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San Feliciano si veste di musica

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Kaleidos Trasimeno Music è un progetto a cura di Tullia Maria Mancinelli

A San Feliciano torna dal 27 al 31 luglio la “Festa del giacchio”, assieme alla tipica Sagra del pesce di lago, che dà la possibilità di assaporare piatti tipici come il tegamaccio o la carpa regina in porchetta.
Non solo: stavolta la festa è doppia perché si festeggiano anche i 50 anni della Proloco di San Feliciano.

Ma quest’anno la “Festa del giacco” sarà affiancata dal Festival Kaleidos Trasimeno Music, un progetto a cura di Tullia Maria Mancinelli (nelle foto sopra); esordì con la sua prima edizione nel 2010 presentando quattro serate di musica presso il castello di Isola Polvese.

Quest’anno il festival, patrocinato dall’Associazione Turistica pro San Feliciano, si svolgerà presso il borgo antico di San Feliciano e si snoderà in tre eventi tutti diversi tra loro: Giovedì 28 luglio ore 20:15 Fil di soffio e colpi di cannone Ensemble di voci femminili Nota Só Direttore Marta Alunni Pini Soprano Tullia Maria Mancinelli Baritono Matteo Mencarelli Pianoforte Ettore Chiurulla.

Sabato 30 luglio ore 19:00 Fra le stelle del jazz Voce Valentina Gentili Pianoforte Andrean Zarkov Batteria Li Chao Contrabbasso Igor Caro.

Domenica 31 luglio ore 19:00 Concerto del coro L’Incanto di Agilla Direttore Tullia Maria Mancinelli Pianoforte Andrean Zarkov Voci soliste Mariella D’Amico, Valentina Gentili, Tullia Maria Mancinelli Il primo evento è quello nel quale saranno esposte anche le opere di Alessandro Angeli e di cui diamo breve descrizione.

“Fil di soffio e colpi di cannone” è un progetto a cura di Tullia Maria Mancinelli e Alessandro Avona in collaborazione con l’Ensemble di voci femminili Nota Só diretto da Marta Alunni Pini e accompagnato dal pianista Ettore Chiurulla. Il progetto esplora i modi dell’amore attraverso alcuni brani celebri del repertorio dell’opera e dell’operetta.

