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Amelia, lettera datata 1945 restituita al figlio di un Maresciallo dei Carabinieri Reali

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Lunedì 15 aprile, alla Compagnia Carabinieri di Amelia, alla presenza del Comandante Provinciale dei Carabinieri di Terni, Col. Antonio De Rosa, ha avuto luogo la cerimonia di restituzione di una lettera, risalente al 1945, al Signor Fabio Ceccarelli, classe 1941, residente ad Amelia, missiva rinvenuta su un’asta on-line da Guido Antoniazzi, Presidente dell’Associazione Collezione Antoniazzi – Museo dei Carabinieri Reali di Conegliano (TV).

La ricostruzione storica della vicenda che, grazie ad una meticolosa attività di ricerca, ha portato all’individuazione del diretto discendente dell’estensore della missiva, è stata curata proprio da Guido Antoniazzi, con l’ausilio dei Carabinieri dell’Arma territoriale.

La missiva in argomento fu scritta dalla moglie del Maresciallo dei Carabinieri Reali David Ceccarelli, Laura Ferri, nel lontano 23 gennaio 1945 ma non giunse mai nelle mani del militare.

Oggi, finalmente, si è potuto restituire questo importante ricordo legato alla memoria del padre David al figlio Fabio, che all’epoca dei fatti aveva 4 anni.

Fabio Ceccarelli riceve la lettera scritta nel 1945 dalla madre Laura al padre David, all’epoca prigioniero di guerra in Russia

David Ceccarelli nacque a Castiglion del Lago (Perugia) il 29 luglio 1897; giovane Carabiniere, prese parte al primo conflitto mondiale, meritando un encomio tributato dal Comando della 2^ Armata ai militari del reparto a cui era effettivo, il 247° plotone mobilitato. Con tutta probabilità restò effettivo al medesimo reparto anche nell’ottobre 1917 e con esso prestò servizio a tergo delle truppe schierate sull’altipiano della Bainsizza e nelle retrovie per regolare il transito dei militari, del carreggio e delle salmerie che dovevano raggiungere l’altopiano, rimanendo in seguito coinvolto nella manovra di ripiegamento.

Il 20 agosto 1920 fu insignito della Croce al merito di guerra.

Nel corso del secondo conflitto mondiale Ceccarelli, con il grado di Maresciallo d’alloggio, era effettivo alla Legione Territoriale dei Carabinieri di Firenze e fu inquadrato nella gloriosa 2^ Compagnia del VII Battaglione Carabinieri: l’8 settembre 1943 era dislocato col proprio reparto nell’isola di Cefalonia.

La lettera scritta da Laura Ferri al marito David Ceccarelli

Appresa la notizia dell’armistizio ed a seguito della decisione della Divisione “Acqui” di opporsi al disarmo da parte dei tedeschi, il Comandante della Compagnia, Capitano Giovanni Mario Gasco, ordinò il concentramento dei Carabinieri ad Argostoli e da qui il contingente si trasferì a Procopata, unitamente al Comando della Divisione. A seguito delle note vicende, i superstiti furono disarmati e concentrati nel forte “Mussolini”, dove subirono la rappresaglia nazista, che fu particolarmente cruenta nei confronti degli Ufficiali, molti dei quali furono fucilati e tra essi anche il Capitano Gasco.

Ceccarelli fu catturato dai tedeschi il 23 settembre 1943 a Ossos (Grecia) ed inviato prima al campo di concentramento di Argostoli e, dopo pochi giorni, a quello di Atene, dove rimase sino al successivo 27 novembre, per essere quindi deportato al campo di concentramento n. 184 di Pinst (Polonia).

Il 2 febbraio 1944 fu trasferito in Russia, a Petricow e, dopo qualche tempo, a Siskovic, per giungere infine a Lotzen (Russia orientale). Fu liberato il 27 gennaio 1945 e inviato a Cumbin, luogo in cui rimase fino al 5 giugno 1946, giorno in cui partì per far rientro in Patria.

Tornato in forza alla Compagnia Comando della Legione Territoriale dei Carabinieri di Bologna, Ceccarelli fu inviato in licenza di convalescenza a Badia di S. Cristoforo di Castiglione del Lago (PG), dove a quel tempo risiedeva con la famiglia, restando in attesa del trattamento di quiescenza.

Lo scopritore della preziosa missiva storica è Guido Antoniazzi, Maresciallo Capo dell’Arma in congedo. Fin dal 1930 la Famiglia Antoniazzi ha iniziato a raccogliere preziosi cimeli relativi all’Arma dei Carabinieri, attività tuttora in itinere attraverso continue acquisizioni.

Fu il Capitano veterinario Guido Antoniazzi ad avviare la prima raccolta di cimeli riferiti ai Carabinieri Reali, che costituirono il nucleo originario di una rilevante collezione, iniziativa proseguita dal figlio Carlo che, per trovare un’idonea collocazione al posseduto, decise di ampliare la residenza di famiglia. Una passione ed un patrimonio spirituale e materiale ereditati dal nipoteGuido, che ha perpetrato la tradizione familiare integrando la raccolta con rilevanti acquisizioni, curando il riordinamento dell’intera collezione e consentendole di assurgere a dignità di esposizione permanente.

E’ nato così il Museo dei Carabinieri Reali, oggi custodito in una porzione di Villa Rossi, costruzione ottocentesca immersa nel verde delle colline coneglianesi, nel Trevigiano, dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Il percorso espositivo di 60 mq attraversa la “Sala delle daghe” sino a giungere alla “Sala dei moschetti”: uniformi e copricapi, armi, cimeli, documenti, medaglie e vario materiale iconografico narrano, attraverso itinerari individuali di sacrificio e di valore, la Storia dei Carabinieri Reali, dall’istituzione del Corpo nel 1814 – ripercorrendo le Campagne risorgimentali, l’avventura coloniale, la Grande Guerra, la proclamazione del Regno d’Italia ed il secondo conflitto mondiale – sino a giungere alla nascita della Repubblica Italiana.