Home Politica Regione, approvata la manovra fiscale tra proteste e scontri

Regione, approvata la manovra fiscale tra proteste e scontri

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Irpef più alta per i redditi sopra i 28mila euro. Proteste in piazza, scontro in aula. La Regione cerca 184 milioni per salvare la sanità (e non solo)

Dopo una giornata tesissima tra proteste fuori dal palazzo e bagarre dentro l’aula, il Consiglio regionale ha approvato la nuova manovra fiscale: 13 voti favorevoli dalla maggioranza di centrosinistra, 8 contrari dal centrodestra. Dieci ore di discussione, tra interruzioni, accuse reciproche e tentativi (falliti) dell’opposizione di sospendere i lavori o modificare l’impianto del provvedimento. Ma alla fine il dado è tratto: l’Irpef regionale aumenterà dal 2025 per i redditi superiori ai 28mila euro, e dal 2026 salirà anche l’Irap per le imprese.

La misura, ribattezzata manovra bis, punta a recuperare 184 milioni di euro in tre anni per tamponare il disavanzo della sanità umbra, ma finanzierà anche altri ambiti strategici come trasporto pubblico, diritto allo studio, politiche sociali e ambientali.

Addizionale Irpef: chi paga e chi no

Il cuore della manovra è l’aumento dell’addizionale Irpef. Ma non sarà uguale per tutti. I redditi fino a 28mila euro resteranno fuori dalla stretta fiscale. Anzi, per la fascia tra 15mila e 28mila euro è prevista persino una riduzione rispetto all’aliquota attuale.

Sopra quella soglia, invece, si comincia a pagare: per i redditi tra 28mila e 50mila euro l’aliquota salirà dell’1,89%, con uno sgravio di 150 euro pensato per alleggerire l’impatto. Chi guadagna oltre 50mila euro vedrà invece una maggiorazione del 2,1%. Per quanto riguarda le imprese, dal 2026 l’Irap crescerà dello 0,40% sull’aliquota ordinaria.

Sanità al centro, ma non solo

A giustificare la manovra è un mix di emergenze finanziarie e ambizioni politiche. Secondo la relazione che accompagna il testo approvato, l’Umbria deve fare i conti con un calo nei trasferimenti statali di circa 40 milioni di euro, a cui si sommano oltre 34 milioni di disavanzo strutturale nel settore sanitario e altri 38 milioni da trovare per rifinanziare il fondo di dotazione delle aziende sanitarie.

Ma i soldi in arrivo con la manovra non andranno solo alla sanità. La giunta regionale ha confermato che parte del gettito sarà usato per garantire anche il trasporto pubblico locale, sostenere gli studenti, rafforzare i servizi sociali ed educativi, promuovere l’occupazione e cofinanziare i fondi europei.

Scontro politico e tensioni sociali

La giornata in consiglio è stata tutt’altro che serena. Fuori da Palazzo Cesaroni, in piazza Italia, si sono radunati manifestanti da entrambe le parti: sindacati da un lato, esponenti del centrodestra dall’altro. Dentro, il clima non era più disteso. Il centrodestra ha attaccato la giunta accusandola di opacità, denunciando la mancata calendarizzazione della mozione di sfiducia contro la presidente Proietti e l’indisponibilità di documenti fondamentali come la relazione tecnica di KPMG, prevista per fine aprile.

L’assessore al Bilancio Tommaso Bori ha tenuto il punto, difendendo il maxi-emendamento che ha modificato la versione originale della manovra (da 323 a 184 milioni) e ribadendo la necessità dell’intervento fiscale per evitare il collasso dei servizi pubblici essenziali.

Conclusione: più tasse per evitare il peggio

In sintesi, la Regione Umbria ha scelto di alzare le tasse per garantire continuità ai servizi. Una decisione che non piace all’opposizione – che parla di “manovra lacrime e sangue” – ma che, secondo la maggioranza, era ormai inevitabile. La scommessa, adesso, è che i cittadini possano vedere presto gli effetti positivi di questo sacrificio. In caso contrario, il conto politico potrebbe arrivare ben prima di quello fiscale.