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Garante dei detenuti: dramma familiare dietro all’ennesimo suicidio nelle carceri umbre

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Giuseppe Caforio

L’avvocato Giuseppe Caforio chiede che venga sempre assicurato “il rispetto della dignità umana”

di Giuseppe Caforio (*)

La comunità carceraria di Terni è fortemente scossa dall’ennesimo suicidio di un detenuto avvenuto ieri mattina intorno alle ore 11:00.

Si tratta di un giovane albanese padre di famiglia ben inserito nella comunità Ternana dove aveva un proprio lavoro, una moglie e dei figli tra cui una bambina con un handicap. Il dramma odierno è diverso dai suicidi che finora hanno caratterizzato questo anno maledetto per l’Umbria perché almeno dalle prime valutazioni, si è di fronte ad un vero e proprio dramma familiare determinanatosi per una serie di circostanze specifiche che hanno visto il detenuto raggiunto da una revoca di un provvedimento di misure alternative e quindi con il ritorno in carcere. Insomma, siamo di fronte ad un dramma che ha sconvolto sia i compagni di cella, che deliberatamente il detenuto aveva fatto allontanare al fine di potersi impiccare attraverso una procedura anche tecnicamente complessa, sia i poliziotti penitenziari, che quotidianamente hanno un rapporto anche umano con gli stessi detenuti e che certamente vivono tutta la complessità del carcere anche sulla propria pelle.

Siamo tutti rimasti impressionati dalla vicenda Salis in Ungheria, ma questo ci deve spingere ad elevare l’attenzione intorno al mondo carcerario in modo che chi vi opera possa avere quegli strumenti idonei per far sì che all’interno, sotto ogni profilo, sanitario, delle condizioni igieniche, dell’affollamento e anche del corretto rapporto nel numero fra detenuti e poliziotti, sia tale da poter assicurare il rispetto della dignità umana.

Il suicidio odierno è imputabile a un dramma personale, ma certamente una struttura carceraria dotata di psicologi in numero adeguato avrebbe potuto, in qualche modo, prevenire il disagio di quest’uomo, come di tanti altri, che in questi giorni un po’ in tutta Italia stanno facendo la medesima scelta. Siamo infatti di fronte ad una impennata di suicidi che proprio in questa settimana a raggiunto numeri mai visti prima e, con amarezza, occorre ricordare che a quelli dei detenuti spesso si aggiungono anche i suicidi di poliziotti della penitenziaria, come purtroppo è avvenuto recentemente anche nel nostro paese.

Il mondo carcerario dopo aver lanciato allarmi reiterati, oggi è testimone di drammi umani che non possono più aspettare.

L’auspicio è che anche nella nostra regione si possa presto dare attuazione alla realizzazione del Dipartimento che veda proprio Perugia come capofila, al fine di poter meglio cogliere le esigenze organizzative e strutturali delle quattro carceri regionali e dare risposte immediate volte sempre ad assicurare la certezza della pena con funzione riabilitativa, nel rispetto, però, delle persone e dei loro diritti, sia dei detenuti che dei poliziotti penitenziari.

(*) Garante dei detenuti dell’Umbria