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Per la morte di Maria Elia, la 17enne uccisa da una doppia infezione, scagionati i medici

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Per i periti di parte una terapia tempestiva avrebbe potuto salvare la ragazza. Per i consulenti della Procura invece no

Si è tenuta l’udienza in cui si è discussa la perizia medica disposta dal gip nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Maria Elia, la 17enne deceduta in ospedale a Perugia a causa di una doppia infezione.
La ragazza morta in ospedale a Perugia il 27 marzo 2022, a 36 ore dal ricovero per polmonite bilaterale, era affetta da influenza suina.
Gli accertamenti che aveva chiesto proprio la famiglia riguardavano soprattutto l’Ecmo.

Per i periti di parte infatti, una terapia tempestiva in questo senso avrebbe potuto salvare la ragazza. Per i consulenti della Procura invece no.
Di lì la richiesta della stessa Procura di procedere con una nuova perizia medico legale con la formula dell’incidente probatorio. Il pm titolare dell’inchiesta, Paolo Abbritti, aveva iscritto nel registro degli indagati quattro operatori sanitari. Si tratta di un medico anestesista e cinque specializzandi, difesi, tra gli altri, dagli avvocati, Francesco Falcinelli e Alessandro Vesi.

Ma adesso la perizia medico-legale depositata nelle ultime ore dagli esperti, il dottor Vittorio Fineschi e la dottoressa Monia Rocco, periti che il gip di Perugia, Natalia Giubilei aveva nominato dopo la riapertura del caso di fatto sancisce che: “Non ci sono responsabilità per la morte di Maria Elia”. Affermando a chiare note: “I rianimatori che hanno gestito e trattato la giovane paziente Maria Elia hanno messo in atto tutte le più moderne conoscenze in merito e, attenendosi alle linee guida, hanno gestito in maniera ottimale il quadro di Ards presentato dalla Elia. Decesso riconducibile a uno stato di shock settico severo, stante il corretto e completo trattamento fornito alla paziente, in accordo alle conoscenze ed alle linee guida attuali”.