Home Musica Monteverdi inaugura la 77ª edizione della Sagra Musicale Umbra

Monteverdi inaugura la 77ª edizione della Sagra Musicale Umbra

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San Pietro gremito per il Vespro della Beata Vergine. Successo personale di Antonio Greco e del suo Cremona Antiqua

Stefano Ragni – Con un accento alto e forte la Sagra Musicale Umbra ha aperto i battenti in san Pietro, bussando alla porta dello storico monaco don Martino Siciliani, testimone da sempre di memorabili successi. Anche ieri sera si è sfiorata l’ovazione con la ripresa di un capolavoro della musica tardo barocca, il monumentale Vespro della Beata Vergine che Claudio Monteverdi, allo scoccare del 1610, consegnava all’ umanità come intangibile patrimonio di cristianità. Protagonista di un appuntamento di grande rilievo il complesso vocale e strumentale Cremona Antiqua, una formazione diretta da Antonio Greco, uno dei pochi musicisti italiani in grado di sostenere il confronto con le grandi realizzazioni britanniche di Gardiner, maestro monte verdiano indiscusso. Il fatto è che quando ci si addentra nel barocco si solleva sempre il problema della filologia, dimenticandoci del fatto che, come asseriva Gottfried Benn, lo stile è superiore alla verità e il mezzo di trasmissione adottato diventa ipso facto strumento di trasmissione efficace e convincente. Probabilmente pochi si saranno accorti dell’indicazione del diapason adottato, che era di 440Hz, ma la precisazione era del tutto passeggera considerando di cosa sia capace la volta absidale della basilica sublacenese in fatto di propagazione acustica. E’ cosi’ che quando è scattata la sontuosa enunciazione del Magnificat pensata appositamente per la basilica veneziana di san Marco, ogni ascoltatore poteva provare una emozione pari al preludio che apre l’Oro del Reno. La musica invade lo spazio e la sua eco si propaga come una coralità diffusa, trasformando gli angoli dell’abside in casse di diffusione. Dura solo un attimo, ma è come aprire un libro di storia.

E di passato ce n’è tanto in questo Magnificat che nell’ottobre del 1950 risuonò sotto queste volte nella edizione che Giorgio Federico Ghedini curava per la Sagra di Siciliani. Non dimenticatevi mai di quest’uomo capace di portare nella stessa edizione von Karajan a dirigere la Messa in si minore di Bach, ed Hermann Scherchen a concertare la prima italiana dell’ Israel in Egypt di Haendel. Luogo “sacrato”, questa Betlemme della musica perugina, sin da quando nel 1937, il conte Guido Carlo Visconti di Modrone era uscito dai corsi all’Università per Stranieri per esemplificare i teoremi storici espressi nei suoi Corsi di Alta cultura. La Stranieri, allo scoccare del suo centenario, accoglierà ben quattro eventi dell’attuale Sagra.

Per tornare alla serata in questione sarà utile ricordare come in questa grandiosa pagina, oltre un’ora e mezza di musica ininterrotta, il musicista cremonese avesse riversato tutti i furori e i patemi di una vita passata sotto un signore prepotente, il duce di Mantova di verdiana memoria, uomo avaro e senza cuore, capace di metterlo al lavoro anche all’indomani della scomparsa della giovane moglie. Come sosteneva Riccardo Bacchelli nei suoi Saggi monteverdiani non è escluso che tanta parte della scomparsa Arianna possa essere presente in queste delicatissime trame delle parti solistiche del Vespro, ad esempio nel Nigra sum o nel Pulchra es. Per un musicista come Monteverdi, un piede nel madrigale e l’altro nel neo sbocciato melodramma niente di più facile che far slittare atteggiamenti stilisti dall’uno all’altro campo.

Con venticinque cantori, molti dei quali impegnati anche come solisti e una ventina di strumenti come cornetti, tiorbe, violoni e organo, Greco ha condotto con impeccabile dedizione una concertazione asciutta, vibrante, efficacemente evocativa. Molto interessante la sua cucitura dei momenti della interminabile scansione del finale del Magnificat, un campionario di temi e di situazioni sonore che Monteverdi snocciola con compiaciuta maestria. Ci si potrebbe perdere, ma Greco ha vigilato con cura. Applausi alle stelle e la concessione di un bis. Il suono, come si sa, inebria.