Dalla tradizione al futuro del vino: in mostra l’identità agricola e culturale della regione, tra degustazioni, incontri e racconto del territorio
Con l’inaugurazione del Padiglione Umbria, ha preso ufficialmente il via l’esperienza umbra a Vinitaly 2025 inuno spazio di oltre 1000 metri quadrati curato da Umbria Top Wines. Un’area che racchiude il meglio della produzione vitivinicola regionale, ma anche un racconto culturale, identitario, progettuale.
Il tema che guida questa edizione è semplice e potente: “Radici”. E proprio su queste si è aperto il programma di eventi – degustazioni, talk, approfondimenti – con un taglio del nastro che ha visto la partecipazione dell’Assessore regionale Simona Meloni, insieme ai rappresentanti del mondo istituzionale, agricolo e scientifico.
“Il vino è una delle radici dell’Umbria: un ponte tra passato, presente e futuro”, ha dichiarato Meloni, sottolineando il valore economico, sociale e culturale del comparto enologico. “Oggi dobbiamo continuare a investire, sostenere le imprese e rispondere alle sfide globali, dai dazi USA alla necessità di una promozione sempre più strategica e condivisa”.



Un’identità collettiva: 56 produttori, un solo spirito
Il Padiglione Umbria ospita 56 cantine e un’Enoteca Regionale che propone una selezione rappresentativa delle eccellenze vinicole umbre. “Non era scontato essere qui – ha affermato Massimo Sepiacci, presidente di Umbria Top – ma lo spirito del settore è resiliente e propositivo. Abbiamo ricevuto più richieste di partecipazione di quante ne potessimo accogliere”.
La cultura del vino raccontata in un libro: “Radici: l’eco delle origini”
Il cuore simbolico di questa prima giornata è stato il lancio ufficiale del progetto editoriale “Radici: l’eco delle origini”, un volume multidisciplinare che racconta la storia della vitivinicoltura umbra con un approccio integrato: botanica, archeologia, linguistica, geografia, letteratura. Coordinato dal Mi.CO. dell’Università per Stranieri di Perugia, il progetto ha coinvolto studiosi delle Università umbre e realtà come il Museo del Vino di Torgiano.
“Un prodotto come il vino si comprende davvero solo quando si raccontano insieme vigneto, tecniche, cultura e paesaggio” – ha spiegato Luigi Mundula, direttore del corso in Scienze e Tecnologie Alimentari. “Questo libro è un atto d’amore per la nostra terra, ma anche uno strumento per ripensarne la promozione e la narrazione”.
Eventi, degustazioni e contaminazioni: il programma entra nel vivo
Il programma degli eventi prosegue fino al 9 aprile, con incontri e degustazioni pensati per un pubblico di esperti, operatori e appassionati. Tra gli appuntamenti del 7 aprile:
- Ore 10.15: “Dalle radici all’innovazione” – focus sul Distretto di Qualità del Vino Umbro.
- Ore 12.00: “Turismo delle radici” – con Regione Umbria e MAECI, dedicato agli italodiscendenti e al progetto Italea.
- Ore 14.15: Premiazione dei vincitori del Concorso Enologico Regionale Umbria del Vino.
- Ore 15.00: “Il caso Umbria” – tavola rotonda su enoturismo e buone pratiche dal territorio.
- Ore 11.15: Focus su una gemma umbra: il Vinosanto da Uve Affumicate, Presidio Slow Food dell’Alta Umbria.



Un sorso, un morso: il vino incontra i sapori dell’Umbria
Non solo vino, ma anche gusto e narrazione territoriale. Tutti i giorni, dalle ore del pranzo in poi, spazio al menù degustazione a cura del 3A Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria, con abbinamenti cibo-vino e focus quotidiani su prodotti tipici. Lunedì sarà il turno del pesce d’acqua dolce del Lago Trasimeno, protagonista di un itinerario enogastronomico che unisce biodiversità e tradizione.
Completano il palinsesto i format “Un sorso, un morso” e “Animazioni di Gusto”, piccole esperienze di abbinamento commentate da esperti come Valentina Dugo e Antonio Boco.
La forza delle radici, lo sguardo al futuro
Il progetto “Radici” si conferma come una chiave interpretativa potente per valorizzare l’identità vitivinicola umbra, coniugando ricerca, promozione e orgoglio territoriale. Un ponte tra scienza, storia e marketing del vino, capace di parlare al pubblico internazionale senza perdere l’accento umbro.