Interpretando duetti, arie e pezzi d’insieme di Mozart, Verdi, Bizet, Donizetti, Bellini, Lehar, e altri ancora, le note profonde di baritono s’intrecceranno a quelle acute di soprano, per raccontarci di unioni, inganni, lontananze, riconciliazioni… conquistando l’ascoltatore con passione, divertimento, dramma, leggerezza! In questa particolare edizione il ruolo maschile sarà interpretato dal baritono Matteo Mencarelli, astro nascente del panorama lirico umbro.
Marta Alunni Pini ha intrapreso lo studio della musica partecipando da bambina all’attività del Coro di Voci Bianche di San Faustino diretto dal M° Mons.
Francesco Spingola e si è diplomata successivamente in pianoforte principale presso il Conservatorio di Musica “F. Morlacchi” di Perugia nella classe del M° Valentino Di Bella; si è laureata in Lingua e Letteratura Tedesca con una tesi sulla produzione liederistica di Franz Schubert e ha conseguito il Diploma Accademico di II livello di Direzione di Coro sotto la guida del M° Luigi Ciuffa. È impiegata presso l’Università degli Studi di Perugia e nell’anno accademico 2015/2016 è stata docente nell’ambito del Corso di Laurea Magistrale in Scienze della Formazione Primaria, in qualità di titolare dell’insegnamento di Laboratorio di didattica della musica. Nel 2008 ha fondato l’Ensemble Vocale Femminile Nota Sò e dall’anno accademico 2009/2010 è maestro e direttore del Coro dell’Università degli Studi di Perugia, alla guida del quale, oltre alla regolare partecipazione agli eventi istituzionali accademici, ha collaborato con la cattedra di musicologia dell’Ateneo perugino nei progetti a cura di Biancamaria Brumana: “Caro suono lusinghier…”, Tutti i libretti di Francesco Morlacchi (2013); A tavola con Rossini, Concerto-spettacolo sul banchetto del 1823 a Parigi, con proiezioni di immagini da Rossini à Paris, ou Le grand dîner, di Eugène Scribe (2015; 2018); Tre Canzoni da Tavola composte a Dresda nel 1812 da Francesco Morlacchi (2016). In collaborazione con il Conservatorio di Musica “F. Morlacchi” è stata maestro del Coro dell’Università degli Studi per i concerti: Messa da Requiem di Giuseppe Verdi (2013), Laudes Evangelii di Valentino Bucchi (2015), Carmina Burana di Carl Orff (2022). È stata membro del comitato tecnico-scientifico in capo all’organizzazione del II Simposio Internazionale e VI Convegno Nazionale “I cori e le orchestre universitarie”, che si è svolto nella sede universitaria di Perugia dall’8 al 10 novembre 2018. Collabora con il gruppo vocale Armoniosoincanto diretto dal M° Franco Radicchia, con il quale ha preso parte alla registrazione del disco Altissima Luce, progetto sul Laudario di Cortona ideato da Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura. Dopo essere stata sin dal 2012 assistente del M° Radicchia, dall’anno accademico 2021/2022 è maestro e direttore titolare del Coro di Voci Bianche e del Coro Giovanile del Conservatorio di Musica “F. Morlacchi” di Perugia. Ensemble vocale femminile Nota Só. Il gruppo vocale femminile Nota Só è un ensemble perugino fondato nel 2008 da Marta Alunni Pini.
Da un iniziale interesse per la musica popular brasiliana, da cui l’ensemble ha mutuato la propria denominazione, citando nel titolo il celebre brano di Antonio Carlos Jobim “Samba de Uma Nota Só” (samba su una sola nota), il gruppo vocale ha successivamente orientato il proprio lavoro di studio e approfondimento alla ricerca di un’idea di vocalità pura e di timbro lineare, spaziando dalla musica antica alle composizioni contemporanee per ensemble a voci pari; parallelamente, in collaborazione con il soprano Tullia Maria Mancinelli, ha all’attivo il progetto “Di te, Di donna”, un percorso musicale sulla figura femminile attraverso una scelta di suggestive arie d’opera, a cui si è aggiunto di recente lo spettacolo “Fil di soffio e rombi di cannone”. Oltre alla partecipazione alle più prestigiose rassegne corali sul territorio umbro, il gruppo vocale è stato invitato nel 2015 alla manifestazione romana L’Eterno Femminile presso il Museo Pietro Canonica a Villa Borghese, nel 2016 alla Settimana d’arte in villa a Cassegliano, San Pier d’Isonzo (Gorizia), a ottobre 2018 alla rassegna Sui Colli di Roma, ed è stato tra le formazioni selezionate dalla Fondazione Perugia Musica Classica per le esibizioni che hanno riempito le strade del centro di Perugia a partire dal 2015 in tutte le edizioni della grande festa musicale della Notte Bianca della Sagra Musicale Umbra. Ettore Chiurulla, pianista. Nato a Perugia, ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio “F. Morlacchi” di Perugia diplomandosi nel 2007 sotto la guida di Stefano Ragni. Si è perfezionato successivamente con Marco Scolastra ed ha seguito masterclasses con Lya De Barberiis, Ramin