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Semitec licenzia 37 lavoratori a Terni

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La Semitec di Terni, azienda del campo dei servizi tecnologici e delle telecomunicazioni che conta circa 260 lavoratori in tutta Italia, cessa l’attività e avvia le procedure di licenziamento collettivo dei suoi dipendenti.
La direzione aziendale ha inviato la comunicazione ufficiale alle segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm, tramite Pec.
A Terni sono interessati alla procedura di licenziamento 17 operai e 20 impiegati. «I motivi che hanno indotto la scelta di cessare la propria attività risiedono nel grave peggioramento della situazione economica e finanziaria della società – si legge nella mail inviata ai sindacati -, a cui non pare ragionevolmente esservi alcun efficace rimedio».
I clienti nazionali della società – che opera principalmente nel campo delle manutenzioni di impianti e siti per la telefonia mobile e fissa e nella ricerca, costruzione ed implementazione di stazioni radio base e reti telefoniche – hanno «sospeso qualsiasi richiesta di intervento in tutte le regioni ove opera, anche in favore delle società concorrenti, che per abbattere i costi di manodopera utilizzano in subappalto le risorse appartenenti alle società estere e che hanno il costo lavoro e tutele inferiori».
La crisi generale del settore – secondo quanto riportato sempre dall’azienda nella comunicazione – ha prodotto per il primo trimestre 2020 un drastico calo del valore di produzione della società, dai 297 mila circa di gennaio ai 51 mila di febbraio, fino agli zero euro previsti a marzo. «Lo stato di crisi (con il blocco totale della produzione) in cui versa la società è ormai strutturale e irreversibile», la capacità di stare sul mercato «completamente compromessa». L’11 marzo si procederà dunque allo scioglimento anticipato della società, con conseguente messa in liquidazione. Un epilogo drammatico per i dipendenti dell’azienda, acquisita nell’estate 2018 dalla Igi Investimenti di Giuseppe Incarnato.


Giuseppe Incarnato nell’agosto 2018 aveva acquisito la società – nata a Terni come Alnuatel, poi divenuta Emicom e quindi Siram – impegnandosi, attraverso un piano industriale quinquennale, a portare crescita e investimenti.
Dopo essersi trovata senza commesse a fine 2019, anche l’ultimo impegno di aprire la cassa integrazione per i dipendenti – preso nell’ultimo incontro al Mise del 13 febbraio – si è rivelato vano.