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Stop al progetto Collestrada: addio a 125 milioni di investimenti e 800 posti di lavoro

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Il caso Collestrada scuote la città: respinto dal Comune il progetto di ampliamento del centro commerciale, in fumo milioni di euro, una nuova fermata ferroviaria e centinaia di opportunità occupazionali.

È sfumato, come fosse un gioco, un investimento da 125 milioni di euro, 800 posti di lavoro e un’infrastruttura strategica come la fermata ferroviaria di Collestrada. Il diniego al progetto di ampliamento del centro commerciale – proposto da Eurocommercial – ha scatenato polemiche e lasciato molte domande senza risposta. A parte le valutazioni politiche sull’operato dell’attuale Giunta, guidata dalla Sindaca, ciò che lascia perplessi è la scarsa trasparenza delle motivazioni alla base del rifiuto. Il progetto, infatti, non prevedeva nuovo consumo di suolo ma si basava su volumi già inseriti nel PRG (Piano Regolatore Generale), recuperando anzi aree dismesse e degradate.

Viabilità migliorata, ma ignorata

Analizzando il progetto – cosa che pare non sia stata fatta con attenzione, vista l’esclusione dai tavoli partecipativi dei dirigenti comunali che avevano espresso parere favorevole – emerge un miglioramento della viabilità. I “quadranti rossi” (zone critiche secondo il Piano della Mobilità Urbana) sarebbero passati a “gialli” o addirittura “verdi”, con un impatto positivo sulla circolazione.

La fermata ferroviaria promessa… ma non realizzata

La Giunta attuale aveva fatto della fermata ferroviaria a Collestrada un proprio cavallo di battaglia, in coerenza con l’accordo tra Regione, RFI ed Eurocommercial. Ora, con il blocco del progetto, la promessa rischia di restare lettera morta. Perché allora opporsi a un’infrastruttura già inserita nei piani di sviluppo?

Una decisione senza motivazioni concrete

Il sospetto – riportato da alcune fonti – è che dietro la scelta ci siano motivi politici legati alla tenuta della maggioranza. Se così fosse, sarebbe un grave segnale di debolezza istituzionale. Governare significa prendere decisioni nell’interesse collettivo, non piegare i processi a logiche di partito.

Ancora più grave è l’ipotesi che la decisione sia stata condizionata dal fatto che il procedimento fosse stato avviato da una Giunta di diverso colore politico. La legge, però, impone la continuità amministrativa: i progetti devono essere valutati sul merito, non sull’origine politica.

Il Consiglio Comunale fuori dalla partita

La competenza sulla variante urbanistica è del Consiglio Comunale, ma finora la Giunta ha evitato di coinvolgerlo. È un atteggiamento che solleva dubbi sulla legittimità istituzionale del percorso seguito. Il Comune non può funzionare secondo l’umore del momento o l’orientamento di chi governa: la continuità dell’azione amministrativa è un pilastro della democrazia.

E ora?

La palla ora passa ai corpi intermedi: Confindustria, che ha sostenuto il progetto a favore delle imprese locali, e i sindacati, che potrebbero intervenire in difesa dell’occupazione. Anche l’opposizione potrebbe alzare la voce nelle prossime settimane. Resta l’amara domanda: quale futuro per Perugia, se innovazione e sviluppo vengono ostacolati senza spiegazioni? Speriamo che il dibattito aperto porti a una riflessione più profonda e, magari, a una revisione della scelta.