Home Cronaca Terrorismo ed eversione, in Umbria controlli e massima allerta

Terrorismo ed eversione, in Umbria controlli e massima allerta

0
Il dott. Sergio Sottani

Il Pg Sottani rivela le intimidazioni contro chi indaga su gruppi eversivi

Si è chiuso nel tardo pomeriggio di mercoledì il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza convocato dal prefetto di Perugia Armando Gradone.
Nell’occasione si è deciso il rafforzamento del controllo a piazza Matteotti e nella zona del mercato coperto, che era stato già richiesto prima del falso allarme bomba di cui era stato soggetto nei giorni precedenti.

È la direzione distrettuale antimafia presso la procura di Perugia a occuparsi dell’indagine per risalire all’autore delle due telefonate con le quali si annunciava la presenza di un ordigno, poi non trovato, presso la Corte d’appello.
Sul caso è stato aperto un fascicolo per minacce aggravate.
Nella seconda telefonata, quella delle 8,22, registrata dalla polizia municipale, un uomo con accento arabo parlava tra l’altro di “vendicare i fratelli di Hamas” e di monito all’intera Europa “per il sostegno al diavolo israeliano”.

Allarme terrorismo prosegue anche in Umbria, con indagini e procedimenti penali già avviati solo nell’ultimo anno, che hanno portato a minacce nei confronti degli inquirenti.
A rilevarlo e a sottolinearlo è stato lo stesso procuratore della Corte d’appello di Perugia, Sergio Sottani nella relazione al pg della Corte di cassazione in previsione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024. Occasione in cui ha affermato che “in Umbria allo stato non sembra esservi evidenza attuale di fenomeni di terrorismo internazionale” anche se “lo scenario globale di geopolitica impone una particolare cautela al riguardo”.
In sei pagine fitte di casi e numeri, Sottani ha tracciato il quadro dei reati commessi nel distretto umbro e ovviamente anche la risposta del sistema Giustizia.
La memoria va al 2007 quando vennero individuati, e poi condannati, soggetti estremisti islamici radicalizzati che svolgevano attività a Ponte Felcino, in un locale adibito a moschea, volta all’addestramento ad attività con finalità di terrorismo, anche internazionale.
Un precedente, quindi, per cui l’Umbria è abituata a tenere la guardia altissima, senza mai dare nulla per scontato.