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Domenica 12 giugno election day, per Amministrative e Referendum sulla Giustizia

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Cinque quesiti a cui rispondere e contemporaneamente in Umbria 7 Comuni al voto

 

Domenica 12 giugno è il cosiddetto election day, cioè una giornata unica in cui si va alle urne sia per le elezioni amministrative, sia per i referendum abrogativi sulla giustizia.
Quasi nove milioni di persone sono chiamate a rinnovare le amministrazioni locali di 26 Comuni, mentre 51 milioni di elettrici ed elettori saranno chiamati ad esprimersi sui referendum sulla giustizia.
Circa nove milioni di persone voteranno per le elezioni amministrative nei capoluoghi regionali Catanzaro, Genova, L’Aquila e Palermo e nei capoluoghi di provincia Alessandria, Asti, Barletta, Belluno, Como, Cuneo, Frosinone, Gorizia, La Spezia, Lodi, Lucca, Messina, Monza, Oristano, Padova, Parma, Piacenza, Pistoia, Rieti, Taranto, Verona e Viterbo.
In Umbria sono sette i Comuni al voto per le elezioni amministrative per il rinnovo di sindaci e consigli comunali.

Nella nostra regione il 12 giugno sono chiamati alle urne i cittadini di Cascia, Deruta, Monteleone di Spoleto, Narni, Poggiodomo, Todi e Valtopina.
Nello specifico, per quanto riguarda Todi e Narni (i due Comuni che superano i 15mila abitanti), se nessuno dei candidati supererà il 50 per cento dei voti scatterà il ballottagio il 26 giugno.

A Cascia scende in campo solo il sindaco uscente Mario De Carolis con Patto per Cascia. A Poggiodomo, il Comune più piccolo dell’Umbria, duello tra Filippo Marini (Poggiodomo per tutti) e Marina Amori (Crescere insieme).

A Todi sono tre i candidati in corsa per diventare sindaco, con dodici le liste depositate. Cinque appoggiano il sindaco uscente, Antonino Ruggiano, candidato del centrodestra (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Todi Tricolore e la lista civica Per Todi con Ruspolini).
A sostegno del candidato del centrosinistra, Fabio Catterini, il Partito Democratico, Civici Per, Sinistra per Todi e Movimento 5 Stelle. Candidato civico, l’uscente consigliere comunale Floriano Pizzichini che è sostenuto dalle liste Todi Civica, Azione e Progresso per Todi.

A Narni gli aspiranti sindaci sono quattro: Maurizio Bufi con l’omonima lista civica; Cecilia Cari (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Rinascimento); Roberto Pei sostenuto da Rifondazione comunista; e Lorenzo Lucarelli, l’attuale assessore alla Cultura, sostenuto da Pd, Psi, M5s, Lista civica Lucarelli sindaco e Unità per Narni sinistra civica ecologista.

A Valtopina è corsa a due tra Gabriele Coccia (Valtopina progetto comune) e Lodovico Baldini (lista Esperienza, competenza, innovazione per Valtopina).

A Deruta si sfidano il sindaco uscente e presidente Anci Umbria Michele Toniaccini (lista Cittadini per Deruta) e Raffaella Diosono (lista Rilancio e futuro).

Infine a Monteleone di Spoleto i candidati sindaco sono l’uscente Marisa Angelini (Paese è futuro), e Francesco Pasquali (Aria nuova ripartiamo).

REFERENUM SULLA GIUSTIZIA

Domenica 12 giugno si vota per i cinque quesiti Referendari sulla Giustizia.
Si tratta di un referendum abrogativo. Votando sì ai cinque quesiti si decide di abrogare altrettante norme, votando no tutto resterebbe com’è.

Vale a dire dall’abrogazione della legge che vieta la candidatura a cariche pubbliche per le persone con condanne penali definitive, all’eliminazione della custodia cautelare.

In tutto il paese sarà possibile votare presso il proprio seggio elettorale di riferimento, quindi nel Comune di residenza. Le cittadine e i cittadini italiani residenti all’estero hanno già ricevuto le schede elettorali per i referendum, per il voto via posta.

