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Avvocato Giuseppe Caforio, Garante dei detenuti per l’Umbria: «Le sanzioni devono puntare al recupero»

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Giuseppe Caforio

“In cella dovrebbero andare coloro che persistono nel commettere fatti illeciti”. Per gli altri “la giustizia riparativa potrebbe essere una soluzione”

«È stato un anno complicato nelle carceri italiane, e soprattutto in quelle umbre» – così il garante dei detenuti per l’Umbria, l’avvocato Giuseppe Caforio, che ha segnalato nell’anno 2023 «momenti di alta tensione con alcune rivolte “sedate brillantemente”, ma anche con tanti, troppi suicidi, e una situazione sanitaria all’interno, al di sotto di quei parametri essenziali».

In tale quadro, per l’avvocato Caforio appare proficuo il momento per fare alcune riflessioni su quella che la stessa funzione del nostro sistema carcerario.
«Non tutti i detenuti sono uguali – afferma – vi è chi ha una propensione e un’abitualità a delinquere ma vi è anche chi, per percorsi sbagliati della propria vita, si è ritrovato a commettere reati pentendosi seriamente, dimostrando di voler rientrare in società rispettandone le regole. Allora se esistono delle differenziazioni rilevanti all’interno dei detenuti, è bene che anche le sanzioni e quindi le pene debbano essere differenziate. Sia chiaro la pena è di per sé sanzione e risponde al sacrosanto principio che chi sbaglia paga».

«Ma un conto – sottolinea il garante dei detenuti per l’Umbria – è far scontare la sanzione per dare certezza della pena e altro è la funzione riabilitativa. Lo Stato deve assicurare un percorso e un’opportunità riabilitativa, sta poi al detenuto approfittarne. Il tema è che non sempre il carcere può essere il luogo migliore per un processo riabilitativo quando addirittura non è il posto peggiore.
In tale quadro allora la giustizia riparativa, esperienza questa che ci deriva dal sistema anglosassone, introdotta anche in Italia dove muove i primi passi, può essere una soluzione soprattutto per quella categoria di detenuti che oserei definire delinquenti per caso, a cui con la collaborazione della vittima e con una evidente intento riparatorio, si può dare una possibilità per ritornare sul binario della legittimità».

In altre parole «il sistema sanzionatorio dei reati deve sempre più propendere verso la riparazione e sempre meno verso la detenzione in carcere dove dovrebbero andarci soltanto i detenuti abituali che pur avendo avuto più opportunità, persistono nel commettere reati.
E dunque se si ragiona in quest’ottica probabilmente potremmo dimezzare il numero dei detenuti nelle nostre carceri, così da risolvere sia il problema dell’affollamento, ma anche quello della carenza degli organici e soprattutto offrendo il pieno rispetto dei principi costituzionali.
Il sistema carcerario sia l’estrema ratio per coloro che non hanno proprio intenzione di adeguarsi alle regole sociali e preferiscono perseverare nel delinquere .
Su questi temi auspico che anche nella nostra Regione, nel consiglio regionale, ma anche nelle amministrazioni locali e nella società civile si possa aprire un confronto su quello che possa essere la modalità più opportuna di sanzionare, valutando ogni possibile misura alternativa al carcere, che dovrà essere sempre inteso come la misura residuale per chi delinque».

Ma l’intervento e le riflessioni del garante dei detenuti all’inizio dell’anno 2024 è anche l’occasione per «rivolgere un doveroso augurio di buon anno a tutto il mondo penitenziario fatto di detenuti, polizia penitenziaria, amministrazione civile, giudici, avvocati e non per ultimo ai familiari dei detenuti» – «Buon anno a tutti» – Giuseppe Caforio.