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Accusato di violenza sessuale su bimba di 6 anni a Magione, l’animatore “orco” è evaso dai domiciliari

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Già condannato, per poter lavorare nel campeggio sul Trasimeno aveva presentato un curriculum falso

Il 33enne marchigiano di Jesi, G.P., oggi a Perugia darà la sua versione dei fatti al gip Piercarlo Frabotta circa le pesantissime accuse di cui deve rispondere, vale a dire per il fatto di essere stato accusato di aver costretto una bimba di sei anni a subire atti sessuali lo scorso agosto, in un campeggio nel comune di Magione in cui era stato assunto da qualche giorno come animatore e in cui la piccola si trovava in vacanza assieme alla famiglia.
L’imputato era stato già condannato, ad Ancona faceva l’insegnante di musica quando è stato accusato di aver violentato una sua allieva di appena sette anni, e per questo il 7 ottobre fu condannato – in primo grado – dal Tribunale di Ancona a sei anni di reclusione, di cui due da scontare in una struttura sanitaria, sotto cura per via della sua “attrazione incontrollabile nei confronti di bambini piccoli”.
In Umbria era arrivato ad agosto, dopo che un giudice gli aveva già vietato di avvicinarsi alle scuole, ma lui al campeggio aveva presentato un curriculum falso al fine di ottenere il lavoro da animatore nella struttura turistica che opera al Trasimeno. E proprio qui avrebbe violentato la piccola attirandola in una stanza, durante una pausa dal lavoro. Quando è scattato l’allarme i carabinieri di Magione, gli hanno trovato nel telefono anche centinaia di immagini pedopornografiche. Inoltre tracce biologiche sono state isolate sugli indumenti sequestrati. Per tutto questo è stato raggiunto dalla misura cautelare emessa dal Gip Piercarlo Frabotta su richiesta del sostituto procuratore Mario Formisano che prevedeva gli arresti domiciliari e il braccialetto elettronico.
Ma lui non ha rispettato l’imposizione, infatti è evaso dai domiciliari per tre ore. Una trasgressione che gli è costata una ulteriore denuncia e che potrebbe portare all’inasprimento della misura cautelare. “Il mio assistito – dice l’avvocato Stefano Migliorelli – ha bisogno di essere seguito e curato, chiederemo già da oggi la sostituzione degli arresti domiciliari con una detenzione curativa”.