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L’economia dell’Umbria continua a crescere

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Presentati i dati economico-sociali del rapporto semestrale dell’Agenzia Umbria Ricerche

“L’Umbria (e l’Italia) in transizione. Dalla crisi energetica alle risorse del PNRR”: è il titolo della Relazione semestrale economico-sociale messa a punto dall’Agenzia Umbria Ricerche, che ha analizzato quadro congiunturale e prospettive, con una particolare all’attenzione all’impatto che potranno generare gli investimenti programmati con le ingenti risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza intercettate dall’Umbria. Il rapporto è stato presentato oggi a Palazzo Donini; all’incontro sono intervenuti la Presidente della Regione Donatella Tesei, l’assessore regionale allo Sviluppo economico Michele Fioroni, l’amministratore unico dell’Agenzia Umbria Ricerche Alessandro Campi e i due ricercatori senories dell’Agenzia, Elisabetta Tondini e Mauro Casavecchia.

“La relazione conferma l’inversione di rotta che negli ultimi tre anni è stata impressa all’economia dell’Umbria – ha rilevato la presidente Tesei – con un andamento di crescita che, in alcuni settori, è stato addirittura superiore all’andamento nazionale. Abbiamo superato positivamente l’emergenza della pandemia, ma siamo consapevoli delle nuove difficoltà da affrontare, dagli effetti della guerra e della crisi energetica, all’aumento dell’inflazione e di una possibile recessione. Una nuova crisi si profila per il 2023 – ha aggiunto – ma l’Umbria oggi è più forte e saprà gestirla al meglio, sostenendo famiglie e imprese. Determinanti saranno le risorse del Pnrr, così come quelle della nuova programmazione comunitaria che vedono l’Umbria in testa fra le Regioni che hanno chiuso l’Accordo con la Commissione europea, con la pubblicazione immediata di un bando per l’autoproduzione di energia da fotovoltaico da parte delle imprese, una manovra energetica senza precedenti. La Regione continuerà a fare la sua parte. Queste risorse e il lavoro di squadra che ne accompagna la programmazione e l’utilizzo, indirizzato anche per dotare la regione delle opere e delle infrastrutture di cui è stata troppo a lungo carente – ha detto – consentono di guardare con positività ai prossimi anni”.

“La presidente Tesei ha tenuto a sottolineare la valenza del ruolo dell’Agenzia Umbria Ricerche, “che svolge ricerche fondamentali a supporto del decisore politico e dei suoi strumenti di programmazione”, annunciando lo stanziamento di risorse per due nuovi assegni di ricerca.

Un ruolo evidenziato anche dall’assessore regionale Fioroni che si è soffermato sul “tema chiave degli investimenti, un ‘mantra’ di questa amministrazione regionale” e che ha ricordato, in particolare, il supporto dato alle imprese “favorendone l’espansione degli investimenti, con 50 milioni di euro, con misure di massa critica per incentivare i processi di innovazione e la sostenibilità energetica. Sono allo studio – ha detto ancora – nuovi strumenti finanziari, per accompagnare la crescita dimensionale delle imprese umbre. Risultati importanti sono stati già conseguiti sul fronte dell’export e sulle politiche attive per il lavoro, su cui continua l’impegno della Regione”.

“La mission che ci è affidata è quella di essere un centro studi super partes che opera nell’interesse della comunità regionale – ha detto l’amministratore unico di Aur, Alessandro Campi – e il potenziamento delle risorse da parte della Regione, insieme a finanziamenti ministeriali riconosciuti per due progetti attivate con l’Università degli studi di Perugia, aumenteranno la nostra capacità di fare analisi e ricerche su molti fronti e settori. La Relazione che presentiamo oggi – ha proseguito – già nel titolo indica il suo contenuto. L’Umbria, come l’Italia, attraversa una transizione. Nei primi sei mesi del 2022 ha dimostrato una capacità di resilienza che non era scontata, nonostante la ripresa registrata nel 2021. Sul secondo semestre pesano vari fattori di criticità, a causa dei mutati scenari internazionali”.

“Nel 2023 si apre una partita decisamente nuova – ha rilevato – ed è su questo che abbiamo voluto focalizzare l’attenzione, compiendo un salto di qualità nel nostro lavoro. I nostri ricercatori hanno infatti operato una simulazione delle ricadute degli 1,7 miliardi di euro del Piano di ripresa e resilienza assegnati all’Umbria. È la novità di questa relazione, che fa capire lo straordinario effetto moltiplicatore che avranno queste risorse se spese tutte e bene. Si prevede – ha spiegato – un aumento del livello occupazionale di circa 5mila unità per ogni anno dal 2023 al 2026, senza contare gli effetti indotti derivanti dal potenziamento delle infrastrutture, sul fronte energetico, ambientale, sul rafforzamento delle strutture sanitarie e così via, per lo sviluppo del territorio e il benessere della collettività”.

“Si tratta di una prima stima – ha sottolineato Elisabetta Tondini – da cui emerge che ogni 100 euro investiti possono generare 92,3 euro di Pil (Prodotto interno lordo), di cui 57,4 prodotti in Umbria e 49,4 euro di valore aggiunto che restano in regione. A livello di Pil è previsto un impatto in aumento, al netto, di 3,8 punti percentuali: una cifra consistente se si considera che, con la stessa simulazione, l’aumento del Pil nazionale è stimato in 2,7/3,2 punti percentuali”.

