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Farmacie umbre a rischio di aborto, 
ostacolata la nascita di 39 nuove sedi

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L’apertura di una inchiesta giudiziaria e lungaggini burocratiche hanno fin qui impedito che la Regione procedesse come previsto dalla legge all’assegnazione delle strutture

farmacia-2Di Giorgio Pezza – In Umbria il mondo delle farmacie sta vivendo una turbolenta guerra intestina. Da quattro anni si è in attesa dell’apertura di 39 nuove sedi, ma la fase di gestazione si sta prolungano a tal punto che a pensar male non si fa più peccato. C’è chi si dice convinto che questo colpevole “congelamento” sia frutto della precisa volontà di quelle società che già detengono il controllo della filiera del farmaco, ovviamente del tutto indisposte ad “aggiungere un posto a tavola”. Ma in Umbria hanno inciso sicuramente anche altre vicende inquietanti e vergognose.

Come dargli torto? Troppo tempo è passato invano dal varo della legge n. 27 del 24 marzo 2012, nata con l’intento di liberalizzare numerose attività economiche prodotte da enti pubblici e privati. E non a caso al punto 11 di quel decreto si parlava di farmacie. Qualcuno l’ha paragonate ad uno stagno immobilizzato da tempo in cui solo Monti si prese il rischio di gettare il fatidico sasso. E così da una farmacia ogni 4.000/5.000 persone, si passava ad una ogni 3.300, di modo che si sarebbe così consentita l’apertura di nuove attività e dunque provocato un indotto importante di denaro e di nuovi posti di lavoro, senza contare l’incremento di un servizio di vitale importanza per la popolazione.

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