Bahrami, Franco Fabiani e Michele Campanella. Come solista si è esibito in vari concerti; tra questi, presso l’Accademia Filarmonica Romana (in occasione del concerto dei 4 pianisti selezionati dalla masterclass 2011 di Ramin Bahrami “Il Pianoforte di Bach”), a Palazzo Vecchio a Firenze (in occasione della I edizione del World Bach-Fest nel 2012),a Palazzo Gallenga a Perugia in diverse occasioni e a Pissignano (PG) nel 2021. A partire dal 2010 si è specializzato nell’accompagnamento pianistico, soprattutto di cori e cantanti lirici: dal 2010 al 2014 è stato pianista accompagnatore del Coro “Voci dal Mondo” e dell’Orchestra da Camera dell’Università per Stranieri di Perugia; ha collaborato e collabora stabilmente con diversi direttori di coro, tra i quali Marta Alunni Pini, Sergio Briziarelli, Carmen Cicconofri, Mauro Chiocci, Alberto Bustos; con questi e con diversi solisti che hanno preso parte alle esecuzioni si è esibito svariate volte in Umbria, Marche, Toscana, Lazio, Campania, Francia, Germania, Montenegro.
Ha suonato in diverse formazioni da camera (duo, trio, quartetto) con vari strumentisti e cantanti; tra questi ultimi figurano David Sotgiu, Claudio Rocchi, Tullia Mancinelli, Paola Stafficci, Matteo Mencarelli, Andrea Sari, Maria Stella Maurizi; con quest’ultima ha partecipato alla I stagione concertistica di “Vivosòno” (2021/2022) promossa dall’Associazione Musicittà. Ha accompagnato alcune masterclasses di canto lirico: tra queste, nel 2014 la classe di canto del Maestro Maurizio Scarfeo nell’ambito della VII edizione del Festival “Federico Cesi, Musica Urbis” svoltosi a Bevagna; nel 2018, 2019 e 2021 le Masterclass di canto lirico di Maria Grazia Pittavini ,la prima organizzata da “Assisi Suono Sacro” e incentrata sull’opera di Rossini “L’occasione fa il ladro”, eseguita e replicata in vari luoghi dell’Umbria negli anni 2018-2019, la seconda svoltasi a Villa Aureli a Castel del Piano (PG) e la terza incentrata sull’opera “Così fan tutte” di Mozart e tenutasi presso l’Auditorium Marianum di Perugia. Dal 2014 è pianista accompagnatore e Maestro collaboratore del Coro Lirico dell’Umbria, precedentemente diretto da Alessandro Nisio e ora da Sergio Briziarelli, con il quale ha preso parte a numerosi concerti tenutisi in Umbria, Lazio e Toscana nel corso degli anni 2016-2022 sia in forma di recital con coro e solisti che sotto forma di intere opere (Suor Angelica, Elisir d’Amore, Cavalleria Rusticana, Gianni Schicchi, Il Tabarro), partecipando dal 2016 al progetto “Opera Trasimeno” , dal 2017 al progetto “Opera Sant’Angelo” e nel 2019 alla stagione musicale di “Pieve Classica”. È uno dei soci fondatori dell’associazione culturale “MusiCosmicaMente”, fondata a Perugia nel 2019 con lo scopo di organizzare eventi musicali, masterclass e concorsi: tra questi figurano, oltre alcune delle masterclass già citate, tre edizioni del concorso musicale internazionale “Perusia Harmonica”, nel quale ha fatto parte della giuria di pianoforte in 2 edizioni, diversi recitals con cantanti e l’opera “Il campanello” di Donizetti, rappresentata in vari teatri umbri nella stagione 2022. Matteo Mencarelli, baritono ventitreenne nato e cresciuto a Perugia, inizia il suo percorso di studi in canto lirico presso il liceo Musicale A. Mariotti e lo continua presso il Conservatorio F. Morlacchi con il M. Maria Grazia Pittavini. Ha partecipato a Masterclass con didatti e cantanti quali: M. Donatella Debolini, M. Maria Grazia Pittavini, M. Fabio Armiliato e M. Enzo Tei. Negli anni vince concorsi internazionali di canto, gli ultimi dei quali il “San Lorenzo di Montenero” organizzato dalla Fondazione Perugia Musica Classica e dagli Amici della Musica di Perugia e il “Giulio Neri” a Siena, in cui viene giudicato come una promessa dell’Opera italiana dal grande Baritono Leo Nucci. Vanta già un ampio ventaglio di ruoli portati sulla scena, fra i quali Marco in Gianni Schicchi di G. Puccini, Don Giovanni e Leporello in Don Giovanni di W. A. Mozart, Don Eusebio ne L’occasione fa il Ladro di G. Rossini, Giorgio Germont ne La Traviata di G. Verdi ed Enrico ne Il Campanello dello Speziale di G. Donizetti. Oltre all’opera teatrale è attivo anche come concertista d’opera e di musica da camera in Festival importanti come il Pan Opera Festival di Panicale e il Festival dei Due Mondi di Spoleto.
Anche nel campo della musica corale ha avuto importanti esperienze: da citare nell’anno in corso la sua partecipazione come Baritono Solista nei Carmina Burana di Carl Orff, scelto dal Direttore Carlo Palleschi in occasione di un concerto nell’Auditorium del Conservatorio di Perugia. È prevista nei mesi a seguire la sua partecipazione a importanti produzioni operistiche a Panicale, Vicenza e Cavarzere.

