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Contro la crisi da Coronavirus Salvini chiede che si torni a stampare moneta

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di Francesco Castellini – Subito 4,3 miliardi ai Comuni per il Fondo di solidarietà comunale e 400 milioni con il vincolo di utilizzare queste somme per le persone che non hanno i soldi per fare la spesa, da cui nasceranno buoni spesa ed erogazioni di generi alimentari: questo l’anticipo straordinario per le amministrazioni locali annunciato ieri sera dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Le misure comunicate dal premier però non sono piaciute al centrodestra, che è andato subito all’attacco giudicandole “insufficienti e scarne” considerando anche che i sindaci “dovranno fare i salti mortali per farle bastare”. Dura pure la reazione di Matteo Salvini, preoccupato per i primi cittadini: “Molti mi hanno scritto preoccupatissimi: non abbiamo una lira, non abbiamo personale… I 400 milioni, quanto sono a persona: 6 euro?”.

Il leader della Lega ora si aspetta che “si torni a stampare moneta”.
Da una parte la Svizzera mette a disposizione fino a 500mila euro, la Gran Bretagna garantisce fino all’80% dello stipendio e gli Stati Uniti destinano fino a 2mila euro a famiglia, dall’altra invece c’è l’Italia che deve muoversi in maniera oculata e ponderata: “Loro possono farlo. Noi no, perché abbiamo l’euro. E anche questa Europa”. Proprio nelle scorse ore la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha bocciato i Coronabond: “Ho molto gradito le parole del presidente Mattarella e anche quelle di Romano Prodi. Ho apprezzato anche Conte quando ha detto ‘se è così, facciamo da soli'”. Ma cosa si potrebbe fare, ad esempio? “Un’emissione di titoli italiani con un tasso di vantaggio. Oggi, l’Ue non lo permette”.


Sì, ma allora perché la Germania può farlo?
La Germania con la scusa della crisi economica provocata dal Coronavirus ha dato incarico a una banca pubblica di stampare 550 miliardi di euro per sostenere la propria economia.
Dunque la Germania, anch’essa in forte difficoltà, ha annunciato un piano di circa 550 miliardi di euro per le imprese tedesche per far fronte alle perdite subite a causa del COVID 19 mentre il nostro “Giuseppi” Conte esulta per 25 miliardi ottenuti chiedendo l’elemosina…

Ma come mai la Germania può spendere tutti questi soldi?
Semplice: utilizzano una trucchetto contabile, cosa che invece la nostra Cassa Depositi e Prestiti non fa. Vediamo insieme in cosa consiste. La Kreditanstalt für Wiederaufbau (Kft), la Cassa Depositi e Prestiti tedesca per intenderci, è di proprietà dello Stato tedesco per l’80%, mentre il restante 20% è dei diversi Lander, e per finanziarsi emette obbligazioni a tassi di interesse che ad oggi sono negativi. Chi compra queste obbligazioni, in virtù del tasso negativo, paga alla Kft l’interesse); anche la nostra Cassa Depositi e Prestiti emette obbligazioni che pagano un interesse positivo (quindi è CDP che in questo caso paga l’interesse agli investitori, in virtù del tasso positivo). Infatti, la Kft raccoglie circa 500 miliardi di euro, a differenza dei 300 miliardi della nostra Cdp, che reinveste prestandoli a piccole e medie imprese a tassi di interesse decisamente inferiori rispetto a quelli di mercato, detenendo quote di capitali di grandi colossi come Deutsche Post e Deutsche Telekom.

IL GIOCHINO E’ SEMPLICE

Se mettiamo a confronto la banca pubblica tedesca KfW – al centro del piano straordinario da 500 miliardi appena messo in campo dalla Germania – e la nostra Cassa Depositi e Prestiti (CDP), sostenendo che la differenza principale tra le due consisteva nel fatto che i debiti della prima non erano conteggiati nel debito pubblico tedesco mentre i debiti della CDP, in virtù di un diverso regime contabile adottato dall’Italia, entravano nel computo del debito pubblico italiano.
In base alle regole della contabilità europea i debiti della CDP – con o senza garanzia pubblica – sono esclusi dal conteggio pubblico esattamente come quelli della KfW. Da questo punto di vista, dunque, non sembrerebbero esservi differenze tra le due banche. Esistono però differenze di altro tipo, che potrebbero spiegare il ruolo molto più “interventista” giocato dalla KfW in questi anni rispetto alla CDP: la KfW è, appunto, una banca pubblica che dunque può essere considerata a tutti gli effetti un “braccio” dello Stato tedesco, che infatti la utilizza per offrire crediti alle imprese e agli enti locali a tassi agevolati (non di mercato) ecc.; la CDP, invece, pur essendo per l’80% di proprietà dello Stato, a differenza della KfW – e delle altre sue controparti europee – non è un ente di diritto pubblico ma una società per azioni (S.p.A.), che dunque è tenuta ad operare a condizioni di mercato – «requisito fondamentale per il mantenimento della sua classificazione al di fuori del perimetro delle pubbliche amministrazioni (con conseguente deconsolidamento del suo debito dal debito pubblico ai sensi della contabilità europea)», secondo le parole del suo ex presidente Franco Bassanini – e a cui lo Stato, almeno formalmente, non può imporre di svolgere o di non svolgere una determinata attività.
Ciò detto, pur tenendo presente che sarebbe auspicabile una trasformazione di CDP in banca pubblica quanto prima, è lecito immaginare che anche queste distinzioni formali vadano a farsi benedire in una situazione di emergenza come questa. Ci aspettiamo dunque che il governo utilizzi tutta la “potenza di fuoco” di CDP per sostenere l’economia in questo momento di crisi.

Ma il bello viene proprio adesso: i 300 miliardi raccolti da Cdp vengono conteggiati nel debito pubblico italiano, mentre i capitali raccolti da Kft No. Il giochino è semplice: la Germania esclude dal suo debito pubblico le società pubbliche che si finanziano con garanzie pubbliche e che coprono almeno la metà dei costi con ricavi di mercato e non con contributi pubblici (il che significa che se le società sono insolventi, interviene lo Stato tedesco… ma come? I prestatori di ultima istanza non sono proibiti nella fantastica UE? O questa regola non vale per tutti?) mentre la nostra Cassa Depositi e Prestiti e il debito pubblico italiano se la prendono in saccoccia.

Facciamo due conti: il debito pubblico tedesco senza questo trucchetto contabile arriverebbe al 97,3% del PIL, ben al di sopra dei vincoli europei. Se l’Italia utilizzasse questo trucchetto, il suo debito scenderebbe al 116%.

A fronte di questi calcoli si comprende bene come il sogno europeo si sia tramutato in un incubo che ha distrutto l’economia reale, quella che ha reso grande questo Paese fino a farlo divenire la quarta economia mondiale. Distruggendo lo Stato sociale e togliendo diritti ai lavoratori e affamandoli in nome del “più Europa” è frutto di totale ignoranza o di una consapevole ipocrisia.