“Il 2021 – ha detto Mauro Casavecchia, illustrando alcuni dei dati della Relazione – è stato un anno di netta ripresa per l’economia umbra, sia sul fronte produttivo sia su quello occupazionale, con un andamento del Pil sostanzialmente allineato a quello nazionale. Il valore aggiunto è aumentato in termini nominali dell’8,2 per cento, con un incremento superiore a quello

italiano, consentendo alla regione di recuperare completamente le perdite del 2020. La ripresa è stata trainata dalle buone performance del settore secondario, sia dell’industria in senso stretto sia delle costruzioni, che hanno entrambe collocato la regione molto al di sopra dei valori nazionali. L’andamento positivo è proseguito anche nei primi mesi del 2022, grazie all’aumento della domanda interna – sia quella per consumi delle famiglie sia per investimenti, sostenuta da uno sforzo senza precedenti delle politiche pubbliche, tripla rispetto al 2009 per famiglie e imprese – e di quella estera”.

La domanda esterna è cresciuta “anche grazie alla buona consistenza dei flussi turistici nei primi otto mesi dell’anno, sia in termini di arrivi sia ancor più di presenze, lasciando prefigurare un rapido riallineamento ai livelli precedenti la pandemia”.

L’andamento economico complessivo per la prima parte dell’anno – si rileva nella Relazione – è sintetizzabile in una crescita del Pil regionale che, secondo Banca d’Italia, è allineata al dato nazionale e quantificabile intorno al 5,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021. Tuttavia, il 2022 è un anno contrassegnato anche dal forte rincaro dei prezzi dell’energia, che per l’intera economia umbra si tradurrà in un aggravio dei costi stimabile in oltre 1,5 miliardi di euro, con il rischio di incrementare ulteriormente il numero di famiglie in povertà relativa”.

A causa dell’inflazione, si calcolano per le famiglie umbre spese aggiuntive per 3700 euro annue, di cui oltre 1500 euro riferibili alle bollette energetiche.

Sul fronte lavorativo, dopo un 2021 particolarmente performante con un’occupazione in ripresa molto più sostenuta che in Italia e disoccupati in calo, in controtendenza rispetto al resto del Paese, già dal primo trimestre del 2022 il mercato mostra una flessione degli occupati e un rialzo dei disoccupati, al contrario di quanto accaduto in Italia, Nord, Centro.

La flessione dell’occupazione nel primo semestre 2022 (che ha portato tra aprile e giugno a una lieve perdita tendenziale rispetto all’anno precedente e ancor più marcata rispetto al 2019) ha investito pressoché tutti i settori, ad eccezione dell’Industria in senso stretto che continua, seppure con alti e bassi, la sua crescita per tassi più alti della media nazionale. In decremento, dopo un 2019 particolarmente vivace, le Costruzioni, anche se le ore lavorate nei primi otto mesi del 2022 sono aumentate di un quarto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Di fatto, tutto il settore industriale sembra aver mostrato in Umbria un andamento anticiclico rispetto a quanto occorso in Italia e nelle ripartizioni, anticipandone cioè la ripresa già da fine 2020.

Il tutto – si evidenzia ancora nella Relazione -, mentre le forze di lavoro continuano il loro inarrestabile declino, figlio anche della perdurante erosione della fascia demografica in età lavorativa e della popolazione, in Umbria più che in Italia. Al progressivo calo della natalità degli ultimi anni, che aveva segnato un inasprimento dell’invecchiamento demografico, si aggiunge il problema del passaggio della generazione dei baby-boomers all’età anziana e, senza un congruo ricambio generazionale, si sta riducendo la coorte delle persone in età lavorativa, con evidenti conseguenze in termini di sostenibilità economica e sociale. In aggiunta, la crescita del deflusso dalla regione di giovani, in particolare laureati, non fa che peggiorare le prospettive demografiche oltreché depauperare il capitale umano del territorio.

A fare da contraltare al quadro recessivo paventato a livello nazionale – si sottolinea -, contribuiscono gli interventi programmati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che è in procinto di entrare nel vivo. Alle riforme e agli investimenti che coinvolgono l’intero Paese, che avranno inevitabili positive ricadute anche a livello locale, si affiancano le azioni specificamente pianificate su base territoriale, disegnate allo scopo di innalzare la competitività di sistema. Particolarmente importanti per aggredire alcune delle croniche fragilità dell’Umbria potranno essere gli interventi finalizzati al miglioramento della viabilità, alla diffusione della digitalizzazione tra le imprese, al potenziamento della capacità scientifica e tecnologica.

Al di là delle conseguenze economiche immediate di tipo keynesiano derivanti dall’effettivo avvio degli investimenti, l’impatto più importante generato dal PNRR è rappresentato dall’insieme dei benefici a favore del sistema economico e sociale nel medio-lungo periodo, in termini di innalzamento della produttività, efficientamento dei servizi, potenziamento delle infrastrutture, miglioramento della qualità della vita.