Tullia Maria Mancinelli nasce a Perugia, inizia sin da bambina ad accostarsi al mondo della musica studiando privatamente pianoforte e solfeggio. Dopo aver conseguito il diploma di maturità magistrale intraprende lo studio del canto ricevendo le prime lezioni da Maria Grazia Pittavini.
In seguito si trasferisce a Venezia, dove continua gli studi musicali con la Maestra Stella Silva, presso il Conservatorio di Musica Benedetto Marcello. Subito dopo il diploma, conseguito brillantemente, partecipa ad un corso di perfezionamento presso l’Accademia Musicale Serenissima di Sacile. Nel settembre del 2002 partecipa al concorso di Musica Sacra indetto dall’associazione Culturale Europea di Roma, classificandosi seconda nella sua categoria. In seguito viene scelta per rappresentare il Conservatorio di Venezia in occasione di un gemellaggio culturale tra quest’ultimo ed il Conservatorio di Praga dove si esibisce in vari concerti. Nel novembre del 2001 e nel Dicembre del 2002 partecipa a Matster Class tenuti dal Maestro Maurizio Arena. Nel marzo del 2003 vince il concorso internazionale per giovani cantanti lirici indetto dal Teatro Lirico Sperimentale Adriano Belli di Spoleto. Grazie a tale risultato frequenta a Spoleto il corso di alta formazione artistica che le permette di studiare con Raijna Kabajvanska, Enza Ferrari e Renato Bruson e di debuttare il ruolo di Flora ne “La Traviata” di G. Verdi, il ruolo di Marcellina ne “Le nozze di Figaro” di W. A. Mozart e il ruolo di Isabella ne “L’italiana in Algeri” di G. Rossini. Nell’estate dello stesso anno a Narni (TR) interpreta il ruolo di Maddalena nel “Rigoletto” di G.Verdi.Nel 2003 prende parte con il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto a tournée in Cina e Giappone. Nel settembre del 2005 debutta a Spoleto il ruolo di Antonio in “Cleopatra” di D. Cimarosa riscuotendo calorosi consensi. Nel Gennaio del 2006 debutta presso il Teatro Verdi di Trieste il ruolo di Pedro nel “Don Quichotte” di J. Massenet ed il ruolo di Tisbe ne’ “La Cenerentola” di G. Rossini. Nel giugno del 2006 vince il concorso “Toti dal Monte” che le permette di debuttare nel dicembre dello stesso anno, presso il teatro comunale di Treviso, il ruolo di Meg in “Falstaff” di G.Verdi. Nello stesso periodo partecipa presso il TeatroComunale di Bergamo, al concerto tenuto in occasione della consegna del Premio Donizetti al Maestro Luciano Pavarotti sotto la cui guida ha studiato per tre anni affrontando lo studio di un repertorio più sopranile che le ha permesso di sviluppare interamente la sua vocalità. Nel settembre 2010 vince infatti come soprano il concorso per cantanti lirici “Nera Marmora” che si è tenuto a San Gemini (TR). Nel marzo del 2012 si classifica prima della sua categoria nel concorso lirico indetto dal Teatro Guardassoni di Bologna. Per due anni studiacon la Maestra Claudia Biadi e il Maestro William Matteuzzi. Nel 2013 debutta i ruoli di Isabellain “Attila” di G. verdi e di Beatrice in “Beatrice di Tenda” di V. Bellini al festival verdiano di Will in Svizzera.Nel gennaio del 2014 debutta il ruolo di Violetta in La Traviata di G. Verdi in forma di concerto presso la sala dei Notari a Perugia. In seguito comincia una collaborazione con l’Ensemble “Euterpae” guidato dal compositore Alberto Bustos eportando in scena gli spettacoli “Donne InCanto” e “Misa Tango”. Ha recentemente debuttato presso la Basilica Superiore di Assisi con il ruolo di Salomè nell’Opera omonima di Giuseppe Magrino per la regia di Dario Argento e con i Cameristi del Maggio Musicale Fiorentino diretti da Domenico Pierini. Svolge attività concertistica nelle province di Venezia, Treviso, Perugia, in Croazia, Polonia e Germania. Collabora stabilmente con l’ensemble di voci femminili “Nota So ”insieme al quale ha riscosso calorosi consensi nel progetto “Di te, di donna”, viaggio attraverso l’opera esplorando il personaggio femminile nella storiae nel rocambolesco “Fil di soffio e rombi di cannone” gioco a due voci per soprano, basso e coro femminile. Di grande rilievo è anche la collaborazione con la filarmonica Puletti di Ponte Felcino, diretta dal Maestro Franco Radicchia, che la vede protagonista nel ruolodi Violetta ne La Traviata di G.Verdi, debuttato in forma di concerto presso la bellissima sala dei Notari a Perugia e replicata a Thannin Alsazia, e nel ruolo di Rosina ne Il barbiere di Sivilla diG. Rossini, debuttato sempre in forma di concerto presso il teatro a L. Ronconi a Gubbio. Attualmente continua gli studi con Carmen Gonzalezed è in uscita il suo primo CD intitolato Stessa Me, una raccolta di duetti attraverso i quali l’artista, cantando entrambe le voci, dialoga con sé stessa esplorando l’intera gamma della propria estensione vocale.

