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Sanita, 93 milioni dalla Regione per sistemare i conti delle Asl

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A beneficiarne anche le due Aziende ospedaliere «a garanzia dell’equilibrio economico-finanziario» per il 2022

Il decreto ministeriale del 29 luglio 2022 relativo al “Riparto delle risorse per il fabbisogno di apparecchiature sanitarie si supporto ai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta”, all’art. 2 comma 3, attribuisce ad un tavolo tecnico congiunto Ministero della Salute e Regioni il compito di definire le modalità di rilevazione dell’attività erogata, le specifiche tecniche della documentazione relativa agli atti medici eseguiti con il supporto delle apparecchiature, le modalità di alimentazione del Fascicolo Sanitario Elettronico, gli indicatori minimi di processo e di risultato.

Le Regioni dovranno presentare al Ministero della Salute – Direzione generale della programmazione sanitaria, entro novanta giorni dal completamento dei lavori del tavolo tecnico, un piano pluriennale dei fabbisogni per l’utilizzo anche parziale delle risorse assegnate.

Considerata la necessità di avviare e concludere quanto prima i lavori, in vista dell’accesso alle risorse stanziate dal decreto, le Regioni hanno concordato di organizzare un incontro in presenza a Roma presso la sede della Conferenza delle Regioni per venerdì 12 maggio 2023 e la Regione Umbria parteciperà con i Servizi interessati.

Nel frattempo la Giunta regionale ha adottato un provvedimento per far tornare i conti, stanziando 93 milioni di euro per le due Usl e le due Aziende ospedaliere «a garanzia dell’equilibrio economico-finanziario» per il 2022.

A fronte di un quadro aggravatosi a causa dell’inflazione e dalla necessità di recuperare le prestazioni arrestare, ma anche dal fatto che il riparto del Fondo sanitario nazionale (che vale oltre 1,6 miliardi di euro per l’Umbria) è arrivato con estremo ritardo, sono dunque state assegnate le risorse.
I 93 milioni arrivano dal pay-back da ripiano per il superamento del tetto della spesa farmaceutica ospedaliera (quasi 40 milioni), dal contributo statale per far fronte alle maggiori spese sostenute per i dispositivi medici (47,7 milioni) e dalla rimodulazione di alcune misure finanziate con Fondi UE (5 milioni).