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Coronavirus, Sara guarita dopo 61 giorni

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Sara Agrifoglio

La grande vittoria dell’avvocatessa perugina che ha vissuto l’incubo del Covid-19

Sara Agrifoglio

Sara Agrifoglio, avvocato perugino di 33 anni, ha vissuto l’esperienza infernale del Coronavirus.
Ma adesso questa sua terribile avventura si è finalmente conclusa con un felice epilogo.
Lo racconta lei stessa nella sua pagina , dove sopra la sua foto che la ritrae sorridente scrive:
dopo 61 giorni (SESSANTUNO..nn so se mi spiego!), innumerevoli sintomi, 5 giri in ambulanza, 3 volte in ospedale, non so quanti esami, 7 tamponi ed infinite angosce.. finalmente il meraviglioso verdetto
DOPPIO NEGATIVO: ho vinto ioooooo!!!

La sua storia era stata messa in luce da un servizio de del 20 marzo scorso, dove lei stessa raccontava la sua straziante avventura.

“Sono stata infettata il 28 febbraio – racconta a La Nazione – ad una serata di tango a Perugia. Era presente quella maestra di Arezzo di cui poi nei giorni successivi i giornali hanno tanto parlato (perché sono stati isolati cento bambini) ma io non ho avuto alcun contatto con lei (non la conosco nemmeno) né con le persone che hanno ballato con lei… eppure il virus non ha fatto sconti”.

Il 5 marzo è stata contattata dal Dipartimento di Igiene che le raccomandava l’isolamento, ma ancora i sintomi non erano comparsi, nel frattempo (tra la data del contatto e quella dell’isolamento) avevo organizzato una cena con amici e tenuto una lezione alla Scuola forense di Perugia per tirocinanti avvocati. E’ stata in pena per loro quanto per se stessa, “per fortuna sono tutti usciti dall’isolamento e non li ho infettati”.

Il 6 marzo sono arrivati i sintomi e le hanno fatto il primo tampone che è risultato positivo, poi sono arrivati “la febbre alta e dolori reumatici devastanti. Mai avuti così forti e a seguire una settimana tranquillissima solo con febbricola e tosse e ancora dopo due settimane, mi sono aggravata”. Un calvario: “La tosse era impossibile, l’emicrania mi faceva scoppiare la testa, se mi alzavo dal letto faticavo a respirare e il cuore mi schizzava a mille per compensare la desaturazione”.

Un quadro troppo serio che ha comportato il ricovero in Malattie infettive.
“Un altro paziente Covid è morto poco dopo il mio arrivo. In piena notte mi hanno visitato, ero in una stanza da sola, i sanitari mi parlavano da un citofono e mi guardavano attraverso dei vetri. Di quei giorni non ricordo quasi niente perché ero troppo concentrata a sopportare quel dannato mal di testa. Mi ricordo solo un silenzio infinito interrotto dalle tossi degli altri ricoverati, mi sembrava di conoscerli anche se non li vedevo, accanto a me doveva esserci un signore anziano con una tosse profonda e l’ossigeno, una signora più avanti, un altro anziano dietro… tutti completamente soli, nessuna visita ovviamente, nessun contatto con altre persone, nemmeno visivo. Ogni tanto si sentiva qualcuno urlare nella notte come un muezzin, altre volte i macchinari emettevano dei suoni fortissimi e qualcuno veniva mandato in Rianimazione”.
Poi via via è andata meglio. Sara ce l’ha fatta. E’ stata dimessa e ha vinto la sua battaglia contro il virus.
“Il mio cuore continua a galoppare ma mi sento meglio”.