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Coronavirus, l’Umbria vara la fase 2

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Da oggi Brunello Cucinelli riapre parte dell’azienda di Solomeo

L’Umbria ha voglia di rimettersi in moto. Si riparte, per gradi, con tutte le misure di sicurezza.
Priorità a cantieri, settore del tessile e turismo slow.
Reagenti per i tamponi e mascherine saranno prodotti dalle imprese regionali in sinergia con l’ateneo, fino a soddisfare il fabbisogno di tutti gli 880 mila umbri.
L’Umbria ha pronto un protocollo per superare il lockdown anti Covid, da presentare e condividere col governo e con le altre Regioni. Sarà presentato nell’ultima decade di aprile.
Da ricordare che nella mattinata di venerdì 17 aprile la governatrice, Donatella Tesei, il rettore dell’Università degli studi di Perugia, Maurizio Oliviero e il prefetto di Perugia, Claudio Sgaraglia, hanno anticipato alla stampa le linee guida della fase 2 nel cuore verde. “Che vista la situazione dei contagi”, ha detto Tesei, “potrà avere delle peculiarità rispetto alle altre realtà territoriali”. Ma l’emergenza non è finita e anzi nella ripartenza servono nuovi strumenti di sorveglianza sanitaria e il “rispetto ferreo delle regole”, ha detto Tesei. Saranno proposte procedure di certificazione più snelle per la produzione con filiere industriali locale dei dispositivi di sicurezza individuali, mascherine, guanti e igienizzanti, da distribuire a tutti gli umbri. Vale lo stesso per i reagenti, elementi indispensabili – e introvabili sul mercato – per ampliare il numero dei tamponi anche sui luoghi di lavoro. Già alcune imprese regionali hanno dato l’ok per test sierologici per i proprio dipendenti, previo consenso dei singoli.
Un buon segnale arriva da Solomeo. Da oggi, lunedì 20 aprile, è operativo un 20% dell’azienda di Brunello Cucinelli, in pratica l’intero reparto dedicato a stile e prototipia. E’ un buon segnale quello che arriva dal re del cachemire, uno degli imprenditori che forse di più ha seguito sin dall’inizio con una certa ansia l’evolversi dell’emergenza Covid.
Tra i suoi tanti dipendenti, alcuni sono in Cina.
Intanto si moltiplicano gli appelli per far ripartire, seppur in sicurezza, il settore della moda. “L’Umbria ha i requisiti giusti per fare da capofila all’ingresso nella fase 2. La Regione dovrebbe proporsi e noi saremmo pronti a sostenerla a condizioni che ai cittadini venga data la possibilità di uscire da casa, altrimenti non avrebbe senso”, dice Carlo Petrini, presidente regionale di Federmoda, settore nel quale confluiscono imprese di abbigliamento, calzature e abbigliamento sportivo. Più o meno cinquemila attività che stanno registrando un -100% sul fatturato.