori aveva notato in tantissimi casi – almeno il 70% – la variazione riguardante il gene “S” (drop out) che di questi tempi altro non è che Omicron.
La firma della nuova variante sta proprio nel numero dei nuovi positivi. Un numero così alto nel 2021 non si era mai visto nemmeno nei mesi durissimi di gennaio e febbraio quando le varianti inglese e brasiliana avevano messo in ginocchio il sistema sanitario regionale. Ci fu una giornata con numeri simili, era il 12 febbraio: venero isolati 494 positivi.
Ma tra ora e allora c’è una differenza niente affatto secondaria: a febbraio negli ospedali c’erano 523 persone di cui 84 in terapia intensiva, ieri ce n’erano 65 totali (3 in più del giorno prima) di cui 9 (numero invariato) in terapia intensiva. Segno che i vaccini hanno fatto il loro lavoro, ma la loro copertura sta scemando e la ormai conclamata presenza della variante Omicron in Umbria , sta innescando un mix il cui risultato sono numeri che iniziano a far paura. Gli attualmente positivi infatti sono schizzati sopra 4 mila (4.123 ieri mattina) in 24 ore. Un salto di 400 nuovi casi in una sola giornata.

Il fisico dell’ateneo perugino, Luca Gammaitoni, fa sapere all’Ansa che per smaltire il nuovo picco, a cui ha contribuito in modo determinante Omicron, “serviranno circa tre mesi”. Siamo “nella fase esponenziale della creazione di un nuovo picco, cui seguiranno il flesso, il punto massimo e poi la decrescita. Per questo processo serviranno tre mesi”. La buona notizia secondo Gammaitoni è che l’impatto sulle ospedalizzazioni e le terapie intensive “è finora modesto. E che i sintomi sono lievi, sia per motivi anagrafici”, visto che il virus sta colpendo prevalentemente i giovani, “sia per la copertura vaccinale, soprattutto se estesa alla terza dose. Qui l’Umbria sta messa meglio della media nazionale che a sua volta sta sopra quella Europea. Tradotto: prudenza sì, panico no”, conclude il docente di Fisica.

Ma la questione è anche un’altra: da quando si è iniziato a parlare della nuova variante Omicron, rilevata per la prima volta in Botswana, sono state centinaia le dichiarazioni rilasciate da istituzioni nazionali e internazionali, virologi, epidemiologi e leader politici. Tutti hanno detto tutto e il contrario di tutto. Il risultato è che la situazione è poco chiara e risulta difficile capire effettivamente quanto sia rischiosa questa nuova variante.

“Al momento – spiega il fisico Roberto Battiston a  – non lo sappiamo con certezza”. Due le ipotesi sul tavolo: la rapida avanzata potrebbe dipendere dal periodo natalizio, che comporta più uscite, incontri e assembramenti, oppure sono le avvisaglie di Omicron: “Nei prossimi giorni sapremo quale delle due ipotesi è più veritiera. Quale che sia la causa di questa avanzata, sta avendo un effetto tale da superare i benefici indotti dalle nuove misure. Sono stati offuscati i miglioramenti attesi. Ovviamente se non avessimo adottato queste misure, saremmo messi ancora peggio”.

Dal Sudafrica arrivano informazioni diverse. “L’allarme sulla variante Omicron del Covid-19 nel mondo è eccessivo e la reazione spropositata”, ha dichiarato la dottoressa Angelique Coetzee, la presidente dell’Ordine dei medici del Sudafrica, scopritrice della variante. In dichiarazioni riportate dall’emittente britannica TalkRadio, Coetzee ha ribadito che i sintomi finora visti sono “lievi”: “I pazienti che ho visto avevano sintomi lievi e sono guariti. Nessuno è stato ricoverato e non c’è stato bisogno dell’ossigeno. Questa reazione nel mondo non ha alcun senso”, ha aggiunto. È d’accordo, su questo, l’Istituto superiore di Sanità: “Non ci sono ancora evidenze che l’infezione con Omicron causi una malattia più grave rispetto alle altre varianti”, ha scritto l’Iss in un primo piano pubblicato sul suo sito.

Ma se c’è una cosa certa che hanno capito tutti i governi, dagli Stati Uniti all’Europa, è il fatto che per fermare la corsa di Omicron bisogna accelerare sulle terze dosi. Perché se è vero che l’Italia, per esempio, potrebbe raggiungere a breve il picco per poi veder scendere la curva dei contagi, è altrettanto certo che solo coprendo quasi la totalità dei vaccinati anche con la terza la variante sarà meno temibile.

L’ultimo studio che racconta del valore del booster arriva dai ricercatori dell’università di Oxford in uno studio pubblicato sul server di prestampa MedRxiv: Omicron, spiegano, ha il potenziale per portare un’altra ondata di infezioni, anche tra le persone già vaccinate. Mentre si riduce drasticamente il pericolo con la terza dose. Al momento ancora non ci sono prove di un aumento di malattia grave o decessi, specialmente perché sembra colpire i bronchi più che i polmoni, rendendola meno pericolosa. Tuttavia, l’efficacia nella protezione dal contagio, suggeriscono gli autori, è potenziata da una ulteriore dose di richiamo.

        Lascia un commento sulla nostra pagina