Possono votare, munite di documento di identità e tessera elettorale, tutte le persone maggiorenni con cittadinanza italiana che ne abbiano diritto – sono escluse le persone con incapacità civile, quelle condannate con sentenze in via definitiva e quelle sottoposte a misure cautelari o detentive.

È possibile votare a favore di alcuni quesiti e contro ad altri.

Scheda rossa per il quesito che chiede l’abrogazione del decreto legge Severino. Attualmente in vigore, questa norma dispone il divieto di candidatura, la decadenza e la sospensione di qualunque carica pubblica, per le persone che hanno commesso alcuni gravi reati.

Scheda arancione per il quesito che chiede una riforma della custodia cautelare, una misura preventiva applicata per limitare la libertà a un imputato durante un processo, in caso di pericolo di fuga, inquinamento delle prove o per evitare che la persona commetta di nuovo lo stesso reato.

Scheda gialla per il quesito che chiede una separazione all’origine delle carriere dei magistrati, che dovranno scegliere appena finita la formazione tra il ruolo di pubblico ministero, che promuove l’azione penale, e quello di giudice, che emette le sentenze.

Scheda grigia per il quesito che vuole dare diritto di voto anche ad avvocati e professori universitari per valutare l’operato dei magistrati. Mentre ora è un diritto esclusivo dei magistrati della Corte di cassazione e di quelli che compongono i Consigli giudiziari

Scheda verde per il quesito che vuole eliminare l’obbligo di raccolta delle 25 firme necessarie ai magistrati per candidarsi al Consiglio superiore della magistratura (Csm).

Gli ultimi obblighi in vigore sulle mascherine decadranno il prossimo 15 giugno, tuttavia, all’interno dei seggi elettorali l’uso delle mascherine è solo fortemente raccomandato. Non esiste infatti alcun obbligo di legge, ma solo una raccomandazione espressa all’interno del Protocollo sanitario e di sicurezza dell’11 maggio 2022.

Cosa succede se non viene raggiunto il quorum

Il voto è previsto in un’unica giornata, dalle 7 alle 23. Votando sì ai cinque quesiti si decide di abrogare altrettante norme, votando no tutto resterebbe com’è.

I cinque quesiti sono stati promossi dalla Lega e dal Partito Radicale e sono stati presentati dopo l’approvazione di nove Consigli regionali.
Fatte queste premesse, capiamo insieme cosa succede se non viene raggiunto il quorum del 50% più uno dei votanti?

I referendum abrogativi sono disciplinati dall’articolo 75 della Costituzione: “La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi”.

L’articolo 75 introduce il concetto di quorum, ovvero il fatto che il voto viene ritenuto valido solamente se alla votazione partecipano almeno il 50% più uno degli aventi diritto (parliamo di quasi 26 milioni di persone). Per i referendum abrogativi il raggiungimento del quorum è un requisito necessario, altrimenti la votazione non è ritenuta valida e non ha efficacia.

QUORUM A RISCHIO

Il raggiungimento del quorum ai referendum sulla giustizia è tutt’altro che scontato. Secondo le previsioni raggiungere il 50% più uno dei voti sembra un’impresa quasi impossibile, come dimostra anche la scarsa comunicazione sull’argomento nel periodo elettorale. Finora in Italia il quorum è stato raggiunto in 39 quesiti referendari su 67. Ma dal 1997 a oggi non è stato raggiunto quasi mai: solo nel 2011 la partecipazione ha riguardato la maggioranza degli elettori.

Ma quali saranno le conseguenze in caso di mancato raggiungimento del quorum sui cinque quesiti? Di fatto non cambierebbe niente rispetto a oggi.

Ma andiamo con ordine. Con il primo quesito (scheda rossa), in caso di bassa partecipazione al voto e niente quorum, la legge Severino rimarrebbe così com’è, lasciando l’automatismo dell’incandibabilità e della decadenza degli amministratori locali e nazionali in caso di condanna.

In caso di mancato raggiungimento del quorum al secondo quesito (scheda arancione) non cambierebbe nulla sulle misure cautelari: resterebbe la possibilità di infliggere la custodia cautelare in carcere o domiciliare in caso di rischio di reiterazione del reato. Per il terzo quesito (scheda gialla), senza quorum resterebbe la possibilità per il magistrato di passare dalle funzioni di giudice a quelle di pm (e viceversa).