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Ma il Festival Kaleidos Trasimeno Music sarà anche l’occasione per poter ammirare da vicino le opere scultoree di un artista di San Feliciano, Alessandro Angeli, in arte Docchia.

Fra i graffiti di Docchia, in compagnia delle sue splendide sculture

L’arte sincera e vera che sfida il tempo, di Alessandro Angeli

Al cospetto dei quadri di Alessandro Angeli, in arte Docchia, ci si sente osservati, ci si ritrova all’improvviso immersi in un mondo fantastico, fuori dallo spazio e dal tempo, dove tracce di vita, segni minimali, immagini essenziali e sintetiche, direttamente catapultate dai meandri della mente del suo creatore, ammiccano e fanno bella mostra di sé su una superficie media e piana.
Ecco allora che Docchia lo si potrebbe anche definire un ricercatore di attimi indelebili, e dunque capace come pochi di saper cogliere e riportare nell’attualità del gesto e del momento, quegli elementi essenziali che riescono a fermare nella loro staticità e unidimensionalità un equilibrio e un movimento perpetuo.
Non a caso in ogni suo dipinto si legge, tra linee e macchie di colore, una trama comune, sintesi perfetta dell’eterna sfida fra l’alternarsi di luce e ombre.

Le opere di Docchia sono per questo dei capolavori esemplari, grazie proprio a questa sua abilità di riportarci alla unicità e alla sacralità di quel “prodotto” umano che per “esistere” ha bisogno di interfacciarsi con il suo interlocutore, senza per questo dover far ricorso alla tridimensionalità dello spazio e all’unicità del tempo, corruttibili e mutanti proprio perché appartenenti al modello di percezione cartesiana del mondo, nella quale si riteneva a torto che le immagini debbano essere necessariamente una riproduzione fedele della realtà.
Con Docchia si ritorna in un lampo ai primordi, a quell’arte rupestre del Paleolitico dove la genialità umana è storicizzata in quanto si anima, si modifica e muta in funzione di chi la guarda, facendo leva sulla capacità creativa dell’osservatore, che diventa così coprotagonista, capace di costruire insieme all’artista modelli mentali innovativi e stupefacenti.

Le opere di Docchia ci inducono a ricordare che ciò che percepiamo è frutto di una interattività biunivoca tra “Noumeno e Fenomeno”, come intuì Kant, riferendosi al fatto che il cervello, diversamente da un sistema fotografico, elabora cognitivamente la rappresentazione del mondo che introietta come proiezione significativa e soggettiva della realtà esterna.

Docchia ci rammenta che ciò che conta è l’essenza, è l’anima delle cose, e non altro.

Una “scuola”, un modo di rappresentare la vita, che annovera fra i suoi allievi gente come Wassily Kandinsky, Paul Klee, Paul Gauguin, Paul Cézanne, Pablo Picasso; primi della classe a manifestare l’esigenza di esprimere l’energia emotiva superando definitivamente la dimensione prospettica in una modalità espressionista della pittura.
I graffiti di Docchia, molto semplici ad una prima occhiata, sono caratterizzati da uno stile immediato, ispirato dal disegno istintivo, incontaminato e atavico.

Le sue figure sintetiche e dinamiche sono definite da una linea di contorno, riempite di colori puri e saturi, stesi in modo piatto e accompagnate da brevi segni più forti e scuri che suggeriscono l’idea del movimento o dell’emissione del suono; tutte tese a dare contemporanea evidenza alla evocazione della forza espressiva di una realtà interiorizzata, la quale attiva direttamente energia emotiva.

Al di là della prospettiva che coglie un solo punto di vista come una foto ritrae solo un momento quale immagine del fotogramma, l’espressionismo di Docchia, così come il cubismo pittorico, propone al suo osservatore attento di esprimere artisticamente sensazioni percepite da più punti di vista.

E tutto questo diventa una sana provocazione, soprattutto in un mondo globale di percezioni virtuali, prodotte nei media dalla combinazione di onde di energia che tendono a modificare il senso del reale, illudendoci di poter interagire senza muoversi pur attivando per via telematica il movimento meccanico a distanza con un semplice click, generando un universo parallelo a quello reale, considerato tale in quanto tradizionalmente oggettivo, facente cioè riferimento consolidato alla materia anziché alla energia ed alla informazione da noi percepita ed elaborata cerebralmente.
Da qui la necessità di esprimere l’energia esprimibile da sensazioni artistiche più profonde e dinamiche.
Tale necessità interiore conduce Docchia ad esprimersi in uno stile intuitivo di una rinnovata composizione pittorica basata su proprietà non più rappresentative delle percezione visiva di tipo prospettico, ma anche a dare forma vera, tridimensionale, alle sue creature fantastiche.
Con questo spirito nascono le sue splendide sculture.
“Figure” e “presenze” reali, che possono essere toccate, accarezzate, che sembrano a tal punto “vive” che con la loro presenza al fianco non ti senti mai solo.

Francesco Castellini