Home Economia Domande di disoccupazione salite del 44% in Umbria sotto il lockdown

Domande di disoccupazione salite del 44% in Umbria sotto il lockdown

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E’ quanto emerge dai dati Inps forniti dal presidente Pasquale Tridico nell’audizione in commissione lavoro del Senato il 19 maggio scorso

Umbria terza “peggior” regione in Italia per incremento delle domande di disoccupazione sotto lockdown.
E’ quanto riferisce oggi il prendendo in esame i dati Inps forniti dal presidente Pasquale Tridico nell’audizione in commissione lavoro del Senato il 19 maggio scorso.
Il cuore verde nel periodo tra il 1 marzo e il 9 maggio 2020 ha visto un incremento delle domande Naspi del 44% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Si tratta della “Nuova assicurazione sociale per l’impiego”, l’indennità di disoccupazione che spetta ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che hanno perduto involontariamente l’occupazione. E’ esclusa l’agricoltura.
L’Umbria in poco più di due mesi di emergenza Covid si è passati da 3.266 domande presentate nel 2019 alle 4.700 del 2020. Peggio del cuore verde solo Puglia (58%) e Lazio (56%). Allo stesso livello Sicilia e Veneto (44%). La media nazionale è del 40%. Il docente economia e gestione delle imprese dell’Università di Perugia, Luca Ferrucci, fa notare come vi sia un “blocco di regioni del Nord, con un incremento minore rispetto alla media nazionale, ad eccezione del Veneto. Poi c’è il Centro con Toscana, Marche e Abruzzo attorno alla media nazionale. L’Umbria è ricompresa nel blocco peggiore assieme a Sicilia, Veneto, Puglia e Lazio. E’ un dato che va letto con grande preoccupazione, perché evidenzia come la fragilità tessuto economico della regione ha subito più della media l’effetto negativo del lockdown sull’economia”. Se nelle regioni del Nord alcune imprese “erano nella lista delle attività autorizzate a proseguire, perché magari erano impiegate direttamente in settori centrali che non hanno avuto lo stop, in Umbria le imprese in subfornitura piccole piccolissime piccole con il blocco immediato della produzione sono andate subito in Naspi”, spiega Ferrucci. Il prof dello Studium perugino rileva anche come il ricorso alla Naspi non abbia seguito le dinamiche territoriali del contagio Covid. “La tesi che associa il maggior impatto negativo sul fronte occupazione nelle aree più colpite dall’epidemia di Covid 19 viene qui smentita. Le regioni che hanno retto meglio sono quelle del Nord ad eccezione del centro. Le economie più forti hanno retto meglio quelle meno forti hanno retto peggio, a prescindere dal contagio”. Sicché il dato umbro è un segnale “molto negativo e non può che farci preoccupare nei mesi a venire. Storicamente quando l’Italia va male l’Umbria va molto peggio della media regionale”, afferma Ferrucci. In attesa dei dati macro, su tutti il Pil, l’incremento sopra la media della Naspi “è il primo vero semaforo rosso che si presenta dopo il lockdown”.