Home Umbria Un milione di euro per i non autosufficienti: l’Umbria interviene per non...

Un milione di euro per i non autosufficienti: l’Umbria interviene per non lasciare soli i più fragili

0

In assenza del decreto nazionale, la Regione anticipa le risorse e assicura la continuità dei servizi socio-sanitari nel 2025

Un milione di euro per chi non può aspettare. La Regione Umbria ha deciso di intervenire con fondi propri per garantire continuità ai servizi socio-sanitari rivolti ai non autosufficienti, evitando interruzioni che avrebbero colpito migliaia di persone in condizioni di fragilità.

Lo stanziamento, approvato dalla Giunta regionale, è una misura straordinaria in attesa dell’emanazione del Decreto interministeriale che dovrebbe stabilire i criteri di riparto del Fondo nazionale per la non autosufficienza nel triennio successivo al 2024.

“Non potevamo permetterci di aspettare e lasciare scoperti servizi essenziali – ha spiegato la Presidente della Regione, Stefania Proietti –. In un contesto di incertezza normativa, abbiamo scelto di agire per garantire assistenza e sostegno alle famiglie e ai territori”.

Un gesto concreto contro diseguaglianze e abbandoni

La Regione ha deciso di non attendere i tempi del Governo, per evitare discontinuità nei servizi, peggioramento della qualità della vita, maggiori oneri assistenziali per le famiglie e un pericoloso ampliamento delle diseguaglianze sociali.

La mappa dei fondi

Il milione di euro è stato ripartito tra le due Aziende USL umbre sulla base delle caratteristiche e dei fabbisogni specifici dei distretti territoriali.

USL Umbria 1 – Totale: 534.203 €

  • Alto Tevere: 76.986 €
  • Alto Chiascio: 65.319 €
  • Perugia: 194.999 €
  • Assisi: 67.495 €
  • Trasimeno: 65.081 €
  • Media Valle del Tevere: 64.323 €

USL Umbria 2 – Totale: 465.797 €

  • Valnerina: 14.363 €
  • Foligno: 129.403 €
  • Spoleto: 59.960 €
  • Orvieto: 52.312 €
  • Narni-Amelia: 58.413 €
  • Terni: 151.346 €

Un welfare che protegge davvero

Con questa decisione, la Regione Umbria rilancia una visione del welfare non come spesa, ma come investimento civile, ribadendo la centralità della persona e la necessità di proteggere chi è più esposto.

Una misura che dà valore alla dignità, rafforza l’equità tra i territori e dimostra che la responsabilità sociale non si delega, ma si esercita. Anche – e soprattutto – quando le risposte da Roma tardano ad arrivare.